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La nuova legge francese sull’immigrazione, un concentrato di razzismo “europeista” (1° parte)

Un'analisi delle nuove disposizioni governative

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di Gregorio Rizzi 1

La seconda parte dell’approfondimento verrà pubblicata lunedì 19 febbraio.

La nuova normativa appena entrata in vigore rimarca lo schieramento del partito liberale di Macron verso una politica migratoria razzista volta alla conservazione del privilegio francese ed europeo.

Il 26 gennaio, a seguito della sentenza del Conseil constitutionnel, è entrata in vigore in Francia la “Loi pour contrôler l’immigration, améliorer l’intégration” (Legge per il controllo dell’immigrazione e il miglioramento dell’integrazione), nota come “loi Darmanin”, formulata e proposta dal governo e in particolare da Gérald Darmanin, ministro dell’interno francese.

PH: Marche des Solidarités

Tra i partiti più rappresentativi il progetto di legge è stato votato da Renaissance, partito di maggioranza di cui fanno parte Darmanin e Macron, Mouvement démocrate, Rassemblement National e Les Républicains, con esclusione di alcunə deputatə per quanto riguarda i primi due, mentre si sono opposti solamente i partiti afferenti ai gruppi La France insoumise – Nouvelle Union populaire écologique et sociale e Socialistes et apparentés.

Il progetto di legge è un concentrato di razzismo, securitarismo e nazionalismo che parrebbe, stando a quelle che dovrebbero essere le ideologie partitiche dichiarate, essere concepito da gruppi di estrema destra. La realtà è che il progetto è stato presentato dal governo e dai ministri del partito di maggioranza, Renaissance, partito liberale ed europeista che si definisce progressista. Non che questo crei più alcun tipo di stupore, ma è un ulteriore prova della tendenza centrista e liberale di virare sempre più a destra, in particolar modo su questioni di classe e migratorie.

In questo articolo verrà analizzato in maniera più approfondita il testo proposto dal governo e non quello finale approvato dal parlamento. Ciò per due motivi. Il primo è che mi preme soffermarmi più sul dato politico che sul piano giuridico, e ritengo a questo scopo più adeguata l’analisi della proposta che è stata redatta esclusivamente da ministri liberali. Il secondo è che il progetto proposto dal governo mette in luce in maniera più chiara e sintetica (gli articoli sono ventisette contro gli ottantasei finali) il significato politico e le riforme normative perseguite dalla legge. Si tenga in mente che quasi la totalità delle disposizioni che verranno illustrate sono entrate in vigore.

Il progetto di legge 2, depositato in Senato in data 1° febbraio 2023, è composta da ventisette articoli e sei titoli.

I toni paternalistici, whitesavioristi, e razzisti emergono immediatamente al primo titolo, rubricato “Assurer une meilleure intégration des étrangers par le travail et la langue” (Assicurare una migliore integrazione degli stranieri attraverso il lavoro e la lingua).

L’articolo 1 prevede che lo straniero che voglia ottenere un permesso di soggiorno pluriennale dovrà soddisfare un requisito di conoscenza linguistica. L’Assemblée nationale ha integrato un ulteriore requisito: il superamento di un “esame civico”.

È interessante l’esplicito riconoscimento della popolazione migrante come esercito industriale di riserva: gli artt. 3 e 4 dispongono, infatti, che chi ha svolto un cosiddetto “lavoro in professioni di difficile reclutamento” per almeno otto mesi (diventati dodici dopo il passaggio in parlamento) e risieduto ininterrottamente in Francia per almeno tre anni, potrà ottenere un permesso di un anno recante la dicitura «travail dans des métiers en tension» (lavoro in professioni di difficile reclutamento).

La concessione di permessi finalizzati allo sfruttamento della forza lavoro è riconosciuta anche in campo medico, dove l’art. 7 prevede che sia concesso un permesso pluriennale recante la dicitura “talent-professions médicales et de la pharmacie”, di una durata massima di tredici mesi, per chi ha determinati requisiti e sufficiente esperienza. In un articolo pubblicato sul Journal du Dimanche del 7 febbraio 2023 quattro autorə hanno chiesto al governo di “ritirare questa proposta dal suo piano (…) per attirare il personale medico“, in quanto si tradurrà nel “trasferimento dei deserti medici nelle ex colonie 3

Il secondo titolo ha lo scopo di “Améliorer le dispositif d’éloignement des étrangers représentant une menace grave pour l’ordre public” (Migliorare il sistema di allontanamento dei cittadini stranieri che rappresentano una grave minaccia per l’ordine pubblico). L’articolo 9 modifica il capitolo primo del titolo terzo del libro sesto del code de l’entrée et du séjour des étrangers et du droit d’asile, che disciplina i casi in cui uno straniero può essere oggetto di un provvedimento di espulsione. In particolare aumenta le possibilità di deroga al primo comma dell’art. L361-2, che prevede il divieto della pronuncia di un provvedimento di espulsione in determinate situazioni soggettive (genitori di figli minori, persone sposate, cittadini stranieri residenti in Francia da almeno 10 anni e soggetti con rendita da infortunio sul lavoro o malattia professionale con tasso di invalidità permanente pari o superiore al 20%).

PH: Marche des Solidarités

La norma precedentemente prevedeva deroghe a detto divieto solo in caso di condanna definitiva a una pena detentiva superiore a cinque anni o in caso di poligamia. Il progetto di legge presentato dal governo prevede inoltre che la norma venisse derogata in casi in cui: a) il comportamento del soggetto “continui a costituire una grave minaccia per l’ordine pubblico” nel caso sia imputato in un processo penale per un fatto che può portare a una pena detentiva di almeno cinque o dieci anni, a seconda dei casi; b)se gli atti su cui si basa il provvedimento di espulsione sono stati commessi nei confronti del coniuge o dei figli o di qualsiasi minore su cui esercita la patria potestà“.

Sorvolando sul carattere fortemente discrezionale della decisione che stabilisce se un comportamento costituisca una grave minaccia per l’ordine pubblico la cosa che fa ancora più inorridire è che il testo definitivo 4, quindi quello presentato dal parlamento e non cassato dalla Corte costituzionale, prevede ulteriori deroghe rispetto a quelle proposte dal governo:

  • a) se il soggetto “è già stato condannato con sentenza definitiva per crimini o delitti punibili con tre anni o più di reclusione”;
  • b) “se gli atti che hanno dato luogo al provvedimento di espulsione sono stati commessi nei confronti del titolare di una carica pubblica elettiva”;
  • c) il provvedimento di espulsione può essere preso nei confronti di un soggetto “che si trovi in una situazione irregolare di soggiorno, a meno che tale irregolarità non sia il risultato di una decisione di ritiro del permesso di soggiorno”.

L’articolo 11 è un’aberrazione che avrebbe consentito l’uso della violenza da parte della polizia per il rilevamento delle impronte digitali. Riporto il testo della norma per sottolineare la violenza che si nasconde dietro i tecnicismi giuridici: “In caso di netto rifiuto di sottoporsi al rilevamento delle impronte digitali e della fotografia […] da parte di un cittadino straniero che viene controllato all’atto dell’attraversamento di una frontiera esterna senza soddisfare le condizioni d’ingresso […], l’ufficiale di polizia giudiziaria o, sotto la sua supervisione, l’agente di polizia giudiziaria può, dopo aver informato il pubblico ministero, effettuare questa operazione senza il consenso dell’interessato. La persona interessata deve essere stata debitamente informata delle conseguenze di un eventuale rifiuto. Il ricorso alla coercizione deve perseguire gli obiettivi del presente articolo, essere strettamente proporzionato e tenere conto della vulnerabilità della persona”.

Questa norma è stata censurata dal Conseil constitutionnel: “Queste disposizioni si limitano a stabilire che qualsiasi ufficiale di polizia giudiziaria che decida di rilevare impronte digitali o fotografie senza il consenso della persona interessata deve informare preventivamente il pubblico ministero. Queste operazioni non sono quindi né soggette all’autorizzazione del pubblico ministero, su richiesta motivata, né alla prova che esse costituiscano l’unico mezzo per identificare la persona che rifiuta di sottoporvisi 5“.

La norma che chiude il titolo, l’art. 13, fa soggiacere alla firma di un documento la concessione e il rinnovo del permesso di soggiorno. In questo documento il soggetto si impegna “a rispettare la libertà personale, la libertà di espressione e di coscienza, l’uguaglianza tra uomini e donne, la dignità umana, il motto e i simboli della Repubblica francese ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione e a non utilizzare le proprie convinzioni o credenze come pretesto per non rispettare le norme comuni che regolano i rapporti tra i servizi pubblici e i privati”.

La mancata firma di questo documento comporta l’impossibilità per il soggetto di ottenere il permesso di soggiorno, e se viene rilevato che l’impegno sottoscritto non è stato rispettato viene preclusa la possibilità di rinnovo dello stesso. Il carattere troppo vago di questa disposizione è stato sottolineato anche da “La Défenseure des droits”, figura preposta alla difesa dei diritti, Claire Hédon, nella sua relazione alla Commission des lois de l’Assemblée nationale 6: “Questa ulteriore leva, basata su concetti vaghi e soggettivi, solleva una questione di conformità rispetto dell’obiettivo costituzionale dell’accessibilità e comprensibilità della legge”.

La norma non è stata però giudicata incostituzionale 7 ed è presente nel testo entrato in vigore.

Il titolo terzo prevede, oltre all’aumento di alcune sanzioni per chi lucra sulle persone migranti (passeurs e locatari che affittano a prezzi sproporzionati), un rafforzamento dei controlli alla frontiera. L’art. 16 introduce la possibilità per la polizia di effettuare controlli anche per quanto riguarda i veicoli privati, pratica prima (solo formalmente) vietata. Secondo l’art. 18 non saranno rilasciati visti ai soggetti che avrebbero dovuto lasciare il territorio francese e che non forniscano prova di averlo fatto.

Fondamentale nelle intenzioni del governo sono i titoli IV e V, sulla riforma strutturale del diritto d’asilo e sulle modalità di appello delle decisioni. Possono essere istituiti in tutta la Francia centri territoriali denominati “France Asylum“, centri che si occupano della ricezione della domanda di asilo, della concessione dei diritti materiali e del colloquio d’asilo (art. 19). L’articolo successivo disciplina composizione e funzionamento della Cour nationale du droit d’asile, l’organo giudiziario responsabile per i ricorsi contro le decisioni dell’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi. La legge stabilisce la possibilità che la decisione sia presa da un organo monocratico, decisamente poco adatto ad assumerla, data l’importanza della sua natura, in quanto essa determina la possibilità di un soggetto di rimanere o meno nel territorio francese. Claire Hédon, questa volta nel primo rapporto 8, quello dedicato al progetto di legge presentato dal governo il primo febbraio 2023, scrive: “La collegialità viene sacrificata in nome della razionalizzazione e dell’accelerazione della procedura di asilo. Il disegno di legge rappresenta quindi un ulteriore passo avanti nell’approccio contabile alla giustizia per i richiedenti asilo. Le restrizioni al principio di collegialità dovrebbero essere rigorosamente limitate in quanto rischiano di privare i richiedenti delle garanzie procedurali fondamentali di una giustizia equa, ovvero l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura”.

L’articolo 21 del disegno di legge crea un nuovo libro del codice dell’entrata, del soggiorno e del diritto d’asilo dei cittadini stranieri, relativo alle procedure di contenzioso davanti al giudice amministrativo. Definisce quattro tipi di procedura: una procedura collegiale detta “ordinaria“, alla quale si accede tramite un appello con un termine per l’esercizio di un mese, e tre procedure a giudice unico con tre periodi di appello: 48 ore, 72 ore e sette giorni. Gli articoli 21 e 24 del disegno di legge generalizzano il principio del trasferimento di tutte le udienze per i cittadini stranieri detenuti nei centri di detenzione amministrativa o nelle aree di attesa, in sale allestite vicino al luogo di detenzione.

L’obiettivo è quello di limitare i “costi derivanti dalle scorte“. Questa misura procedurale dettata da ragioni economiche comporta due conseguenze: 1) isolamento geografico; 2) possibilità di ricorso a strumenti di telecomunicazione per lo svolgimento del dibattito. Ciò va a deteriorare ulteriormente e immotivatamente il diritto alla difesa e ad un equo processo per le soggettività migranti.

Questo è il riassunto di quello che prevedeva il disegno di legge presentato dal governo. Il passaggio in parlamento non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente il disegno di legge.

La relazione della commissione delle leggi del Senato 9, avente lo scopo di informare ed illustrare ai parlamentari il progetto di legge del governo lamenta in diversi punti il carattere troppo “morbido” del progetto di legge. Dopo un imbarazzante cappello introduttivo incentrato sulla retorica dell’aumento dei flussi migratori la commissione propone, tra le altre cose: a) di stabilire “quote migratorie” determinate annualmente dal parlamento; b) una generale restrizione e peggioramento all’accesso alle cure per le persone migranti, sostituendo l’assistenza medica statale con quella di emergenza; c) la richiesta di dimostrare, allə studentə migrantə, che gli studi siano “reali e seri”; la mancanza di questa dimostrazione comporterebbe la revoca del permesso di soggiorno per studio; d) di alzare il livello linguistico richiesto dal progetto di legge e il superamento di un esame civico per l’ottenimento del permesso di soggiorno; e) una generale, forte, restrizione al welfare minimo per tutti i soggetti che hanno ricevuto un ordine di allontanamento dal territorio francese o in caso di rifiuto del permesso di soggiorno.

Si riportano ora alcune considerazioni fatte da Claire Hédon sul progetto di legge del Senato nell’audizione avvenuta il 17 novembre, che esordisce così: “Le modifiche apportate dal Senato, basate su paure o pregiudizi e su cifre non dimostrate, sono intrise di sospetto nei confronti degli stranieri, che vengono equiparati nel migliore dei casi ad approfittatori, nel peggiore a truffatori e persino a criminali.
Questa diffidenza nei confronti degli stranieri, il credito dato a molte idee preconcette su di loro e l’adesione a un approccio la cui efficacia non è mai stata dimostrata – ovvero che sarebbe possibile dissuadere l’immigrazione indesiderata attaccando ciò che renderebbe la Francia attraente per le persone interessate – portano a trattare con molta leggerezza i dati di fatto
”.

Il senato, successivamente con l’avvallo del parlamento, ha voluto reintrodurre quello che in Italia era conosciuto come “reato di immigrazione clandestina”. Questa norma è stata cassata dal Conseil constitutionnel. Hédon a riguardo ha detto: “In secondo luogo, l’attuale progetto accentua la confusione tra diritto penale e diritto degli stranieri, prevedendo la reintroduzione di sanzioni per il soggiorno illegale“. Per la cronaca, il reato di soggiorno illegale è stato abolito dalla Francia nel 2012, per conformarsi al diritto europeo, che vieta che il soggiorno illegale sia punito con una pena detentiva. Il progetto di legge prevede che il soggiorno illegale sia punito con una multa e, se del caso, con l’interdizione dal territorio francese. “Si tratta di un ulteriore passo avanti nella crescente criminalizzazione dei diritti dei cittadini stranieri, che la mia istituzione denuncia ormai da diversi anni”.

Prosegue: “Alcune disposizioni del disegno di legge tendono a banalizzare l’uso della coercizione contro i cittadini stranieri, autorizzandola ampiamente, indipendentemente dal grado di minaccia rappresentato dal cittadino straniero e, cosa ancora più preoccupante, dal grado di vulnerabilità delle persone interessate.”

Senza voler analizzare dettagliatamente tutta la normativa prevista dal disegno di legge del senato in materia di accoglienza e asilo, basti sottolineare come: “La nuova versione del disegno di legge rafforza drammaticamente la logica che ho denunciato, riducendo in modo relativamente inedito le vie legali di accesso alla residenza e moltiplicando i requisiti per accedere alla residenza e mantenere questo diritto o accedere alla cittadinanza francese”.

Inoltre, “la nuova versione del disegno di legge contiene una serie di disposizioni che conducono a una significativa riduzione dei diritti degli stranieri legalmente residenti in Francia”.

Hédon conclude così: “Mi auguro quindi che l’Assemblée nationale possa prendere pienamente atto della gravità di questo progetto di legge nella versione che le è stata presentata e lavorare per ristabilire l’equilibrio necessario alla coesione”.

A seguito della sentenza del Conseil constitutionnel del 25 gennaio 10 la nuova normativa è ufficialmente entrata in vigore, mantenendo molte delle disposizioni viste. Riassumendo la nuova legge sull’immigrazione prevede essenzialmente quanto segue: permessi di soggiorno temporanei per lavoratorə in settori che necessitano manodopera e nel settore medico infermieristico; firma di un documento in cui la persona si impegna al rispetto dei principi repubblicani per la concessione del permesso di soggiorno, e ritiro o mancato rinnovo in caso di mancato rispetto di tali principi; aumento delle condizioni per ottenimento e mantenimento del permesso di soggiorno, così come delle possibilità di ritiro dello stesso; revoca di una serie di tutele contro l’espulsione; gli stranieri soggetti ad un ordine di allontanamento dal territorio francese che non possono lasciare la Francia (ad esempio in caso di guerra nel loro Paese) potranno essere messi agli arresti domiciliari per un massimo di 3 anni; creazione di un archivio di minori stranieri non accompagnati che hanno commesso reati; permesso di effettuare “controlli visivi” nelle zone di frontiera anche delle auto private; riforma delle strutture incaricate alla presa in carico della richiesta d’asilo e della Cour nationale du droit d’asile, con l’utilizzo diffuso di un giudice unico; i richiedenti asilo che presentano un rischio di fuga o di minaccia per l’ordine pubblico (persone scarcerate, arrestate, ecc.) potranno essere posti agli arresti domiciliari o in detenzione; modifica sistema di appello contro le decisioni in merito alle richieste d’asilo.

Preme sottolineare come il Conseil constitutionnel abbia censurato trentacinque articoli, di cui in realtà solamente tre per questioni sostanziali, mentre la censura dei restanti trentadue è dovuta a questioni formali. Riporto le disposizioni cassate perché, di nuovo, lo scopo di questo articolo è evidenziare l’aspetto politico più che quello giuridico, e dunque quali erano effettivamente le intenzioni del legislatore: l’introduzione di quote migratorie; l’obbligo per i cittadini stranieri di aver risieduto legalmente in Francia per un certo periodo di tempo per poter beneficiare di alcune prestazioni (assistenza abitativa personale, assegni familiari, ecc.); norme più severe sul ricongiungimento familiare; restrizioni all’accesso alla residenza per i cittadini stranieri malati; il deposito di una “garanzia di ritorno” per gli studenti stranieri; ripristino del reato di soggiorno irregolare; condizioni di accesso alla cittadinanza francese per i giovani nati in Francia da genitori stranieri; il rilevamento delle impronte digitali degli immigrati clandestini senza il loro consenso; la cessazione del diritto all’alloggio d’emergenza per i cittadini stranieri soggetti a un ordine di allontanamento; la misura in cui gli Stati stranieri cooperano nella lotta all’immigrazione clandestina come parametro preso in considerazione per “l’assistenza ufficiale allo sviluppo.

  1. Studente di giurisprudenza presso l’Università di Trento. Dal 2021 sono stato diverse volte a Ventimiglia e lungo i confini della rotta balcanica
  2. Testo integrale
  3. French immigration bill: Africa fears a mass exodus of doctors, Le Monde, 1.02.2023. Con deserti medici si intende forte carenza di personale medico.
  4. Art. 35 LOI n° 2024-42 du 26 janvier 2024 pour contrôler l’immigration, améliorer l’intégration
  5. Conseil constitutionnel, Communiqué de presse Décision n° 2023-863 DC du 25 janvier 2024.
  6. Projet de loi immigration : la Défenseure des droits alerte sur les graves atteintes aux droits des étrangers
  7. Il Conseil Constitutionel ha infatti affermato: “In particolare, il Consiglio Costituzionale ha stabilito che il legislatore, lungi dal disattendere i dettami costituzionali, ha potuto, al fine di tutelarli, prevedere che lo straniero che richiede il permesso di soggiorno debba impegnarsi a rispettare principi, tra cui la libertà di espressione e di coscienza, che sono vincolanti per tutti coloro che risiedono nel territorio della Repubblica. A tal fine, ha giustamente richiesto ai cittadini stranieri, che non si trovano nella stessa situazione dei cittadini nazionali, di stipulare un contratto che preveda l’impegno a rispettare la libertà personale, la libertà di espressione e di coscienza, l’uguaglianza tra donne e uomini, la dignità della persona umana, il motto e i simboli della Repubblica ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione, e l’integrità territoriale, definita dai confini nazionali, e di non usare le proprie convinzioni o credenze come pretesto per non rispettare le regole comuni che disciplinano i rapporti tra servizi pubblici e privati”. Conseil constitutionnel, Communiqué de presse Décision n° 2023-863 DC du 25 janvier 2024
  8. Avis du Défenseur des droits n°23-02, 23 febbraio 2023
  9. Dossier législatif (l’Essentiel)
  10. Décision du Conseil constitutionnel n° 2023-863 DC du 25 janvier 2024