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La CGUE valuterà la legittimità del reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare

L'avv. Francesca Cancellaro, legale di Iuventa crew, ha ripresentato l'istanza su di un caso di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare

General view of the buildings of the Court of Justice of the European Communities

La Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) è chiamata a stabilire la compatibilità del Facilitators’ Package e dell’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione rispetto alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. L’istanza di rinvio pregiudiziale avanzata dall’avvocata Francesca Cancellaro, che sostiene l’illegittimità della disciplina europea e nazionale in quanto privilegiano la difesa dei confini nazionali rispetto ai diritti fondamentali degli individui, è stata finalmente rinviata alla Corte di Giustizia. Lo rende noto Iuventa crew, attualmente a processo a Trapani con accuse molto pesanti.

L’istanza, che era stata respinta dal giudice dell’udienza preliminare “Iuventa” a Trapani il 13 giugno scorso, è stata nuovamente presentata dall’avvocata Francesca Cancellaro in un caso di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare a Bologna. In quella sede, il giudice ha accettato di rinviare la richiesta alla Corte di Giustizia, includendo tutti i punti sollevati dalla legale. Se la CGUE accoglierà la richiesta di procedura accelerata, il relativo procedimento potrebbe essere definito già nei prossimi 6 mesi.

«La nostra obiezione è che la disciplina europea, così il suo recepimento nell’ordinamento italiano, non prevede lo scopo di lucro come elemento costitutivo del reato e, allo stesso tempo, non obbliga gli Stati membri a escludere la responsabilità di coloro che agiscono per motivi altruistici e umanitari», spiega Francesca Cancellaro.

Nel processo citato, una donna di origine congolese è accusata di favoreggiamento dell’ingresso non autorizzato in Italia ai sensi dell’articolo 12 TUI dopo che lei, sua figlia e sua nipote sono entrate in Italia per via aerea con documenti falsi. La Corte Costituzionale italiana aveva già ritenuto sproporzionali alcune disposizioni dell’articolo 12 (sent. 63/2022), cancellando le circostanze aggravanti dell’utilizzo di servizi di trasporto internazionali e di documenti falsi.

Kathrin Schmidt, imputata di Iuventa, ha commentato così la notizia: «È tempo di spostare l’attenzione sui diritti di coloro che vengono arrestati come sospetti “trafficanti e/o scafisti” e che di solito vengono condannati a lunghe pene detentive senza che siano state considerate altre circostanze di fatto. Il quadro giuridico dell’UE conferisce agli Stati membri un’apparente legittimazione e l’opportunità giuridica di abusare del diritto penale contro le persone in movimento e quelle in solidarietà. I tribunali europei in questa fase stanno ancora contribuendo al crescente numero di morti nel Mediterraneo. L’attuazione razzista e violenta di interessi neocoloniali deve cessare una volta per tutte».

È la prima volta che la Corte Europea è chiamata a valutare in questi termini la validità delle leggi UE sul favoreggiamento dell’immigrazione. In caso di esito positivo, gli effetti della decisione si ripercuoterebbero su casi analoghi passati e futuri in Europa. Ricercatori, accademici, esperti legali e attivisti hanno ampiamente documentato negli ultimi anni come la normativa nazionale, in particolare il famigerato articolo 12 della legge italiana sull’immigrazione, non rispetti il diritto alla vita e all’integrità fisica dei migranti e l’accesso alle procedure di asilo. L’urgente necessità di valutare queste leggi a livello europeo è stata sottolineata da molti attivisti e organizzazioni per i diritti umani, come sostenuto nei recenti report di borderline-europe sulla criminalizzazione in Grecia o in quello “Dal mare al carcere” sulla situazione in Italia.