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La criminalizzazione delle persone che arrivano nel Regno Unito su piccole imbarcazioni

Un rapporto pubblicato da Border Criminologies e dal Centre for Criminology dell'Università di Oxford

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«I laugh when people say about justice in UK, about human rights. There are none here. There is no such thing as justice here»

Il suo pseudonimo è Ibrahim. Viaggia dal Sudan verso il Regno Unito, al timone di un gommone che dalla sponda francese taglia il canale della Manica. Quando, insieme ad altri trenta compagni di viaggio, sbarca in territorio inglese, subito viene arrestato, processato e incarcerato. Ibrahim è una delle quattro persone vittime di criminalizzazione per il loro ingresso nel Regno Unito la cui esperienza è raccolta nel report «No such thing as justice here» 1.

Il rapporto redatto da Vicky Taylor, pubblicato il 24 febbraio da Border Criminologies e dal Centre for Criminology dell’Università di Oxford 2, si basa sul lavoro collettivo di una rete di organizzazioni operanti nel Regno Unito, dall’ottobre 2022 al gennaio 2024.

Spiega e descrive il contesto di criminalizzazione dei richiedenti asilo nel Regno Unito, combinando i dati provenienti dall’osservazione dei tribunali, dalle interviste e dall’analisi delle statistiche ufficiali e dei dati quantitativi ottenuti attraverso fonti d’informazione (FOI).

Mostra le conseguenze dell’introduzione di reati quali “arrivo illegale” e “facilitazione”, che si rivelano utili solamente a perpetuare la sofferenza delle persone. Persone già vittime di traffico, di tortura, persone la cui procedura di richiesta di asilo è ancora in corso e minori la cui età non è stata accertata.

Chi è stato condannato riporta condizioni di detenzione angoscianti, tali da impattare sulla salute mentale anche nel lungo periodo. Infine, il rapporto dimostra l’inefficacia di queste misure, che puntano a scoraggiare le persone in movimento inquadrandole e trattandole come criminali per il solo fatto di essere in cerca di protezione.

Fin dall’inizio del suo mandato il primo ministro inglese in carica Rishi Sunak 3 insiste sulla necessità di implementare una politica migratoria che riduca il numero di arrivi nel Regno Unito per vie “non legali“. La campagna di promozione di questa politica di intolleranza è semplice e categorica.
Tre parole: “Stop the boats”. 

Per far ciò, l’attuale governo conservatore inglese vuole agire principalmente su tre aspetti: la criminalizzazione dei richiedenti asilo, la creazione di accordi con la Francia per bloccare le partenze e la cooperazione con paesi terzi per incrementare le deportazioni.

Il 23 febbraio, Lighthouse Reports ha pubblicato una serie di filmati che mostrano violente  intercettazioni in mare, in prossimità di Dunkirk, da parte della polizia francese. Gommoni carichi di persone vengono accerchiati, sovrastati dalle onde provocate volontariamente dalle manovre della polizia e bucati per forzare i passeggeri a nuotare verso la riva. Finanziando operazioni di questo tipo, il governo inglese vuole chiudere le porte di accesso al Regno Unito a chi, dalle coste francesi, si imbarca sulle cosiddette “small boats” per attraversare la Manica.

PH: Lighthouse Reports

L’obiettivo è quello di escludere dalla possibilità di fare richiesta di asilo i cittadini stranieri che arrivano illegalmente sul territorio inglese. I criteri di accesso regolare sono, però, estremamente selettivi e restrittivi. Per questo motivo la rotta migratoria che attraversa il Canale, seppur rischiosa, è l’unica opzione possibile per le persone in cerca di protezione internazionale.  Nel 2022, il 45% delle richieste di asilo nel Regno Unito è arrivata da migranti sbarcati sul territorio inglese dopo aver navigato la Manica 4.

Il numero di persone che la attraversano aumenta di anno in anno. I dati del Ministero della Difesa inglese riportano che, dall’1 al 21 gennaio 2024, già 621 migranti si sono imbarcati sulle “small boats”. Il governo inglese ha risposto a questo fenomeno in modo simile a molti altri Paesi europei: creando un deterrente. A partire dal giugno del 2022, quando è entrato in vigore il Nationality and Borders Act (NABA) 5, entrare “illegalmente” nel territorio inglese può portare all’arresto e, successivamente, alla detenzione.

Il rapporto «No such thing as justice here» riporta che, nel corso del primo anno di vita del Nationality Borders Act, 240 persone sono state processate per “ingresso illegale” e 49 per aver facilitato l’arrivo delle “small boats”.

Questi due nuovi crimini istituiti dal NABA vengono perseguiti in modo differente. 

Nella sezione 24 dell’Atto si stabilisce che l’”arrivo” senza autorizzazione è un reato penale la cui condanna può portare fino a 4 anni di detenzione. 

Per quanto riguarda la “facilitazione”, la questione si fa più complessa. In primis, per “facilitatori” vengono intese le persone alla guida dei gommoni sui quali decine e decine di migranti tentano la traversata del Canale. La sezione 25 elimina la distinzione di trattamento tra coloro che prendono in mano il  timone per ricevere un compenso economico, fatto di cui è comunque difficile trovare delle prove in sede di processo, e coloro che si ritrovano a farlo forse solamente perché i soli con una minima esperienza di navigazione. Dal 2022, in entrambi i casi, la massima pena è l’ergastolo.  

La compatibilità di queste misure con varie fonti di diritto internazionale, in particolare con l’Articolo 31 della Convenzione di Ginevra, è stata messa in discussione dai membri di entrambe le camere del Parlamento inglese in sede di discussione del NABA.

L’UNHCR si è espressa in merito dichiarando che qualunque misura che abbia l’intento di penalizzare l’immigrazione irregolare e le reti di smuggling non debba colpire i richiedenti asilo e i rifugiati che agiscono per assicurare la sicurezza propria e quella d’altri. Il Governo inglese ha risposto sostenendo che tali misure non vogliono colpire chi è «genuinamente in cerca di asilo», ma sono necessarie per fermare gli sbarchi. Non ci sono, però, evidenze del fatto che la criminalizzazione dell’immigrazione e del ruolo degli scafisti possa essere un deterrente efficace. Così come l’Italia e l’Europa tutta, Il Regno Unito si è imbattuto in una guerra contro lo smuggling che colpisce direttamente chi dovrebbe, invece, essere tutelato.

Nel rapporto si sottolinea che: «Nonostante la retorica del Governo, sia la Sezione 24 che la Sezione 25 colpiscono persone senza alcun coinvolgimento nei gruppi criminali. Colpiscono persone che sono state sfruttate nel corso della loro ricerca di sicurezza, e persone che assumono un certo ruolo con l’intenzione umanitaria di assicurare un passaggio sicuro sia per loro stessi che per le persone con cui si trovano in viaggio».

Nei fatti non tutti coloro che sbarcano nel Regno Unito con le “small boats” sono sottoposti ad arresto. I criteri di selezione sono piuttosto vaghi e lasciano un’ampia discrezionalità alla polizia di frontiera. 

Il rapporto documenta una condizione di generale confusione e inadeguatezza procedurale dei processi legali, osservata nello specifico presso il Tribunale di Folkestone. Assenza di interpreti, difficoltà nella comunicazione con gli avvocati, mancanza di capacità degli stessi di gestire le vulnerabilità specifiche di soggetti migranti. Queste sono le condizioni in cui avvengono i processi che si concludono con sentenze di detenzione. Una durata media di 9 mesi per “arrivo illegale”, un minimo di 12 mesi per persone con un “background migratorio” e 3 anni per i cosiddetti “facilitatori”. 

Particolarmente significativo nel dimostrare l’ingiustizia legale di questo contesto è il fatto, accertato da diverse organizzazioni a supporto dei rifugiati, che nei penitenziari per adulti siano reclusi anche dei minori. 

Giovani richiedenti asilo classificati come adulti a causa di errori avvenuti nel processo di accertamento dell’età. Processo che viene effettuato dall’Home Office di Dover, il principale punto di sbarco delle “small boats”. L’organizzazione Humans for Rights Network ha individuato 14 minori non accompagnati, la maggior parte dei quali con origini Sudanesi e Sud Sudanesi, reclusi nel carcere per adulti di Elmely.

Già sei mesi fa, in un articolo del Guardian 6 si parlava di un appello all’Home Office affinché desse il via ad un’investigazione sul tema e provvedesse al rilascio di tutti i presunti minori. Lo scorso anno sono emerse prove della presenza di persone detenute nel carcere di Elmely accusate di pedofilia e crimini sessuali.

Human for Rights Network ha osservato e riportato la gravità delle conseguenze che la detenzione di questi minori ha sulla loro salute psicofisica. «Quando gli adolescenti arrivavano in prigione, immediatamente smettevano di mangiare, smettevano di comunicare. Hanno spostato un ragazzo giovane al quarto piano insieme a prigionieri ad alto rischio. […] Ha smesso di mangiare. […] Prima era in buona salute. Dopo un mese, ha iniziato a diventare molto magro. Ha iniziato ad avere problemi di salute mentale. Pensava che le guardie fossero lì per ucciderlo, mandate da persone del suo paese», testimonia Zayan nel rapporto «No such thing as justice here».

Maddie Harris, direttrice e fondatrice di Human for Rights Network ha dichiarato: «Dovrebbe essere chiarito che né gli adulti né gli adolescenti dovrebbero essere criminalizzati per essere arrivati nel Regno Unito in cerca di asilo, un reato evidentemente in contrasto con le convenzioni sui rifugiati».

«No such thing as justice here» spiega nel dettaglio l’impatto umano di questa strategia di criminalizzazione: evidenzia l’ingiustizia dei processi, la condizione disumana delle reclusioni e i suoi effetti lesivi della salute mentale di persone vulnerabili. Di fronte all’assenza di prove che questi arresti e queste detenzioni possano avere un effetto deterrente, cade qualunque giustificazione a difesa di tali politiche. 

A chiudere il report è un appello all’immediata interruzione di questa pratica che viola il diritto internazionale e non fa altro che causare sofferenza di persone che arrivano al confine «in cerca di sicurezza o di una vita migliore». 

  1. Leggi il rapporto
  2. Questo rapporto è stato pubblicato da Border Criminologies e dal Centre for Criminology dell’Università di Oxford. Border Criminologies è una rete internazionale di ricercatori, operatori e persone che hanno vissuto l’esperienza del controllo delle frontiere
  3. Prime Minister Rishi Sunak: My Plan to Stop the Boats (video)
  4. How many people cross the Channel in small boats and how many claim asylum in the UK?, BBC (23 gennaio 2024)
  5. What is the Nationality and Borders Act?, Refugee Council
  6. Children reaching UK in small boats sent to jail that houses adult sex offenders, The Guardian (agosto 2023)

Anna Bonzanino

Studentessa dell’Università di Padova. Sono al secondo anno del corso di laurea in scienze politiche, Relazioni internazionali e Diritti umani.