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CAS Hotel Papillon. Foto scattata da OMV - 11.10.2023
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La denuncia dell’Osservatorio Migranti Verona: «Commissariate e chiudete quei CAS»

Le tre strutture sono gestite dalla cooperativa San Francesco: «Servizi assenti e inadatte ad ospitare anche un solo richiedente»

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Topi, sporcizia, sovraffollamento di persone vulnerabili, assenza di acqua calda, bagni insufficienti, discariche di rifiuti a cielo aperto. E ancora, assenza totale di figure sanitarie, sociali ed educative che assistono donne incinte e minori, nessun operatore legale, nemmeno l’avvio dei corsi di italiano o l’erogazione del pocket money nonostante siano servizi previsti dal capitolato. Presenza di minori soli ben prima dell’entrata in vigore del decreto-legge 133 del 5 ottobre 2023 che ne permette l’accoglienza in CAS per adulti per un massimo di 90 giorni. Edifici allo stato attuale non idonei ad accogliere persone e non in regola con i parametri richiesti dai bandi prefettizi.

E’ questa la drammatica situazione in cui versano tre Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) – Hotel Papillon di Nogara, Hotel Mileto di Spiazzi a Caprino veronese e Hotel Valpantena di Poiano di Verona – gestiti dalla cooperativa San Francesco onlus. A denunciarlo con un corposo dossier di 15 pagine è l’Osservatorio Migranti Verona che ha deciso di inviarlo al Prefetto Martino e per conoscenza a diversi organi istituzionali nazionali e regionali, tra cui il Commissario Straordinario Valenti, l’Autorità Anticorruzione (ANAC), il Garante dei minori e UNHCR.
Con due richieste precise avanzate dal coordinatore Daniele Todesco alla Prefettura scaligera: commissariare l’ente gestore, come previsto dall’art. 6 c. 1 del Decreto-legge 20/2023 convertito in legge 50/2023, e chiudere immediatamente i CAS menzionati, trasferendo le persone accolte in strutture adeguate.

La cooperativa San Francesco non è un ente gestore novizio del sistema: ha iniziato la propria attività di accoglienza nel 2015 con 2 piccoli CAS e 16 persone accolte e oggi è arrivata a gestire diverse strutture e ospitare quasi 450 persone, in pratica oltre un quarto di tutti i richiedenti protezione internazionale accolti nella provincia di Verona.

«In particolare – spiega Todesco – denunciamo come le tre strutture gestite dalla cooperativa siano del tutto inadatte ad ospitare anche un solo richiedente e che l’intera conduzione della cooperativa sia colpevolmente deficitaria».

Non vi è un singolo aspetto che secondo l’Osservatorio Migranti possa dirsi in regola con i parametri previsti dalle normative. «Le carenze rilevate delle strutture sono gravi e in alcuni casi non sanabili se non con interventi rilevanti dal punto di vista strutturale da effettuare prima che queste possano essere adibite a CAS. Le inadempienze della gestione della Cooperativa San Francesco sono comunque inaccettabili e reiterate.

Di particolare gravità soprattutto nelle strutture che ospitano persone vulnerabili (minori e donne in primis). Mancano operatori e professionalità nei centri. Manca l’attivazione di servizi essenziali. Le violazioni a quanto stabilito nei bandi appaiono sistemiche, non episodi isolati, e appaiono finalizzate a massimizzare i profitti minimizzando i servizi e la fornitura di beni di prima necessità. Si ritiene che in alcune situazioni segnalate si sia addirittura arrivati ad un trattamento degradante e lesivo della dignità delle persone affidate».

L’Osservatorio si domanda che cosa stia pagando la Prefettura in quanto «non c’è corrispondenza alcuna tra il servizio fornito e quello poi pagato dalla Prefettura».

«Per dare un ordine di idee – sottolinea Daniele Todesco – si può stimare che l’apertura dei 3 CAS, con il relativo aggiunta fuori regola di ospiti, abbia quasi raddoppiato il già rilevante budget della cooperativa che da circa 5.000 euro al giorno passa a 10.000, da 1.800.000 annui a circa 3.800.000 euro».

«Siamo a conoscenza – prosegue – che numerosi sono anche i profili di rilevanza sindacale legati alla cattiva gestione della cooperativa. In questi ultimi due anni abbiamo potuto verificare ritardi di pagamento degli stipendi ai lavoratori, ritardo nell’invio delle buste paga, pacchiani errori di contabilità, inadeguati inquadramenti contrattuali, sovraccarico di lavoro, mansionari e profili professionali non rispettati. Contestazioni disciplinari per futili e ingiustificati motivi. Mobbing che arriva a decentrare e spostare lontano dalla propria residenza gli operatori più critici nei CAS. La cooperativa fa figurare alcuni lavoratori formalmente come personale impiegato presso i CAS ma in realtà o sono altrove o in ufficio a svolgere tutt’altri compiti».

L’Osservatorio Migranti tiene a precisare che l’esempio negativo di questo ente gestore «rappresenta fortunatamente un unicum nel sistema di accoglienza veronese, gli altri gestori, pur presentando qualche criticità, non raggiungono il livello di problematicità che oggi viene denunciato pubblicamente». Anzi, l’Osservatorio riporta anche lo sconforto di altri gestori di CAS rispetto a quella che viene considerata la “particolare” gestione della San Francesco che rischia di inficiare anche il lavoro positivo di accoglienza delle altre realtà gestrici e della stessa Prefettura.

Redazione

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