Non solo, anche l’ostetrica o qualcuno che ha assistito al parto può denunciare la nascita del bambino (oggi una pratica usata soprattutto quando i genitori non intendono riconoscere il bebé), ma su questo aspetto la nota del Viminale non fornisce ulteriori precisazioni. Infine, secondo l’Associazione nazionale studi giuridici, che ha inviato un appello a Governo e Regioni, alle madri e ai padri potrebbe essere consentito registrare il figlio senza bisogno di mostrare alcun documento di soggiorno alla Direzione sanitaria di cliniche e ospedale (un ufficio da cui poi i dati vengono trasferiti all’anagrafe) proprio perché il personale “sanitario”, per quanto amministrativo, non può segnalare all’autorità la presenza di un irregolare che si rivolge a un ospedale o a una clinica.
Un escamotage che potrebbe rivelarsi interessante dal punto di vista pratico, un po’ contraddittorio da quello logico, tanto che, proprio in questi giorni, la Direzione sanitaria di Ravenna avrebbe ricevuto dagli uffici di via Berlinguer l’indicazione, a partire dall’8 agosto, di chiedere il documento di soggiorno a tutti i genitori stranieri che vadano a denunciare la nascita di un figlio. In mancanza di tale documento, la registrazione non potrà avvenire, con buona pace, per il momento almeno, dell’Asgi. Comprensibile dunque le preoccupazioni di immigrati, associazioni e anche dell’assessore Giovanna Piaia, con la delega sia all’anagrafe che alle pari opportunità: «Su questo tema stiamo lavorando da tempo insieme alle associazioni perché vogliamo assolutamente proteggere le donne in gravidanza. E’ importante spiegare bene le possibilità che esistono perché le donne, tutte le donne, devono continuare a rivolgersi alle strutture sanitarie. Il mio auspicio è che il ministro Maroni che ha parlato di inutili allarmismi dimostri nei fatti che il diritto delle donne e dei bambini sarà salvaguardato in ogni modo».
da Ravenna&dintorni - 6 agosto 2009
Ravenna – Il rischio dei “bambini fantasma”: il governo nega, le anagrafi aspettano…
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