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da La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 febbraio 2004

Accoglienza – Dopo 15 anni pochi passi in avanti di Giuseppe De Mola

Lo stato dei centri pugliesi (Centri di permanenza temporanea o Centri di Identificazione) conferma nella sostanza le conclusioni a cui giunge il recente rapporto di Medici senza frontiere.
Per il «Regina Pacis» (Lecce) può essere espresso un giudizio positivo per le strutture, il servizio di orientamento legale – anche se il dato del 40% delle espulsioni annullate fa riflettere sulla leggerezza con la quale i provvedimenti sono adottati dalle autorità competenti – gli standard dell’assistenza sanitaria affidata alla Asl, alcune prassi come l’uscita dal centro di uno straniero le cui condizioni di salute siano incompatibili con il regime di trattenimento (anche se quello stesso straniero può ritrovarsi in un altro Cpt in breve tempo). E tuttavia anche il Regina Pacis condivide i medesimi sintomi del sistema malato: numerosi tentativi di suicidio e di autolesionismo, uso di psicofarmaci quantomeno distorto (fa impressione pensare a persone che sniffano polvere di calmanti sbriciolati), stranieri appena arrivati in Italia – magari con un diniego dello status di rifugiato – che entrano in contatto con altri stranieri coinvolti in traffici illeciti, diventando facile manodopera da assoldare.

A Restinco per mesi i trattenuti sono stati alloggiati in container: in estate durante le nostre visite sentivamo il puzzo di bruciato delle lamiere che si squagliavano al sole. Adesso sono stati trasferiti in una struttura in muratura, con un giardinetto e un campo da calcetto mai utilizzati per il periodo del monitoraggio. Ma ritrovi i soliti mali: poca esperienza dell’ente gestore (come mai il direttore del centro ha una formazione biomedica?), il servizio legale delegato alla Questura di Brindisi senza alcuna tutela per i richiedenti asilo, mediatori culturali che non parlano l’arabo, Asl estromessa dal centro con l’ente gestore in difficoltà persino per il reperimento dei medicinali (ma le cose pare migliorino anche in questo campo), anche per l’estrema esiguità del budget a disposizione (a Brindisi più che altrove l’economicità pare essere stato l’unico criterio preso in considerazione per l’aggiudicazione della gestione del centro).
I centri che Msf chiama «ibridi» – dai centri di prima accoglienza nati con la legge Puglia nel 1995, fino ai centri di identificazione previsti dalla Bossi Fini – presentano preoccupanti affinità con i Cpt.

Il centro di Otranto (Lecce) – dove sono state imposte le grate a tutte le finestre nonostante il parere contrario dell’ente gestore, il Comune – accoglie a regime stranieri destinatari di provvedimento di espulsione non ancora notificato, in attesa di essere trasferiti in un Cpt: dunque in un regime di assoluto trattenimento e senza alcuna convalida da parte di un giudice; la presenza delle forze dell’ordine è massiccia a fronte di soli due operatori dell’ente gestore.

Il centro di Borgo Mezzanone (Foggia) è stato utilizzato più volte in passato per accogliere stranieri già espulsi – con o senza notifica – in attesa di rimpatrio.
A Bari-Palese il regime di trattenimento in occasione dell’ultima procedura accelerata per il riconoscimento dello status di rifugiato sarà stato pure blando come affermato dalla Prefettura di Bari, ma durante i numerosissimi tentativi di fuga le forze dell’ordine hanno pure ripreso qualche fuggitivo riportandolo al centro con maniere più o meno delicate.

In tutti i centri – con l’eccezione parziale di Otranto – l’orientamento legale è delegato alle rispettive Questure o a organizzazioni esterne il cui accesso, però, è sottoposto a forti restrizioni quando si tratta di esercitare strumenti di tutela giurisdizionale. Riguardo l’assistenza sanitaria, soprattutto dove non c’è la Asl, le cure si riducono ai casi di emergenza, quasi nulli gli interventi di secondo livello seppur essenziali.

A distanza di 15 anni dai primi arrivi di massa, i due centri più grossi – Borgo Mezzanone e Bari-Palese – continuano a utilizzare roulotte: i container quando ci sono restano imballati. A Borgo Mezzanone continuano i lavori per la realizzazione di un Cpt all’interno dell’area sinora utilizzata come CdI. La contiguità fisica ha una valenza pratica (centro di identificazione – intervista con la commissione territoriale – diniego dello status – trasferimento nel Cpt attiguo -rimpatrio) e simbolica («I richiedenti asilo sono tutti migranti economici, entrati in Italia clandestinamente, e come tali devono essere rimpatriati»).

*Coordinatore Sud Italia
di Medici senza frontiere