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Msna: un nuovo decreto comprime diritti e garanzie

Inascoltate le raccomandazioni delle associazioni e dell'AGIA

Photo credit: Never Alone, per un domani possibile

Da venerdì 6 ottobre è in vigore un nuovo decreto in materia di immigrazione (DL. 5 ottobre 2023, n. 133): questa volta la stretta del governo Meloni colpisce anche i minori stranieri non accompagnati (Msna).

In pochi mesi si tratta dell’ennesimo decreto legge adottato con urgenza che comprime diversi diritti e garanzie, in particolare con gli art. 5 e 6 verso i minori con più di 16 anni, ossia il 70,2% di tutti i Msna secondo i dati resi noti da Openpolis. Il nuovo provvedimento prevede, infatti, che i minori possano essere trattenuti nei centri di accoglienza per adulti e procedure sommarie e invasive nell’accertamento dell’età, di fatto un primo tentativo per smantellare la Legge n. 47 del 2017, la cosiddetta “Legge Zampa”.

Diverse associazioni impegnate nella tutela dei Msna 1 hanno sottolineato che chiunque abbia meno di 18 anni «ha diritto a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo. Senza condizioni e senza distinzioni».

Questa tutela è garantita dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che non fa alcun distinguo. «Siano italiani o stranieri, maschi o femmine, con o senza documenti, i minorenni sono tutti uguali davanti al diritto internazionale, come per la nostra Costituzione e il nostro diritto interno».

«Ogni trattamento differenziato di chi “ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni” come affermato dal Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri che il 27 settembre scorso ha approvato il Decreto-legge immigrazione e sicurezza, va incontro al fortissimo rischio di produrre discriminazioni tra minorenni italiani e stranieri e di porsi in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore».

Le associazioni hanno precisato che il testo si basa su un dibattito pubblico, in particolare legato all’accertamento dell’età, portato avanti in maniera imprecisa e sommaria che non ha tenuto conto delle procedure già previste dalla L. 47/2107 che sono «attivabili soltanto in caso di fondato dubbio delle autorità sulle dichiarazioni dell’interessato, e i principi fondamentali su cui esse si basano: la presunzione di minore età, il margine di errore e l’applicazione di metodologie multidisciplinari che possono essere applicate, con gradualità e la minore invasività possibile e sempre in seguito a una puntuale, necessariamente preventiva, autorizzazione scritta e motivata della magistratura minorile. Lo scopo è scongiurare un nefando errore che possa portare un minorenne ad essere espulso o detenuto in spregio alle norme italiane, europee e internazionali».

Il testo intacca quindi la cd. Legge Zampa, che pur con qualche imperfezione nell’attuazione, aveva migliorato il «generale approccio di tutela verso i piccoli e più giovani migranti, testimoniato ogni giorno da migliaia di tutori e tutrici volontarie, da famiglie affidatarie, attivisti, associazioni e da altre piccole e grandi comunità che più volte si sono strette a incoraggiare, supportare e proteggere i minori non accompagnati nei momenti più difficili».

A nulla per il momento sono valse le critiche delle associazioni e le raccomandazioni contenute nell’ultimo rapporto dell’Agia, l’Autorità garante per l’infanzia, pubblicato a fine estate.

La pubblicazione “Ascolto e partecipazione dei minori stranieri non accompagnati come metodologia di intervento” è il frutto di un ciclo di incontri avvenuti nel corso del 2022 2 che riporta il punto di vista dei ragazzi e ragazze, e a partire da esso, ha formulato nelle conclusioni una serie di raccomandazioni. 

Secondo le conclusioni del report 3 «è indispensabile velocizzare le procedure amministrative per ottenere il permesso di soggiorno rendere uniformi le prassi su tutto il territorio nazionale. I ragazzi oggi devono aspettare anche sei mesi prima di avviare un percorso di inserimento e questo genera ansie, timori, frustrazioni, oltre che una più generale incomprensione dei meccanismi burocratici. Occorre garantire la presenza, in ogni fase del percorso, di un mediatore culturale che possa colmare le difficoltà di comprendere le procedure e la loro “paura di tornare indietro”. Per le stesse ragioni va assicurata la tempestiva nomina del tutore volontario». 

Un punto critico è ancora quello relativo alla nomina del tutore: «Dall’ascolto dei minori è emerso infatti che ci sono ancora casi nei quali, per la scarsità dei volontari, i tribunali per i minorenni attribuiscono la tutela a sindaci o ad avvocati. Si tratta di figure che, occupandosi di un numero elevato di minori, non possono costituire un reale punto di riferimento nel percorso di integrazione».  

Proprio in senso opposto al nuovo decreto anche l’invito a promuovere un effettivo processo inclusivo (« fondamentale creare occasioni di socializzazione e aggregazione con la comunità e agevolare l’apertura di un conto corrente bancario intestato al minore straniero, nel rispetto dei limiti previsti dalle norme vigenti»), cosa che evidentemente è impossibile in grande centri sovraffollati o in situazioni di promiscuità, peraltro in passato già sanzionati dalla CEDU per tutelare dei minori lasciati in condizioni indegne di accoglienza. Infine, nella stessa direzione «va l’invito a rendere omogeneo in tutta Italia il ricorso al prosieguo amministrativo, che rappresenta uno strumento di accompagnamento all’età adulta e di facilitazione nel percorso di integrazione».

Raccomandazioni molto chiare che nel concreto sono state totalmente disattese.

  1. Ai.Bi.; Amnesty International Italia; ASGI – Associazioni per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione; Caritas Italiana; Centro Astalli; CeSPI ETS; Cir Onlus – Consiglio Italiano per i rifugiati; CNCA – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza; CISMAI; Cooperativa CIDAS; Cooperativa CivicoZero; Defence for Children International Italia; Emergency ONG; Oxfam Italia; INTERSOS; Salesiani per il Sociale APS; Save the Children Italia; SOS Villaggi dei Bambini; Terre des Hommes Italia
  2. La Garante Carla Garlatti ha incontrato i ragazzi ospitati nelle strutture del Sai gestite dai comuni di Amelia (Terni), Aradeo (Lecce), Bologna, Cremona, Pescara e Rieti. Le visite sono state realizzate in collaborazione con l’Anci, il Servizio centrale del Sai, Unhcr e Unicef
  3. Scarica il report: clicca qui

Redazione

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