Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Da www.fondazioneleonemoressa.org

Crisi: 70% in più i disoccupati stranieri

Nelle aree del Nord l’aumento più evidente. Ma gli immigrati hanno più probabilità di reimpiego

Dall’inizio della crisi il numero di disoccupati stranieri è cresciuto quasi del 70% a livello nazionale, contro un dato (comunque preoccupante) del +29,4% degli italiani. La situazione risulta più problematica al Nord con tassi di disoccupazione straniera in ascesa costante. Ma gli immigrati hanno maggiori capacità degli italiani di rientrare nel mercato del lavoro dopo un periodo di disoccupazione. Questi alcuni dei risultati di uno studio della Fondazione Leone Moressa che ha analizzato i dati Istat del mercato del lavoro aggiornati al primo trimestre 2010.
Se si analizzano i singoli status lavorativi, si osserva come nel periodo considerato, sia aumentato comunque il numero degli occupati immigrati (+10,2%), ma non con lo stesso ritmo di crescita della forza lavoro (+15,4%). Gli aumenti sono stati prevalentemente indirizzati alla creazione di posti da dipendente (+12,3%) a scapito del lavoro autonomo (-1,4%) e dei collaboratori (-3,7%). Per quanto concerne gli italiani il segno di tali variazioni è sempre negativo, specie se si tratta di occupazione meno stabile, come i collaboratori o i dipendenti a tempo determinato.

Peso degli stranieri nel mercato del lavoro: la crisi e i cambiamenti demografici avvenuti nell’ultimo biennio hanno modificato il peso degli stranieri all’interno degli status lavorativi: da una parte la sempre maggior presenza di stranieri nel territorio nazionale ha portato gli stranieri a pesare sempre di più nelle forze lavoro (dal 7,6% si è passati all’8,8%). Ma dall’altra, l’evento recessivo ha causato un aumento degli immigrati nelle fila dei disoccupati: in particolare se prima della crisi il 9,9% di tutti i disoccupati era straniero, ora si tratta del 12,6%. Gli immigrati occupati comunque continuano ad essere maggiormente inquadrati come dipendenti (si tratta dell’86,4% di tutti i lavoratori), e in proporzione di più rispetto agli italiani, con contratti di dipendenza a termine (14,4%).

I tassi di disoccupazione e i nuovi disoccupati: se generalmente l’Italia è caratterizzata da tassi di disoccupazione più alti al Sud, occorre registrare il fenomeno opposto se ci si riferisce alla manodopera immigrata: la crisi infatti ha fatto lievitare i tassi di disoccupazione degli stranieri molto più nel settentrione che nel meridione. Addirittura in alcune regioni del Nord il differenziale con la popolazione italiana è di oltre dieci punti percentuali (vedi Piemonte, Trentino Alto Adige, Friuli V.G., Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Marche). Se ci si sposta verso il Sud il rapporto si capovolge. A livello nazionale, comunque, il tasso di disoccupazione straniero si attesta nel primo trimestre 2010 al 13% contro l’8,7% degli italiani.
Se si parla di dati assoluti, la crisi ha creato oltre 117mila nuovi disoccupati stranieri, pari al 20,7% del totale della nuova disoccupazione. Anche in questo caso l’analisi a livello regionale permette di affermare come nelle aree Settentrionali il peso degli immigrati senza lavoro sia molto superiore rispetto al Mezzogiorno: in media il 43,5% al Nord contro il 4,9% del Sud.

Lo status lavorativo da un anno all’altro: considerando il cambiamento di status nell’arco dell’ultimo anno (ossia incrociando la condizione lavorativa al 1° trimestre 2009 con quella del 1° trimestre 2010) si osserva come gli immigrati abbiano più probabilità degli italiani di ritornare occupati dopo un periodo di disoccupazione (33,1% vs 22,4%), principalmente perché gli italiani tendono a scoraggiarsi più facilmente entrando a far parte nelle fila degli inattivi (45,9%). Nonostante ciò il 36,1% degli stranieri che era disoccupato nel 2009 lo è anche nel 2010, contro il 31,7% degli italiani. Questo significa che di fronte alla perdita di lavoro, che comunque colpisce di più gli stranieri, essi riescono comunque ad attivarsi meglio per cercare una nuova occupazione, mentre gli italiani aspettano forse periodi migliori.

Affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa: “la crisi economica ha colpito tutti, ma più gli immigrati. La perdita del lavoro rischia di compromettere la loro presenza regolare nel territorio italiano con conseguenti ricadute sociali. Gli immigrati, perché costretti a lavorare per poter essere in regola, sono infatti più dinamici nella ricerca del lavoro, accontentandosi in molti casi di ricoprire ruoli anche di bassa qualifica. Serve quindi una politica di immigrazione che tenga conto anche di queste esigenze, privilegiando dove possibile l’assunzione di quegli immigrati già presenti nel nostro territorio, ma rimasti senza lavoro a causa della crisi”.

vedere tabelle allegate