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La Tunisia non è un paese sicuro, riconosciuta la protezione speciale al richiedente

Tribunale di L'Aquila, decreto del 26 febbraio 2024

Ph: Arianna Poletti

Il Tribunale di L’Aquila, in accoglimento del ricorso proposto da un cittadino tunisino, nel riconoscere la protezione speciale al medesimo, si sofferma sulla reale situazione oggi presente in Tunisia, non mancando di contestarne l’inserimento nella lista dei “Paesi sicuri” di cui al D.M. 17.3.2023.

Nel sottolineare e rivendicare come le posizioni del Tribunale, sulla situazione della Tunisia, siano antitetiche rispetto a quelle prospettate dall’Amministrazione, il Collegio Giudicante si sofferma sulle fonti specificatamente analizzate, ponendo alla luce le seguenti situazioni oggettivamente registrate in Tunisia:

  • Deterioramento del tasso di democraticità;
  • Violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
  • Magistratura non indipendente;
  • Arresti di massa;
  • Assenza di tutele per migranti, richiedenti asilo e rifugiati;
  • Seria crisi economica in atto;
  • Emergenza climatica ed ambientale in atto;

Il Tribunale, dunque, passando in rassegna le fonti consultate, così motiva in ordine alla decisione assunta:

“In primo luogo il ricorrente, in disparte il profilo della documentazione lavorativa prodotta (…), proviene dalla Tunisia, Paese che solo formalmente è inserito nella lista del Paesi c.d. di origine sicura (cfr.: “Superare il mito della “sicurezza” in Tunisia – Asgi) Invero nel recente periodo, si sono verificati in Tunisia eventi che hanno deteriorato il tasso di democraticità del Paese e una palese violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Segnatamente:

  • a) per ciò che attiene all’indipendenza della magistratura, il provvedimento di reintegrazione di 49 su 57 magistrati, sospesi il 9 agosto 2022 dal TAR di Tunisi, a oggi è rimasto ineseguito (cfr. Dismissal of judges: Administrative Court suspends implementation of some rulings; Tunisia: Reinstate revoked judges and prosecutors);
  • b) il 12 febbraio 2023, gli arresti di massa compiuti hanno visto coinvolti due giudici oggetto del provvedimento destituivo dell’agosto 2022 (cfr. la polizia tunisina arresta ex giudici licenziati dal presidente, dicono avvocati e media | Reuters). Il Presidente della Tunisia ha, poi, con riferimento agli arresti politici, affermato, riferendosi ai magistrati arrestati, che chiunque avesse “osato esonerare” dalle loro responsabilità gruppi criminali sarebbe stato considerato loro “complice” (v. Indagini per reati infondati: nuovo giro di vite in Tunisia; Tunisia: President Intensifies Attacks on Judicial Independence);
  • c) con riferimento alle elezioni svoltesi il 17 dicembre 2022, il comitato esecutivo dell’ISIE (organo indipendente di controllo delle elezioni) è stato sostituito da SAIED con persone di sua fiducia (v. Tunisia: Rapporto Paese 2023 sulla libertà nel mondo | Casa della Libertà: freedomhouse.org). Pertanto, le successive elezioni parlamentari del dicembre 2022, così organizzate, hanno registrato una partecipazione inferiore al 9% degli aventi diritto al voto (…);
  • d) il 14 settembre 2023, la Tunisia ha vietato l’ingresso nel Paese a una delegazione del Parlamento Europeo (La Tunisia ha vietato l’ingresso nel paese a una delegazione del Parlamento Europeo – Il Post); e) l’ordinamento della Tunisia non contiene una disciplina “dedicata alla concessione dell’asilo o dello status di rifugiato”. Sotto tale aspetto, l’UNHCR, in data 27 giugno 2023, ha espresso profonda preoccupazione “per la sicurezza e il benessere di centinaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia, che rimangono bloccati in condizioni terribili a seguito del loro allontanamento in aree remote e desolate vicino ai confini del Paese con Libia e Algeria (UNHCR and IOM appeal for urgent solutions for refugees and migrants stranded in Tunisia and Libya borders). Tale preoccupazione, in data 17.07.2023, è stata condivisa dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, in una relazione relativa alla conclusione di un memorandum d’intesa tra i paesi Unione Europea e Tunisia (cfr. European states’ migration co-operation with Tunisia should be subject to clear human rights safeguards). Successivamente, in data 05.09.2023, anche il mediatore europeo ha aperto un’indagine di propria iniziativa su come la Commissione europea intendesse garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti in Tunisia (Strategic initiative SI/5/2023/MHZ on how the European Commission intends to guarantee respect for human rights in the context of the EU-Tunisia Memorandum of Understanding). Anche l’Alto Commissariato per i diritti umani ha espresso serie preoccupazioni per il deterioramento dei diritti umani in Tunisia (Press briefing notes on Tunisia).
    Secondo l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, ISPI:” Molti esperti e organizzazioni internazionali hanno sottolineato che il nuovo ordinamento farebbe registrare un passo indietro nel paese quanto alla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, oltre a indebolire l’indipendenza del potere giudiziario”. (Tunisia: transizione democratica a rischio).
    La relazione sui diritti umani redatta dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America, con riferimento alle questioni più significative in tema di diritti umani, ha riferito: “torture da parte di agenti governativi; arresti o detenzioni arbitrarie; seri problemi con l’indipendenza della magistratura; gravi restrizioni alla libertà di espressione e dei media, inclusi arresti o procedimenti giudiziari di giornalisti, censura o applicazione o minaccia di applicazione di leggi penali sulla diffamazione per limitare l’espressione; corruzione del governo; discriminazione e abusi sociali; reati che comportano violenza o minacce di violenza nei confronti di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali; leggi che criminalizzano la condotta sessuale omosessuale consensuale tra adulti e l’applicazione di tali leggi; e le peggiori forme di lavoro minorile ”(USDOS – US Department of State, cit.).

Infine non può essere dimenticato che la Tunisia sta vivendo altresì una seria crisi economica e un forte malcontento sociale (Tunisia: la crisi economica e il ritorno dell’autoritarismo; Tunisia: la crisi politica-sociale-economica e la guerra agli “irregolari”).

Quanto appena riferito consente al Tribunale, a cui come detto non sfugge la circostanza per la quale la Tunisia risulti inserita nella lista dei Paese sicuri di cui al D.M. 17.3.2023, di addivenire, in riferimento a tale Stato, a conclusioni antitetiche a quelle offerte dall’Amministrazione. Procedendo, quindi, alla valutazione comparativa tra la situazione che il richiedente ha in Italia e quella che esso ha vissuto prima della partenza e in cui si troverebbe a vivere in caso di rientro, risulta un’effettiva e incolmabile sproporzione tra i due contesti di vita nel godimento dei diritti fondamentali che costituiscono presupposto indispensabile per una vita dignitosa.

Pertanto, il Paese d’origine del richiedente (Tunisia), pur non essendo connotato da violenza armata generalizzata, è però connotato da una grave deprivazione dei diritti umani e il richiedente, in caso di rimpatrio forzato, sarebbe sottoposto a un sicuro pregiudizio, in quanto sarebbe coattivamente ricondotto a una situazione personale di precarietà e incertezza. In secondo luogo con riferimento alla situazione climatica e ambientale della Tunisia, essa è uno dei Paesi del Mediterraneo meridionale maggiormente colpiti dalla desertificazione. Il 30% / 40% del territorio è desertificato mentre, come riferisce il rapporto di sintesi del piano nazionale di lotta contro la desertificazione del governo tunisino (2018-2030), circa l’80% del territorio del Paese maghrebino è caratterizzato da un’aridità dominante che spiega la sua maggiore vulnerabilità alle variazioni climatiche combinate con attività che non rispettano l’ambiente. Tale fenomeno è conseguente a un’alterazione dell’equilibrio ecologico che si riflette in un calo della produttività degli ecosistemi, cioè della fertilità del suolo, della copertura vegetale, dei pascoli e della biodiversità.

Si tratta di un processo devastante che mette in pericolo la sicurezza alimentare, la biodiversità e, di conseguenza, la pace sociale. La minaccia della desertificazione è particolarmente martellante nelle zone della Tunisia meridionale e centrale ma anche in territori meno esposti all’aridità come la Dorsale e parte del Tell settentrionale. Inoltre, le ricerche più recenti hanno mostrato che gli ecosistemi naturali tunisini sono attualmente in condizioni di degrado avanzato con una copertura vegetale generalmente insufficiente, una struttura squilibrata e una funzione produttiva molto debole (Tunisia: il 30-40% del territorio è desertificato).

Si ringrazia l’avv. Gaetano Litterio per la segnalazione e il commento.