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Dentro lo sfruttamento: un’indagine sui figli dei braccianti a Latina e Ragusa

Il 13° rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” di Save the Children

Ph: Save the Children

La XIII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” mette in luce e denuncia le condizioni dei minori, vittime o a rischio di tratta e sfruttamento nel nostro Paese.

Il focus del rapporto di quest’anno, è dedicato a quei bambini, bambine e adolescenti che crescono in aree dove la condizione di sfruttamento dei genitori li rende vittime, sin dalla nascita, della violazione dei loro diritti basilari in maniera sistematica e “normalizzata”, esponendoli anche al rischio di divenire loro stessi vittime dello sfruttamento ed esposti ad abusi. Nello specifico, la ricerca è stata condotta in due tra le aree a maggior rischio, la provincia di Latina, nel Lazio, e la Fascia Trasformata di Ragusa in Sicilia.

Il rapporto raccoglie testimonianze dirette di chi ha subito o subisce lo sfruttamento, insieme a quelle di rappresentanti delle istituzioni e delle realtà della società civile, dei sindacati, dei pediatri, dei medici di base e degli insegnanti, impegnati in prima linea, restituendo un quadro di diffusa privazione dei diritti di base che compromette il presente e il futuro dei bambini e delle bambine che nascono e crescono in queste condizioni.

La sintesi del rapporto

Dentro lo sfruttamento: il caso di Latina

Nel viaggio in questa provincia, l’osservazione condotta sul campo si è concentrata tra Latina, Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgno Montenero. Nella provincia di Latina ci sono circa 20.000 operai agricoli censiti/regolari, di cui 13.000 di origine straniera e i restanti 7.000 circa di origine italiana. A livello regionale i braccianti di origine indiana rappresentano la maggioranza degli stranieri (9.500 circa), seguiti da quelli provenienti dalla Romania (5.422) e dal Bangladesh (1.040). Poi ci sono i braccianti irregolari, un fenomeno presente e diffuso ma molto difficile da stimare in termini numerici.

Non si può non partire da questi dati, perché per raccontare la vita dei figli è necessario conoscere i genitori. Dopo aver constatato che la maggioranza della popolazione agricola delle zone visitate è di origine indiana, precisamente del Punjab, abbiamo stretto il cerchio dell’osservazione su questa comunità, giunta ormai alla terza generazione.

I minori incontrati, a 9/10 anni sono spesso già adulti; al di fuori dell’orario scolastico trascorrono molte ore da soli. Crescono fratelli e sorelle più piccoli. Il livello di scolarizzazione è diffuso, almeno fino ai 16 anni. Molti di loro non fanno sport, né altre attività ricreative. Ci sono stati segnalati anche alcuni casi limite: bambini di 6/7 anni con depressione diagnosticata dal pediatra o con difficoltà a gestire la rabbia, a causa della situazione familiare disagiata.

Dentro lo sfruttamento: il caso di Ragusa

La fascia trasformata, nella provincia di Ragusa, si estende per 80 km di costa dove si trovano 5.200 aziende agricole, 28.274 lavoratori e lavoratrici di cui poco più di 15.000 italiani/e e 12.653 stranieri/e. Poi ci sono gli irregolari, ma nessuno sa precisamente quanti siano. Anche gli irregolari sbarcano il lunario lavorando in campagna, più sfruttati degli sfruttati perché senza permesso di soggiorno.

Come per la provincia di Latina, lo sfruttamento lavorativo che schiaccia i genitori ha conseguenze devastanti anche sui loro figli. C’è un dato anche peggiore qui rispetto a Latina, le evidenze di lavoro minorile sono maggiori, e a raccontarlo sono stati gli stessi minori. Si tratta di un dato allarmante, che non arriva alle istituzioni competenti. I pochi casi che emergono fanno seguito a attività ispettive, portate avanti dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri, perché di ispettori civili ce n’è uno solo per tutto il ragusano.

Lo sfruttamento è andato via via a fare leva sui bisogni immediati e sul disagio delle fasce più vulnerabili del territorio: la comunità nordafricana, poi gli europei dell’est, infine i migranti centrafricani, in una spirale di progressivo impoverimento delle condizioni lavorative e violazione dei diritti.

A parte la presenza straniera, il territorio fra Marina di Acate e Scoglitti è un luogo sostanzialmente disabitato. Solo a luglio e agosto viene usato come meta di villeggiatura dalle popolazioni locali che si spostano dai Comuni più interni e hanno qui le seconde case. Ecco perché non ci sono chiese, né presidi sanitari (tranne che nella stagione turistica), né scuole.

Tutti i minori che vivono in questo territorio soffrono di povertà educativa, anche a causa della mancanza di servizi come una piazza, un’area verde, un centro sportivo. Vivono completamente isolati dai contesti urbani e gli uni con gli altri, tranne rari casi di abitazioni vicine fra loro.

Negli anni si sono attivati presso il Presidio Caritas alcuni laboratori per favorire la socializzazione tra ragazzi: il laboratorio teatrale, il supporto scolastico, il raccordo con le scuole e altri progetti che oggi Caritas porta avanti con Save the Children e l’associazione I Tetti Colorati, attraverso l’intervento Liberi dall’Invisibilità.

Di fatto, però, la fascia trasformata resta un pezzo di terra isolata, dove la violazione dei diritti dell’infanzia è sistematica e normalizzata. La fascia più penalizzata è quella 0-6 anni, perché non ci sono nidi o scuole materne, né mezzi per raggiungere quella del paese vicino. Le mamme che non lavorano tengono i bambini, quando invece lavorano entrambi i genitori tocca ai fratelli più grandi badare ai più piccoli e questo significa automaticamente l’abbandono scolastico a partire dai 12/13 anni in su.

Durante il Covid la scuola è stata completamente sostituita dal lavoro, ora bambini e adolescenti la mattina sono tornati in classe, ma il pomeriggio continuano ad aiutare nelle serre. È difficile quantificare le ore di lavoro che fanno ma di certo non fanno i compiti e il loro rendimento scolastico ne risente. È elevata la percentuale di coloro che vengono bocciati già alle medie e che arrivano a iscriversi alle superiori quando già hanno 16/17 anni.

Gli psicologi, gli assistenti sociali e i mediatori culturali che abbiamo intervistato hanno posto da subito l’accento sui disagi fisici e psichici che riscontrano nei minori che vivono in fascia trasformata.

La dipendenza da cellulare raggiunge livelli allarmanti e preoccupanti. Questo può causare loro disturbi del sonno, attacchi di panico, episodi di cambio d’umore repentini, incapacità di considerarsi a livello degli altri a causa della condizione svantaggiata di partenza, stupore/destabilizzazione quando qualcuno si prende cura di loro, aggressività soprattutto dei maschi nei confronti delle ragazze, con o senza l’uso di violenza. Le giovani donne, sin da tenera età, rischiano di subire diverse forme di violenza: verbale, economica, psicologica, talvolta fisica.

È la fotografia di un’infanzia violata, in cui le bambine e le ragazze vivono in situazioni molto più svantaggiate rispetto ai maschi.

L’accesso ai servizi essenziali e il caporalato dei servizi

Quello della burocrazia, ancora più complicata per chi parla poco e male la lingua, è diventato un vero e proprio business per faccendieri che lucrano sui bisogni di queste famiglie. Si tratta di documenti gratuiti, che non necessita di alcun pagamento per essere rilasciati, purché però si conosca la lingua e il nucleo familiare sia in grado di districarsi tra le complesse procedure che mettono a dura prova tutti, italiani per primi.

Nella provincia di Latina i pediatri intervistati hanno confermato il forte miglioramento delle condizioni di vita e di salute della popolazione indiana rispetto a quando il flusso è iniziato, e questa è una notizia positiva e incoraggiante. Sono emersi però in alcuni studi pediatrici casi di bambini senza iscrizione all’assistenza sanitaria, nemmeno temporanea, che comunque bussano alla porta dei dottori e chiedono di curare lo stesso i figli.

Pediatri, medici di base e infermieri intervistati lamentano anche la difficoltà linguistica di interagire con le famiglie, tanto che molto spesso si interfacciano direttamente con i piccoli e spiegano loro le cure da seguire, come intervenire, oppure usano fratelli e sorelle maggiori per la gestione delle patologie dei più piccoli. Chiaramente un sovraccarico di responsabilità in età delicate in cui andrebbero tenuti a riparo.

Nella fascia trasformata della provincia di Ragusa, invece, il caporalato dei servizi esiste non perché la popolazione migrante non conosce l’italiano, ma perché il mondo è almeno a 12 km da dove vivano e lavorano. I passaggi costano 20-30 euro a tratta per una decina di km e chi non ha soldi rinuncia a farsi visitare o ad andare in farmacia anche se non sta bene.

Anche chi è in regola, ha un contratto d’affitto conforme e tutti i cedolini dei pagamenti mensili, si scontra comunque con il caporalato dei servizi.  Sindacati e cooperative sono oberati da richieste simili. Così un servizio che dovrebbe essere svolto in autonomia diventa fonte di attrazione per il mercato nero. E questo si verifica anche con l’iscrizione scolastica.

Conclusioni e Raccomandazioni

Alla luce dei dati raccolti e dalle evidenze emerse nel Rapporto, Save the Children chiede con urgenza:

  • Al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-22 con un programma specifico per la presa in carico di minori a rischio sfruttamento e minori figli di vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura, da definire in collaborazione con le parti sociali e gli Enti del Terzo Settore.
  • Ai Comuni di riconoscere il diritto soggettivo alla residenza anagrafica dei componenti dei nuclei in condizioni o a rischio sfruttamento, assicurando l’iscrizione anagrafica e istituendo, ove necessario, la residenza fittizia per i minori e le loro famiglie, presso il Comune o altro ente/associazione presente sul territorio in cui effettivamente vivono, assicurando in tal modo ai bambini e alle bambine l’accesso pieno ai diritti fondamentali alla protezione sociale, all’assistenza sanitaria, all’istruzione.
  • Al Dipartimento per le Pari Opportunità e agli enti regionali di garantire in tutto il territorio nazionale una presa in carico per i minori vittime di tratta e/o grave sfruttamento, che hanno bisogno di protezione immediata, assicurando l’accoglienza presso strutture protette specializzate in tratta e sfruttamento e a indirizzo segreto, con équipe multidisciplinari e multiculturali, specificatamente formate per l’accompagnamento e la cura di minori.

Si raccomanda inoltre:

Al Parlamento italiano:

  • di prevedere e coordinare un’indagine parlamentare nazionale, sistematica e periodica, quantitativa e qualitativa, con dati disaggregati, che metta in evidenza le reali dimensioni, anche sommerse, della tratta e di tutte le forme di sfruttamento dei minorenni, tra cui quello lavorativo.

Al Governo italiano e al Parlamento italiano:

  • di reintrodurre il permesso di soggiorno per protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero e consentire la conversione della protezione speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Al Dipartimento delle Pari Opportunità

  • Di garantire l’immediata attuazione delle misure previste dal Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani 2022-2025, con particolare attenzione a quelle dedicate alle vittime minorenni e ai figli/e di donne sfruttate e vittime di tratta, in coordinamento con il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-22 e il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso 2022-2025.
  • di rafforzare la capacità degli Enti Locali, fornendo servizi di supporto e accompagnamento e adeguate risorse, per realizzare Piani operativi di prevenzione e contrasto della tratta e dello sfruttamento, con misure specifiche per minori vittime o figli di vittime o ex vittime di tratta e/o sfruttamento, per l’attuazione a livello territoriale del Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani 2022-2025.
  • di avviare azioni di capacity building e formazioni specifiche agli enti a contatto con vittime ed ex vittime di tratta e/o sfruttamento, e i loro figli, tra cui gli operatori socio-sanitari, funzionari pubblici, le Forze di polizia, operatori di enti di avviamento al lavoro e gli insegnanti, per una più efficace emersione del fenomeno, riconoscimento di particolari vulnerabilità, e una migliore gestione delle relazioni e inclusione dei minori in accoglienza e dei nuclei mamma-bambino.

Al Ministero dell’Interno

  • per i minori e donne con bambini che giungono in Italia di garantire informative sui rischi di tratta e sfruttamento e la pre-identificazione precoce nei luoghi di primo arrivo e transito alle frontiere.
  • per i minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia, di prevedere l’attivazione di un centro governativo di prima accoglienza in ogni Regione con la copertura di almeno 2mila posti e riavviare urgentemente il Tavolo tecnico sulla accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
  • di prevedere, anche attraverso un maggior utilizzo dei fondi europei, un incremento dei servizi di mediazione culturale all’interno delle Procure, Servizi Sociali, scuole e altri uffici pubblici, in forma gratuita per i beneficiari.

Al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

  • di realizzare nei tempi previsti e monitorare i Piani Urbani Integrati previsti dal PNRR (M5C2 Investimento 2.2), dando priorità ai nuclei familiari con minori nell’assegnazione di abitazioni, al fine di garantire adeguati alloggi e condizioni abitative dignitose per i lavoratori e le lavoratrici del settore agricolo con figli minori, presenti nelle aree a rischio di sfruttamento, per contrastare la deprivazione abitativa e la segregazione residenziale che condizionano benessere e salute delle famiglie e dei minori.
  • attraverso il Tavolo Caporalato, di adottare nei tempi previsti le linee guida nazionali sulle soluzioni alloggiative dignitose a favore dei lavoratori occupati in agricoltura, obiettivo della linea prioritaria 5 del Piano di contrasto al caporalato.
  • di rafforzare azioni di sensibilizzazione e informazione sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, orientamento ai servizi, all’assistenza amministrativa e legale, anche per pratiche inerenti i permessi di soggiorno, a favore di adulti e minori a rischio o in condizioni di sfruttamento, con il supporto degli enti pubblici e privati in loco, le parti sociali e mediatori.
  • di attivare presso le Prefetture delle Province a più alto tasso di presenza di lavoro agricolo e a rischio sfruttamento dei Tavoli di coordinamento tra servizi ispettivi, servizi sociali e sanitari dei Comuni, Direzioni scolastiche provinciali, in collaborazione con il Terzo Settore, per rintracciare i minori a rischio sfruttamento e minori figli di vittime di sfruttamento presenti sul territorio; provvedere alla loro iscrizione sanitaria e scolastica; definire e attivare una presa in carico multidisciplinare e culture sensitive.

Al Ministero dell’Istruzione

  • di rafforzare nelle scuole i servizi di mediazione culturale e attività di accompagnamento allo studio, garantire la mensa, assicurare il tempo pieno, offrendo attività pomeridiane gratuite

Alle Regioni

  • di recepire quanto stabilito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”, art. 63, riconoscendo l’iscrizione al SSN italiano a tutti i minori stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, assicurando in tal modo il diritto alle cure, al pediatra di libera scelta o al medico di medicina generale. Per rendere effettivo il diritto alla salute, garantire la presenza capillare nelle aree deprivate a rischio tratta e/o sfruttamento dei servizi sociosanitari, tra cui servizi di pediatria e medicina generale e preventiva (vaccinazioni, medico di base), consulenze e supporto psicosociale.

Ai Comuni

  • di garantire ai minori figli di vittime o ex vittime di tratta e/o sfruttamento sprovviste di residenza, l’inserimento in asili nido e scuole dell’infanzia, rese accessibili sul territorio tramite servizi di trasporto pubblico gratuiti, in modo che la residenza anagrafica e la segregazione abitativa non rappresentino barriere per l’inclusione sociale e la crescita.
  • di rafforzare la rete dei servizi di trasporto pubblico e trasporto scolastico, in forma gratuita per studenti e studentesse più vulnerabili, assicurandone continuità e copertura nelle aree più deprivate, e curando le infrastrutture stradali anche delle zone rurali, per contrastare il rischio di povertà educativa, dispersione scolastica, isolamento abitativo, mercificazione del trasporto, incidenti.
  • di introdurre piani di sostegno individuale che prevedano supporti materiali ed educativi per i minori e di conciliazione/autonomia per i genitori, ovvero le doti di cura quali nido e/o scuola dell’infanzia (ove non sia possibile l’accesso al servizio pubblico), materiali per la nascita e beni educativi per la prima infanzia, e le doti educative per una presa in carico personalizzata dei minori in stato di grave povertà, vittime o figli di vittime di sfruttamento o tratta, volte a garantire la frequenza scolastica e il supporto educativo, prevenendo la dispersione scolastica e l’inserimento nel mercato del lavoro prima dell’età legale consentita.