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Photo credit: Maria Palmieri

Borgo Mezzanone: i fondi del PNRR siano usati in progetti efficaci e non lascino indietro nessuno

Nell'assemblea emergono speranze e preoccupazioni soprattutto per chi è senza documenti

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Il 1° aprile, insieme all’associazione No Cap, e al Quotidiano L’Attacco, siamo andati alla Pista Aerea di Borgo Mezzanone, a qualche chilometro dall’omonima frazione di Manfredonia (FG), dove sorge l’insediamento informale più grande d’Italia. Eravamo lì per seguire e partecipare all’assemblea “La chimica del ghetto. Perc finirla con la Pista di Borgo Mezzanone” tra gli abitanti dell’insediamento, le organizzazioni e le istituzioni coinvolte nello stanziamento di 53 milioni di euro del PNRR, in arrivo dall’Europa per l’eliminazione dei ghetti.

L’assemblea si è svolta nella chiesa “The Garden of Jesus”. La strada su cui si affaccia la chiesa era piena di commozione, macchine e motorini passavano su e giù, molte persone si fermavano per vedere cosa stava per cominciare, o per entrare e prendere posto in una delle tante sedie di plastica adibite per l’evento. Con l’arrivo del sindaco, della polizia municipale, e di tutte le persone invitate a partecipare, la sala si è presto riempita, e l’assemblea è iniziata con l’introduzione di tutte le persone presenti.

Si sentiva che questo incontro era un evento d’importanza pratica e simbolica, per entrambe le parti. Nessun sindaco di Manfredonia aveva mai messo piede nella Pista di Borgo Mezzanone fino ad oggi, ed era la prima volta che le istituzioni locali si interfacciavano ed incontravano direttamente gli abitanti del ghetto, per un progetto di riqualifica così significativo.

Lì, ad attendere gli ospiti di questa assemblea, c’erano i rappresentanti della comunità della Pista, tra cui il parroco della chiesa, l’imam della moschea, e alcuni dei personaggi di rilevo che hanno abitato nell’insediamento per oltre 15 anni, e che con il tempo sono divenuti punti di riferimento per la loro comunità. Ma c’erano anche vari abitanti che, interessati al futuro del loro insediamento e delle loro vite, erano venuti per ascoltare e partecipare, nella speranza che questa potesse essere un’occasione per cambiare qualcosa.

Durante le 3 ore e mezza di assemblea, si sono susseguiti gli interventi degli abitanti, dei rappresentanti dei collettivi e delle organizzazioni, e tutte le figure istituzionali lì presenti per negoziare un piano di azione per i prossimi mesi.

Dagli abitanti del ghetto, e dai loro rappresentati, è emerso che le esigenze più stringenti hanno a che fare con i documenti, ed il permesso di soggiorno, con la possibilità di avere un lavoro ed un contratto regolare, e con la possibilità di vivere in un ambiente salubre, che rientri negli standard minimi di abitabilità sanciti dalle Nazioni Unite.

Dall’altro canto, il sindaco sosteneva l’importanza di non rendere la Pista di Borgo Mezzanone una realtà consolidata ed in espansione, ma di mantenerla come realtà in transizione. Il piano che propone il municipio di Manfredonia, è un progetto di inclusione che, con l’aiuto del Dipartimento di Architettura del Politecnico di Bari, prevede il ricollocamento delle persone che abitano l’insediamento informale in dei borghi in via di spopolamento nell’area circostante.

Inoltre, sviluppando questo percorso in maniera progressiva, il municipio ha previsto lo sviluppo di una rete di servizi e di infrastrutture volte a rendere possibile l’accesso ai diritti economici, sociali e culturali agli abitanti della Pista.

Tuttavia, il grande timore delle comunità che vivono nell’ex pista aerea è che questi aiuti non arrivino a tutte e tutti, e che diventi un altro espediente per spendere soldi in progetti inefficaci. «Il 50% delle persone che vivono qui non hanno i documenti» era una frase emersa più volte dagli interventi degli abitanti, «c’è il rischio che metà delle persone qui non possano accedere a questi progetti, e che vengano lasciate indietro».

A questo, il sindaco, la provincia e le istituzioni coinvolte non hanno riuscito a dare una vera risposta, se non la promessa di cercare di unirsi ai residenti in una voce corale che interpelli in Governo, per una sanatoria ad hoc che regolarizzi tutte le persone nel ghetto.

La vasta partecipazione, sia da parte degli abitanti, che da parte delle organizzazioni ed istituzioni, è un ottimo segnale che dimostra la potenzialità di questo progetto, ma il rischio di perdere tutto è alto. Il sindaco, i suoi collaboratori, e tutti gli organi coinvolti dovranno dimostrare di essere in grado di stabilire un piano di azione ed un progetto che sia approvato dall’Unione Europea, per non perdere tutti i fondi. Oltre che essere in grado di spenderli efficacemente ed in modo da risolvere la questione.

Rimane da vedere se le voci delle comunità che vivono sulla Pista verranno ascoltate, e se ci saranno dei lavori imminenti per sanificare l’insediamento informale, che ora rimane completamente scollegato dal tessuto urbano, inondato di rifiuti, e in condizioni igienico sanitarie precarie.

Questo spirito di collaborazione iniziale ha il potenziale per superare questi primi livelli, e mettere in moto dei cicli virtuosi che possono fare da esempio, se si riesce a sviluppare un progetto che tenga conto sia delle esigenze immediate degli abitanti della Pista di Borgo Mezzanone, sia delle istituzioni che vogliono stabilire dei percorsi di inclusione che possano facilitare e migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone che vivono nella Pista.

Nelle prossime settimane, e nei mesi a venire seguiremo da vicino la vicenda, per mantenere accesa l’attenzione, e per documentare come il comune di Manfredonia si muoverà, e se sarà veramente in grado di stabilire un rapporto di collaborazione e di ascolto con le comunità che sono al centro del progetto fondato dall’Unione europea.

Leone Palmeri

Sono un antropologo basato in centro Italia, specializzato in diritti umani agricoltura e migrazione, con esperienze in organizzazioni internazionali, le nazioni unite e con organizzazioni non governative locali che lavorano sulle intersezioni tra migrazione ambientalismo ed agricoltura. Sono madrelingua inglese ed italiano, amo viaggiare, e nel mio tempo libero scrivo articoli sui contesti migratori che mi circondano.