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Blessing nel giorno del diploma (Fonte: Asile.ch)
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Morte di Blessing Matthew: la giustizia europea non consente la riapertura del caso

Nejma Brahim, Mediapart (18 gennaio 2024)

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Link all’articolo originale in francese, traduzione di Cristina Del Biaggio.

La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha emesso la sua decisione giovedì 18 gennaio ritenendo inammissibile il ricorso inoltrato da Christiana Obie, sorella della donna nigeriana annegata nel fiume Durance, vicino a Briançon, nel maggio 2018. Christiana Obie sperava nella riapertura delle indagini.

È la fine di una lunga battaglia alla ricerca di giustizia e verità. Giovedì 18 gennaio, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) si è pronunciata sul cosiddetto caso “Blessing Matthew”, dal nome dell’esule nigeriana trovata annegata nel fiume Durance, al confine tra Francia e Italia, nei pressi di Briançon (dipartimento delle Hautes-Alpes) il 7 maggio 2018.

La Corte ha deciso all’unanimità l’“inammissibilità” del ricorso, troncando le ultime speranze della sorella di Blessing Matthew, dell’associazione locale Tous Migrants 1 e anche di Hervé, l’unico testimone la cui esistenza è stata rivelata da Mediapart. La sua testimonianza, a quattro anni dall’evento, ha evidenziato il ruolo delle forze dell’ordine nella morte della giovane donna.

A soli 20 anni, Blessing stava cercando di sfuggire ai gendarmi che tentavano di arrestarla nelle prime ore del mattino, dopo che aveva attraversato il confine tra Francia e Italia, accompagnata da due uomini, fra i quali Hevé. La giustizia francese aveva stabilito che “non c’erano testimoni“. Per un certo periodo, Hervé era “scomparso”, dopo essere stato respinto in Italia. Una giudice istruttrice indipendente ha archiviato il caso nel 2020, a seguito di una denuncia presentata da Christiana.

Quando Hervé è uscito dall’ombra per dare la sua versione dei fatti, dopo anni di peregrinazioni, gli avvocati di Tous Migrants hanno deciso di chiedere la riapertura del caso, ma non sono stati ascoltati. Per l’avv. Vincent Brengarth, la decisione della CEDU è una “chiara delusione” per tuttɜ coloro che sono statɜ coinvoltɜ in questa “battaglia legale” negli ultimi anni.

C’è la sensazione che la decisione della CEDU non sia all’altezza dell’eccezionale mobilitazione che si è creata attorno a questo caso, per fare luce sulle circostanze della morte di Blessing”, spiega l’avvocato, contattato da Mediapart. Ha aggiunto che non si tratta di un’inammissibilità “classica”, che potrebbe far pensare a difetti formali o irregolarità nella procedura.

Una decisione nel merito

No, un giudice ha esaminato il merito del caso, ma ha respinto la domanda adducendo che le autorità francesi hanno fatto quanto ‘ragionevolmente necessario’.” Un punto di vista che non è condiviso né dall’avvocato né dall’associazione Tous Migrants.

Prendiamo atto che, nonostante un’analisi nella sostanza, la decisione dà credito al modo in cui le autorità hanno agito in questo caso”, si rammarica Agnès Antoine, membra dell’associazione Tous Migrants. Aggiunge: “Dal 2018, né le autorità francesi né la CEDU hanno risposto alla richiesta di giustizia e verità per Blessing”.

Il contrasto con il volume e la qualità del lavoro prodotto dalla comunità di attori è, a suo avviso, sorprendente. “L’intensità delle prove fornite dal testimone, da Tous Migrants e da Border Forensics [un gruppo di ricercatori e ricercatrici, architettɜ e cartografɜ che indagano sulle morti alle frontiere – nota della redazione] è stata notevole. Cosa fare di più oggi per sperare che sia fatta giustizia per una persona in migrazione?”, aggiunge l’avv. Brengarth, che descrive il caso come un “appuntamento mancato con la giustizia”.

La CEDU ha giustificato come segue la sua decisione: “La testimonianza di Hervé non conteneva alcuna affermazione plausibile o credibile che avrebbe permesso di identificare, perseguire ed eventualmente condannare l’autore di un omicidio, e non era tale da mettere in discussione né la serietà né le conclusioni dell’indagine iniziale”.

Secondo l’avv. Brengarth, la nuova testimonianza di Hervé, “precisa e inedita”, avrebbe dovuto portare a nuove indagini. “Ha indicato dei gendarmi di cui si conosceva l’identità durante le indagini. Oggi abbiamo l’impressione che tutti questi elementi siano stati insabbiati”. Per non parlare dei rischi corsi da Hervé nell’accusare i gendarmi in un caso così delicato; Hervé che è stato minacciato di espulsione poco dopo aver reso la sua testimonianza alla stampa.

Sia l’avvocato che l’associazione Tous Migrants prendono, nonostante tutto, atto della decisione della CEDU. Ma promettono che la lotta non si fermerà qui: altre vittime delle frontiere, o parenti di vittime, “hanno bisogno di uno spazio per essere ascoltate nella loro ricerca di verità e giustizia”, conclude Agnès Antoine. La morte della giovane donna ha scosso il settore del volontariato locale, già fortemente impegnato nell’assistenza agli e alle esuli in pericolo sulle montagne.

  1. Leggi il comunicato stampa di Tous Migrants e Border Forensics del 18 gennaio 2024 (.pdf)