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Francia. In piazza contro la legge Darmanin

Si chiede il "ritiro totale" della legge su immigrazione e asilo

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La discussione provocata dalla legge sull’immigrazione continua a essere al centro del dibattito politico francese. Alle dimissioni della ormai ex Prima ministra Elizabeth Borne, famosa per aver fatto ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione francese per ben 23 volte nel corso del suo mandato (in particolare per far passare la tanto contestata riforma delle pensioni), è seguita pochi giorni fa la nomina di Gabriel Attal, che ha provocato non poche polemiche. Attal è infatti stato definito come «un puro prodotto del macronismo», mentre gli/le attivisti/e di Contre Attaque descrivono tale nomina come “pinkwashing neoliberale e grottesco”. Il neo Primo ministro dovrà gestire, tra le problematiche di un governo e di una maggioranza in piena crisi, anche i prossimi appuntamenti politici riguardanti la legge sull’immigrazione (approvata il 19 dicembre scorso dal Parlamento grazie al voto dei raggruppamenti partitici di destra ed estrema destra, LR e RN).

Ben quattro ricorsi, infatti, sono stati sottomessi al Consiglio costituzionale francese (istituzione che dal 1958 vigila sulla legittimità costituzionale di leggi e regolamenti) in merito al testo di legge sull’immigrazione. Il primo è stato presentato dallo stesso Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, con una mossa politica da equilibrista attraverso la quale chiede al Consiglio di verificare la costituzionalità di parte del testo proposto dal suo stesso governo, in particolare con l’obiettivo di non far passare quelle modifiche apportate da destra ed estrema destra. Fin dal 19 dicembre, infatti, Macron, insieme all’allora Prima ministra Borne e al Ministro degli Interni Darmanin, avevano accennato all’incostituzionalità delle misure introdotte nella legge dai Repubblicani (LR) e dal Rassemblement National (RN). La legge sull’immigrazione, giudicata complessivamente e trasversalmente discriminatoria da buona parte della società civile francese, era stata comunque fortemente voluta dal governo di Macron, che si era esposto largamente per la sua approvazione, in particolare attraverso la figura di Darmanin.

Un altro ricorso al Consiglio costituzionale mira in particolare a mettere in luce l’incostituzionalità degli articoli 1, 3 e 19 del testo di legge, riguardanti rispettivamente: l’introduzione di un dibattito annuale che consenta al Parlamento di determinare il numero di stranieri che possono stabilirsi in maniera duratura sul territorio francese, le condizioni del ricongiungimento famigliare, le restrizioni nell’accesso ad alcune prestazioni sociali, tra cui gli assegni famigliari. Tali articoli violerebbero il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione francese. Infine, il ricorso di 38 pagine presentato dall’opposizione sostiene che il progetto di legge «ignora i principi di salvaguardia della dignità umana e di uguaglianza, il diritto a condurre una vita famigliare normale, il diritto al rispetto della vita privata, il diritto di tutela della salute, il diritto a un alloggio degno».

Il Consiglio costituzionale dovrà pronunciarsi in merito ai ricorsi entro il 25 gennaio, nel frattempo collettivi di “sans papiers, associazioni, attivisti, opposizione e sindacati, hanno promosso due mobilitazioni per domenica 14 e 21 gennaio 1. All’appello del 14 gennaio hanno aderito più di quattrocento gruppi, associazioni, sindacati e partiti politici che chiedono il ritiro della Legge Darmanin. Le manifestazioni si sono svolte a Parigi e in tutte le principali città francesi.

La mobilitazione del 21 gennaio è stata annunciata congiuntamente da Médiapart e dall’Humanité con un comunicato firmato da 200 personalità pubbliche 2. Il comunicato recita: «Nella nostra diversità di idee, di impegno, di professione, esprimiamo grande inquietudine in seguito al voto della legge detta “asilo-immigrazione”. È una svolta pericolosa nella storia della nostra Repubblica. […] Victor Hugo scriveva: «Soffocate ogni odio, allontanate ogni risentimento, siate uniti, sarete invincibili». Desiderosi di aggregamento e di solidarietà, invece che di divisione senza fine nella nostra società, domandiamo al Presidente della Repubblica di non promulgare questa legge. Domenica 21 gennaio invitiamo a manifestare nella diversità il nostro attaccamento al motto della Repubblica: «Liberté, égalité, fraternité»”.

La mobilitazione contro questa legge è già capillare in tutta la Francia: segnaliamo l’iniziativa di un paesino portuale bretone di 15 000 abitanti, Douarnenez, che si è mobilitato contro la legge. «Come abitanti di Douarnenez, ci rifiutiamo di applicare la legge razzista e discriminatoria detta Asilo e Immigrazione che il governo ha fatto votare il 19 dicembre», hanno dichiarato i/le manifestanti, riempendo il porto di striscioni.

Fonti: Le Monde, Libération, L’Humanité, Ouest France

  1. Mobilisons-nous pour le retrait de la loi immigration !, Gisti (11 gennaio 2024)
  2. Leggi l’appello

Sara Corsaro

Sono laureata in Mediazione linguistica e culturale a Siena e poi in Diritti umani all'Università degli Studi di Padova con una tesi su confini e cittadinanza. Sono una volontaria della scuola di italiano autogestita e gratuita "LiberaLaParola" che svolge le sue attività a Padova. "LiberaLaParola" è un progetto dell'Associazione Open Your Borders.
Per Melting Pot traduco dal francese e scrivo.