Il Tribunale amministrativo delle Marche ha sospeso nei giorni scorsi con apposita sentenza, la revoca del permesso di soggiorno comminata otto mesi fa dalla Questura di Ascoli, a due gruppi di immigrati tunisini venuti a lavorare nei primi mesi dell’anno in un azienda del nostro territorio, con un contratto annuale definito di “stage”.
E’ il clamoroso sviluppo giudiziario di un caso che da gennaio ad aprile di quest’anno balzò agli onori della cronaca per via di strani e ripetuti arrivi, e poi di rapide e successive partenze, da un appartamento di Colli del Tronto, di ragazzi attirati in Italia dalla Tunisia, con la promessa un lavoro facile e regolare presso una fabbrica metalmecannica della zona.
Il lavoro invece, camuffato da stage, era sottopagato e soprattutto privo di garanzie e diritti, fino al punto di provocare ogni volta la rottura quasi immediata del rapporto fra le parti (in due mesi, e non un anno) al momento in cui gli extracomunitari chiedevano spiegazioni sulla loro posizione e volevano indietro il loro passaporto. Rottura che causava con una velocità sospetta, la revoca del permesso di soggiorno da parte delle autorità preposte, con contestuale espulsione dei tunisini dal territorio nazionale.
Solo l’intervento tenace, specie nello scenario attuale, di tre giovani avvocati provocava un inceppo nello strano e apparentemente fluido tourn-over, fino ad arrivare alla sentenza sospensiva del Tar di alcuni giorni fa, che stabiliva il diritto dei lavoratori stranieri ad riavere il loro permesso di soggiorno.
«Per otto mesi questi ragazzi sono stati costretti a rendersi clandestini nel nostro Paese -commenta l’avvocato Andrea Rosenthal, che con i colleghi Manuele Maffei e Andrea Bartolomei ha seguito la vicenda- senza avere nessuna colpa. Ora noi chiederemo il risarcimento dei danni alla Questura, che ha palesemente violato la legge sull’immigrazione, oltre naturalmente alla riconsegna rapida, entro una settimana, al massimo dieci giorni del permesso di soggiorno».
Questo è tutto ciò che è accaduto sul fronte della giustizia amministrativa. Dal lato penale del caso invece, la Procura di Ascoli ha chiesto l’archiviazione del procedimento, ritenendo non perseguibile il comportamento dell’azienda metalmeccanica che ha “utilizzato” i tunisini in questione, ogni volta per due mesi o poco più, nonostante il contratto in essere.
«Un ipotesi che ci sconcerta – hanno commentato i legali degli extracomunitari – soprattutto per quanto è stato chiarito e provato con apposita documentazione, riguardo all’intero sviluppo della questione. Per tali motivi abbiamo già deciso di fare opposizione verso questa decisione». E’ probabile che la vicenda, anche per ulteriori arrivi che, secondo gli avvocati ma anche un rappresentante degli immigrati in zona, sarebbero continuati ad avvenire di recente nella Vallata del Tronto – sempre a fini di sfruttamento della manodopera straniera e non solo nell’ambito del settore metalmeccanico – possa comportare altri e importanti sviluppi.
da Il Messaggero del 10 dicembre 2003
Il Tar dà ragione agli extracomunitari, sospesa la revoca dei permessi di soggiorno a un gruppo di immigrati tunisini di Marco Traini
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