Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: LDH France

La nuova legge francese sull’immigrazione, un concentrato di razzismo “europeista” (2° parte)

Un commento politico sulla legge Darmanin

Start

di Gregorio Rizzi 1

La seconda parte dell’approfondimento è dedicata ad un commento politico sulla legge analizzata in dettaglio nella prima.

La loi Darmanin conferma e certifica lo schieramento “a destra” dei partiti liberali europei in materia migratoria, disegnando un futuro preoccupante visto l’avvicinarsi delle elezioni.

Al di là delle misure che effettivamente sono entrate in vigore con la nuova legge, che sono misure tremende e che avranno effetti catastrofici per migliaia di persone, è evidente un dato politico: le politiche razziste, nazionaliste e securitarie non sono appannaggio della sola destra.

Certamente il passaggio alle camere ha comportato un ulteriore peggioramento del testo proposto dal governo, ma questo peggioramento avviene su una proposta estremamente reazionaria, violenta e razzista.

La proposta di una legge ha due funzioni: la prima, spesso secondaria, è quella di portare un effettivo cambiamento normativo; la seconda, la più importante, è il messaggio politico che questa porta intrinsecamente.

Il partito liberale, progressista ed europeista di Macron e Darmanin ha lanciato un messaggio chiaro: sulle politiche migratorie seguiremo logiche scioviniste e conservatrici per preservare il privilegio francese ed europeo. Che ciò sia dettato da una reale convinzione ideologica o ideale, o sia frutto di un ragionamento elettorale (considerato anche che Macron sta perdendo consensi e che le elezioni europee si terranno a brevissimo) non è rilevante; ciò che rileva è che nuovamente a fare le spese sulla propria pelle dei giochi di potere saranno le soggettività oppresse.

Ci hanno insegnato che il potere eletto nella democrazia rappresentativa liberale e capitalista trova giustificazione ontologica nella legittimazione che riceve attraverso il voto. Ci hanno detto che è fondamentale che i partiti prendano più voti possibile, anche compromettendo le proprie posizioni, millantando sempre la minaccia dell’avvento di un alius peggiore. Hanno giustificato in questo modo, e con lo spauracchio del collasso della nostra società occidentale, politiche becere, che hanno ammazzato, ridotto sul lastrico, oppresso milioni di persone. E questo teatrino squallido sta diventando una tragedia sempre peggiore.

Reinassance” è un partito fortemente europeista, Macron è forse simbolicamente il capo di Stato simbolo dell’europeismo. Questo fa presagire, considerando anche l’ascesa costante dei partiti di estrema destra in tutta Europa, che ci dovremo aspettare, a seguito delle elezioni di giugno, una svolta ancora più drammatica e nazionalista nelle politiche migratorie europee.

Se il partito simbolo del liberalismo europeo ha appena proposto, sostenuto e promulgato una legge del genere, sarà molto probabile che il prossimo parlamento, e di conseguenza la prossima commissione, adotteranno politiche equivalenti a livello comunitario. Senza contare il valore geopolitico che questo schieramento “a destra” comporta a livello simbolico. Gli stati nazionali europei si sono ormai compattati, a prescindere dal partito in carica, su una chiara linea in difesa dei nostri privilegi di cittadinə europeə.

Nonostante le continue e costanti violenze (attive e passive) che subiscono le soggettività migranti facciano ogni volta pensare di aver toccato un nuovo e ultimo stadio di disumanità e barbarie, la situazione sembra destinata a peggiorare. Le istituzioni sono sempre state promotrici e tutrici di queste politiche, ed è doveroso a questo punto constatare come l’Europa ricalca le caratteristiche dello stato-nazione bianco e coloniale, la cui esistenza è votata alla conservazione dei suoi privilegi e che la politica istituzionale, nazionale e sovranazionale, non sia capace di portare cambiamenti positivi, figurarsi rivoluzionari e capaci di costruire una società libera dalle oppressioni.

La contro-narrazione e la politica antagonista deve necessariamente essere trovata e costruita dal basso. Il 3 febbraio migliaia di persone e diversi collettivi hanno occupato le strade di Parigi. I collettivi di sans-papier hanno ribadito la volontà di lottare contro un sistema che criminalizza e genera violenza contro le soggettività migranti e che la promulgazione di questa legge non pregiudicherà la lotta. Dal corteo sventolavano centinaia di bandiere palestinesi, erano presenti studentə, pensionatə, lavoratorə, collettivi transfemministi e queer. Nelle strade era concreta la voglia di costruire un’altra società e la determinazione di lottare per realizzarla. La politica istituzionale ha fallito, la politica collettiva, intersezionale e fondata sulla cura è l’unico modo per distruggere il mondo delle loi Darmanin e costruirne uno nuovo.

«On est ensemble, on ne lâchera rien, d’où que l’on vienne, où que l’on soit né.e, notre pays s’appelle Solidarité !» 2

  1. Studente di giurisprudenza presso l’Università di Trento. Dal 2021 sono stato diverse volte a Ventimiglia e lungo i confini della rotta balcanica
  2. Siamo insieme, non ci arrenderemo, da qualsiasi parte veniamo, ovunque siamo natə, il nostro Paese si chiama Solidarietà!