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Chi è responsabile del deterioramento della nave di soccorso Iuventa?

12 ONG della flotta civile sporgono denuncia chiedendo l’avvio di un’indagine   

Photo credit: Selene Magnolia per Iuventa

12 ONG si sono unite all’equipaggio di Iuventa nel presentare una denuncia affinché i responsabili del deterioramento della nave di soccorso Iuventa, sotto custodia italiana, siano chiamati a rispondere.

I 4 membri di Iuventa, sotto processo a Trapani per presunto “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare“, avevano già presentato una denuncia nel marzo 2023 per sollecitare un’indagine riguardo il deterioramento della loro nave di soccorso, posta sotto sequestro in agosto del 2017 e abbandonata nel porto di Trapani.

Adesso, altre 12 organizzazioni della flotta civile hanno depositato le loro denunce affinché la competente Procura di Trapani non continui a fare finta di niente. Sea Watch, borderline-europe, SOS Humanity, Mediterranea, Louise Michel, United4Rescue, Mission Lifeline, Mare-GO, Sea Punks, Alarm Phone, R42-sailtraining UG e ResQ hanno deciso di dare un forte segno di solidarietà.

«La denuncia congiunta presentata giovedì 23 novembre ha un significato che va oltre il nostro caso, poiché giunge in un momento estremamente rilevante: solo dall’inizio del 2023, 12 navi delle ONG sono state poste sotto fermo amministrativo in Italia. Nello stesso periodo, più di 2.300 persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo», ha scritto Iuventa crew.

Lo sforzo congiunto delle ONG SAR sottolinea l’importanza di attribuire agli attori statali la responsabilità delle loro azioni di confisca e deterioramento dei mezzi di salvataggio.

Iuventa crew
La nave sotto custodia dello Stato totalmente abbandonata

Un’ispezione effettuata nell’ottobre 2022 ha rivelato che la nave Iuventa si trova in condizioni disastrose, frutto di anni di abbandono e di mancata manutenzione sotto la custodia dell’autorità portuale di Trapani. La totale mancanza di salvaguardia ha portato a vandalismi ed eventualmente al suo deterioramento. Nel dicembre 2022, ciò è stato riconosciuto dal tribunale di Trapani, che ha ordinato il ripristino della nave alle condizioni precedenti la confisca. La violazione del dovere di custodia è stata quindi riconosciuta di fatto, ma senza che nessuno ne venisse ritenuto responsabile.

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«Faremo in modo che vengano resi noti e chiamati a rispondere coloro che danneggiano i mezzi di soccorso urgentemente necessari alle frontiere europee, impedendo così il salvataggio di migliaia di vite. Questo è l’obiettivo della nostra azione congiunta, in cui siamo riuniti in quanto attori della società civile», ha affermato Dariush Beigui di Iuventa-crew. Il suo compagno, Sascha Girke, ha specificato che il sequestro «non aveva lo scopo di prevenire alcun reato, l’obiettivo era quello di limitare i diritti umani fondamentali, come il diritto alla vita e all’integrità fisica, delle persone in movimento. Il successivo abbandono e deterioramento della nave di soccorso conferma la volontà delle autorità italiane di minare la capacità di soccorso della flotta civile».

Il sequestro della Iuventa ha rappresentato il momento culmine di una delle più grandi e controverse indagini sulle ONG. Sebbene sia stata presentata come una misura “preventiva” per impedire ulteriori crimini, nessuno dei presunti reati è stato finora comprovato. Nel processo penale in corso, ancora in fase preliminare dopo 7 anni, la difesa sta respingendo ogni accusa come falsa e infondata (vedi tutti gli articoli sul processo).

«In Italia, misure come la confisca e la detenzione fanno parte di una pratica sistematica che mira ad ostacolare le operazioni di ricerca e salvataggio da parte di civili. Questa prassi si è sviluppata a partire dal sequestro della Iuventa e si è intensificata con il decreto Piantedosi. Ogni attacco a una nave di soccorso ha un impatto sull’intera flotta civile e, in ultima analisi, sulla vita e sulla sicurezza delle persone in movimento», ha concluso Iuventa crew.

Redazione

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