Per la prima volta un’imbarcazione di scienziati sociali ha percorso le rotte migratorie del Mediterraneo centrale, facendo tappa nei principali snodi del controllo confinario europeo: Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Malta. Un inedito diario di bordo che ci offre uno sguardo radicalmente nuovo sulla violenza necropolitica dei confini e sull’irriducibile spinta alla mobilità.
Gommoni, sbarchi, motovedette, ONG, scafisti… la spettacolarizzazione dei confini che da anni viviamo nel nostro quotidiano racconta solo una parte della storia. Le prevalenti narrazioni politico-mediatiche rappresentano il Mediterraneo come una barriera «naturale» che divide aree geograficamente e socialmente distanti.
Al contrario, il Mediterraneo è – storicamente – uno spazio di incontro e contaminazione, come testimonia questo lavoro «sul campo» condotto a bordo della Tanimar da un gruppo di scienziati sociali 1 che ha dato voce e legittimità a tutti coloro che lo attraversano: migranti, pescatori, marinai, guardacoste, isolani, funzionari delle agenzie europee. Una ricerca che applicando i criteri di una sociologia intesa come pratica pubblica propone di ripensare la «frontiera d’acqua» del Mediterraneo. Affinché non sia più un confine arbitrariamente tracciato sulla mappa, ma torni a essere uno spazio comune abitato da una pluralità di attori sociali che non solo lo rimettono costantemente in discussione, ma già oggi vanno prefigurando futuri post-nazionali in grado di oltrepassare il controllo statale della mobilità.
Saggi di Guglielmo Agolino, Jacopo Anderlini, Davide Cangelosi, Arianna Colombo, Luca Daminelli, Emanuela Fracassi, Enrico Fravega, Luca Giliberti, Francesca Goletti, Daniela Leonardi, Antonino Milotta, Luca Queirolo Palmas, Vincenza Pellegrino, Filippo Torre, Veronica Valenti.
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- Il diario di campo pubblicato durante la ricerca su Melting Pot
- Intervista ai curatori su Zazà radio 3 (ascolta)
I curatori del volume
Jacopo Anderlini (PhD) è assegnista di ricerca in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università di Parma. Da anni studia le trasformazioni del regime confinario europeo nel Mediterraneo e alle frontiere interne. In particolare si occupa di border studies, refugee studies e teoria critica sulle tecnologie. È co-curatore di «Borderland Italia. Regime di frontiera e autonomia delle migrazioni» (DeriveApprodi, 2022).
Enrico Fravega (PhD) è assegnista di ricerca e docente a contratto di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università di Genova. Nel suo lavoro di ricerca ha esplorato i nessi tra migrazioni, condizioni abitative e temporalità. Di recente ha pubblicato «L’abitare migrante. Racconti di vita e percorsi abitativi di migranti in Italia» (Meltemi, 2022).