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Ph: Marche des Solidarités

Francia, approvata la legge Darmanin

Una stretta sull'immigrazione anticostituzionale che accontenta l'estrema destra

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Il 19 dicembre il Parlamento francese ha infine votato per l’approvazione del progetto di legge sull’immigrazione, «Controllare l’immigrazione, migliorare l’integrazione», meglio conosciuto come “legge Darmanin”, il ministro degli interni del governo di Macron che ha fortemente sostenuto il progetto presentato più di un anno e mezzo fa.

L’approvazione della legge è avvenuta per 349 voti favorevoli contro 186, in seguito agli accordi raggiunti dalla Commissione mista paritaria che era stata creata all’indomani della mozione di reiezione della legge votata dall’Assemblea nazionale. La Commissione sembra essere servita principalmente per soddisfare le richieste dei Repubblicani (LR), che si sono quindi convinti a votare una legge modificata in senso più discriminatorio insieme agli 88 parlamentari del Rassemblement National (RN), il partito d’estrema destra di Marine Le Pen. Proprio Le Pen ha definito l’approvazione della legge una “vittoria ideologica”, poiché in essa è prevista «la priorità nazionale, cioè il vantaggio dato ai Francesi rispetto agli stranieri presenti sul nostro territorio nell’accesso a un certo numero di prestazioni sociali». Il governo di Macron ne esce, invece, disunito e politicamente sconfitto: il ministro della salute, Aurélien Rousseau, ha dato le dimissioni e un parlamentare su quattro della maggioranza non ha votato a favore (astenendosi o votando contro) di una legge che sembra accontentare principalmente destra ed estrema destra.

Tra le novità introdotte dalla legge, vi è la reintroduzione del reato di soggiorno irregolare, la possibilità di porre in detenzione amministrativa i richiedenti asilo alla frontiera e la messa in questione dell’automaticità dello ius soli, che in Francia è presente da secoli ed è stato modificato nel 2020 (prevedendo l’ottenimento immediato della nazionalità francese al compimento dell’undicesimo anno di età del minore nato sul suolo francese, il solo requisito era la residenza abituale in Francia per almeno 5 anni), mentre la legge Darmanin prevede che per richiedere la nazionalità francese il minore “manifesti la volontà” di ottenerla (una modifica proposta dal Rassemblement National). Per quanto riguarda la questione della “preferenza nazionale” (préférence nationale) avvallata sempre dal RN, la nuova legge sembra prevedere un indurimento riguardo al versamento delle prestazioni sociali agli stranieri che non fanno parte dell’Unione europea, restringendo l’accesso ai sussidi famigliari e per l’alloggio. La legge fa delle eccezioni per i rifugiati, i beneficiari della protezione sussidiaria, gli apolidi e i titolari della carta di residenza. Non si tratta dunque di una vittoria totale per Le Pen che voleva porre una linea di demarcazione netta tra francesi e non, tuttavia appare evidente l’attuazione di una distinzione discriminatoria tra francesi, europei e non europei (per esempio, sono introdotte alcune procedure discriminatorie per gli studenti extra europei).

Per ora l’AME (Aide Medicale d’Etat, l’Assicurazione sanitaria di stato riservata agli stranieri) non è stata modificata, come era stato invece anticipato alcune settimane fa dal testo approvato in Senato, ma la prima ministra del governo di Macron, Elizabeth Borne, per compiacere i Repubblicani (LR) che avevano fortemente sostenuto l’abolizione dell’AME per sostituirla con un’Assicurazione sanitaria d’urgenza (AMU), ha assicurato che tali modifiche potrebbero essere possibili a partire dal nuovo anno.

Associazioni, ONG e sindacati, che fin dall’inizio si sono opposti e mobilitati contro l’approvazione di una legge razzista e discriminatoria, hanno commentato con rabbia e preoccupazione l’approvazione della legge. Il presidente di SOS Racisme la definisce anticostituzionale, affermando che in questo modo «si apre una sequenza estremamente nauseabonda», poiché si allude all’idea «che bisognerebbe forse riformare la Costituzione per rimettere in causa le garanzie apportate dal principio di uguaglianza […] esattamente ciò che domandava Marine Le Pen durante le elezioni presidenziali del 2022». Diversi giornalisti e organizzazioni hanno inoltre denunciato l’incostituzionalità di numerosi articoli della legge (25 su 88), mentre il presidente Macron insiste nel difendere la legge nella sua “filosofia d’insieme”, affermandone l’utilità per il paese.

Diverse le risposte di denuncia e disobbedienza civile da parte di associazioni e ONG: l’associazione La Cimade dichiara sul proprio sito che «L’Assemblea nazionale e il Senato hanno appena adottato il testo più repressivo elaborato negli ultimi quarant’anni in materia d’immigrazione, firmando un terribile ribaltamento che nega le stesse fondamenta della nostra Repubblica, oltre che della nostra umanità; una “vittoria” pienamente rivendicata dall’estrema destra. Il tutto, al colmo dell’assurdità, con un governo che afferma di sospettare della costituzionalità di alcune parti del suo testo». Parallelamente, alcuni dirigenti dei Dipartimenti amministrati dalla sinistra (una trentina, tra cui quello della capitale) hanno dichiarato che non applicheranno alcuni provvedimenti previsti dalla legge.

La mobilitazione dal basso contro il passaggio della legge prosegue con ancora più determinazione e nuovi appuntamenti in tutta la Francia: Paris-Luttes.info, sito cooperativo di informazione sui movimenti parigini, ripubblica l’invito alla mobilitazione del Coordinamento Sans-Papiers per oggi venerdì 22 dicembre: «Tutte e tutti in piazza […] Contro il razzismo, contro il fascismo!».

Fonti: Le Monde, Libération

Sara Corsaro

Sono laureata in Mediazione linguistica e culturale a Siena e poi in Diritti umani all'Università degli Studi di Padova con una tesi su confini e cittadinanza. Sono una volontaria della scuola di italiano autogestita e gratuita "LiberaLaParola" che svolge le sue attività a Padova. "LiberaLaParola" è un progetto dell'Associazione Open Your Borders.
Per Melting Pot traduco dal francese e scrivo.