Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Manifesto di Rabat

Conferenza non governativa euro-africana sulle migrazioni, i diritti fondamentali e la libertà di circolazione.

Noi, attori delle società civili dell’Africa subsahariana, dell’Africa del Nord e dell’Europa, riuniti in conferenza non governativa euro-africana il 30 giugno e il 1 luglio 2006 a Rabat, indignati dalla guerra ai migranti che cresce anno dopo anno, lungo le coste mediterranee ed atlantiche, rifiutiamo la divisione dell’umanità tra quelli che possono circolare liberamente sul pianeta e quelli a chi è vietato, rifiutiamo inoltre di vivere in un mondo dalle frontiere sempre più militarizzate che segmentano i nostri continenti e vogliono trasformare ogni gruppo di paese in fortezza.
Dato che il rispetto di questo diritto fondamentale che è la libertà di circolazione, come viene enunciata nell’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani di 1948, è una premessa all’esercizio degli altri diritti fondamentali e che questo articolo ponendo come un diritto fondamentale la possibilità di potere lasciare il proprio paese, significa necessariamente quello di potere installarsi in un altro paese;
Considerando che le restrizioni attuali alla libertà della circolazione restringono unicamente i più poveri e sono il riflesso non solo della crescita dei nazionalismi xenofobi ma anche della paura elitaria delle popolazioni sfavoreggiate;
Considerando che, contrariamente a quanto si pensa di solito, e come lo ha riconosciuto la Cnuced [Conferenza delle Nazioni unite per il commercio e lo sviluppo] nel suo rapporto del 2004, è ancora l’Africa che finanzia l’Europa mentre gli scarti di reddito procapite tra Europa e Africa continuano ad accrescersi;
Considerando che le politiche sulla sicurezza fanno credere che le migrazioni sono un problema e una minaccia mentre costituiscono da sempre un fenomeno naturale che lungi dall’essere una calamità per i paesi sviluppati, costituiscono un apporto economico e culturale fondamentale;
Considerando che le misure sulla sicurezza non bloccheranno i flussi migratori, indotti da molteplici fattori, e che le esperienze storiche di libera circolazione delle persone hanno mostrato di non limitare né la sovranità né la sicurezza degli stati che sono soprattutto minacciati oggi dalla libera circolazione dei capitali;
Considerando che il rispetto della dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 rimane un obiettivo che deve essere perseguito dall’adozione di misure che mirano ad instaurare la libertà di circolazione e la riabilitazione del diritto di asilo da una parte, e il rispetto effettivo del diritto allo sviluppo d’altra parte;
Esigiamo:

1) La rinuncia all'”ideologia securitaria” e repressiva che orienta oggi le politiche migratorie, in particolare «l’esternalizzazione» dell’asilo e dei controlli alle frontiere, alla criminalizzazione delle migrazioni, oltre a qualunque legge razzista, xenofoba o discriminatoria.
2) La rifondazione delle politiche migratorie sulla base del rispetto dei diritti umani, di una reale uguaglianza di diritti delle persone vivendo sullo stesso territorio e, nell’immediato, della regolarizzazione di tutti i migranti sans papiers.
3) La depenalizzazione del delitto di soggiorno irregolare e dell’aiuto alle persone costretto a questo tipo di soggiorno.
4) L’annullamento degli accordi di riammissione delle persone espulse e l’abbandono di ogni negoziato tra gli stati che vanno in questo senso.
5) La soppressione dei visti di corto soggiorno, di ogni ostacolo posto all’uscita di un territorio, e la giustificazione dettagliata e controllata dei rifiuti di visti con una stretta simmetria di condizioni africane ed europee di rilascio di questo tipo di visto.
6) La chiusura di ogni luogo di chiusura e altri dispositivi di blocco delle persone alle frontiere.
7) L’abolizione di ogni misura che fa ostacolo al ricongiungimento familiare.
8) L’applicazione completa e sincera di ogni strumento di protezione internazionale per non ridurre il diritto di asilo ad una semplice finzione.
9) La concessione sistematica ad ogni rifugiato statutario di una completa libertà di circolazione e di installazione e di una protezione attraverso il mondo.
10) La rifondazione finanziaria e giuridica del Hcr [Alto commissariato ai rifugiati] in modo che protegga effettivamente i richiedenti asilo e i rifugiati e non gli interessi dei governi che lo finanziano.
11) La ratificazione della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, la sua integrazione nelle leggi nazionali, la ratificazione delle convenzioni dell’organizzazione internazionale del lavoro e in particolare le convenzioni 143 e 97, oltre alla
12) Che ogni negoziato euro-africano sia basato sul principio di uguaglianza degli interlocutori e che i dirigenti africani, che hanno così poco difeso gli interessi delle loro popolazioni, assumino in pieno le loro responsabilità, rimettendo in questione gli accordi di partnership euro-africani.
13) L’attuazione di meccanismi di sovranità alimentare e la soppressione degli accordi che ipotecano il futuro dell’agricoltura africana.
14) La soppressione delle condizioni imposte ai paesi africani e in particolar modo quelle del subappalto della lotta contro le migrazioni.
15) L’annullamento senza condizioni del debito dei paesi del sud e il rimpatrio dei loro averi posti in banche straniere.

Rabat, il 1 luglio 2006