Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
Illustrazione tratta da GFF
//

Germania: analisi forense dei telefoni cellulari contro richiedenti asilo giudicata illegale

di Matthias Monroy

Il tracciamento della provenienza dei richiedenti asilo attraverso il controllo dei telefoni cellulari è una pratica comune dell’Ufficio federale per l’immigrazione e i rifugiati (Bundesamt für Migration und Flüchtlinge, BAMF). Tra il 2018 e il 2021 sono stati controllati più di 47.000 dispositivi appartenenti a richiedenti asilo. Ora, questa prassi è messa in discussione da una sentenza del Tribunale amministrativo federale. «È chiaramente illegale per il BAMF valutare in anticipo i dati dei telefoni cellulari. Questa pratica deve cessare ora», afferma Lea Beckmann, avvocata di GFF, Società per i Diritti Civili (Gesellschaft für Freiheitsrechte). Ne parla Matthias Monroy in questo articolo.


16 febbraio 2023 – Il Tribunale amministrativo federale ha rigettato l’appello dell’Ufficio per la migrazione e i rifugiati. Invece di richiedere la consegna dei telefoni cellulari e dei dati di accesso, le autorità competenti in materia di asilo dovranno scegliere dei mezzi più moderati.

Il Tribunale amministrativo federale di Lipsia ha stabilito che il controllo di massa dei telefoni cellulari da parte dell’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (BAMF) non è contemplato dalla legge. I giudici hanno sostenuto che l’analisi di supporti di dati digitali condotta con regolarità in assenza di passaporto o di documenti sostitutivi di esso è stata effettuata senza un’adeguata considerazione delle altre risorse e documenti esistenti. L’ordine ricevuto dalla querelante di fornire i dati di accesso del suo telefono cellulare è quindi illegale.

La corte ha infatti accolto la denuncia di una donna di 44 anni proveniente dall’Afghanistan che, insieme all’Associazione per il diritto alla libertà (GFF), due anni fa si era rivolta al Tribunale amministrativo di Berlino contro l’analisi del suo telefono cellulare. Il tribunale di Berlino aveva già ritenuto la misura illegittima. Poiché questa prassi colpisce i diritti fondamentali di migliaia di rifugiati anche in altri Stati federali e che quindi questo caso risulta di fondamentale importanza, il tribunale amministrativo, con il consenso della GFF, ha concesso un ricorso direttamente alla corte suprema. Questo ricorso del BAFM è stato ora respinto dal Tribunale amministrativo federale.

Nello scansionare i telefoni cellulari dei richiedenti asilo, le autorità fanno una copia del contenuto presente e lo analizzano. La misura ha lo scopo di permettere di stabilire l’identità e la nazionalità nel caso in cui i richiedenti non possano fornire un passaporto valido o un documento sostitutivo. Anche le autorità straniere hanno il permesso di ispezionare i supporti di dati delle persone senza documenti per decidere il paese di destinazione di una deportazione.

Le autorità controllano se ci siano prefissi di paesi che emergono di frequente nella rubrica o nelle chiamate e nei messaggi e che corrispondono al paese menzionato nell’udienza. Anche tra le pagine web visitate si cercano legami con tale paese. Dalle foto e dalle app installate sul telefono, il BAMF estrae i geodati in cui vengono archiviate le posizioni precedenti. Inoltre, vengono elencati i nomi di accesso di varie app.

Al fine di evitare “l’abuso di asilo” e di essere in grado di far rispettare l’obbligo di lasciare il paese, il Bundestag ha rafforzato la legge sull’asilo nel 2017 e ha creato la base giuridica per la lettura forense dei telefoni cellulari. Stando a questa legge, i richiedenti senza passaporto o un documento sostitutivo del passaporto devono consegnare i telefoni cellulari in possesso. Se l’obbligo di cooperazione richiesto dalla legge non viene rispettato, i supporti possono essere ridotti o una domanda di asilo può anche essere considerata ritirata.

Fino ad agosto 2022, secondo il Ministero federale degli Interni, il 30,6 per cento dei richiedenti asilo aveva dichiarato di avere un “dispositivo di supporto di dati” al momento di presentare la richiesta d’asilo, come riportato nelle risposte di un’interrogazione parlamentare condotta da Clara Bünger, un membro del Partito della Sinistra. Tuttavia, “finora nessuna misura coercitiva è stata minacciata o attuata”.

Secondo il ministero, l’80 per cento di tutti i dispositivi ottenuti potevano essere “tecnicamente letti”. In una risposta all’interrogazione parlamentare si legge che i problemi tecnici “si sono verificati principalmente nel connettere i supporti di dati mobili più vecchi”, per esempio quando mancavano connessioni USB sui dispositivi.

Se i richiedenti non rispettano la richiesta di consegnare la password, ai sensi del paragrafo 15a della legge sul diritto d’asilo modificata in congiunzione con la legge sulla residenza, le compagnie telefoniche o di internet responsabili possono essere invitate a fornire i dati di accesso. Il BAMF ha anche il permesso di fare questo con i dispositivi dei bambini.

In realtà, il BAMF è autorizzato solo a utilizzare l’analisi del telefono cellulare come ultima risorsa. Prima gli esaminatori dovrebbero eliminare i dubbi sull’identità facendo domande specifiche sul paese e sul luogo di origine durante l’udienza per l’asilo. Ciò è stato ora confermato dal tribunale di Lipsia.

La misura intrusiva non è comunque particolarmente efficace. L’anno scorso ad agosto, il BAMF aveva già letto più di 16.000 dispositivi, principalmente di persone provenienti da Afghanistan, Siria e Iraq. Per solo circa il 4 per cento degli interessati l’identità sarebbe stata confutata.

La sentenza è un grande successo per la protezione dei dati dei rifugiati”, ha commentato Lea Beckmann, avvocato e querelante davanti al Tribunale amministrativo federale. “È chiaramente illegale che il BAMF analizzi i dati trattenuti dal telefono cellulare. Questo deve finire ora“.