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dal Messaggero Veneto del 31 ottobre 2007

Ferì un operatore del Cpt, è libero

Nuove tensioni al centro di via Udine: una trentina di ospiti sul tetto

Il clandestino era reduce dal circuito carcerario.
All’aggressore tunisino è stato concesso il permesso temporaneo di soggiorno per motivi di salute

Gradisca. Tra rivolte e fughe a scadenza sempre più ravvicinata al Cpt di Gradisca, a far notizia, lo scorso 18 ottobre, era stata la notizia del 34enne operatore di Minerva (la cooperativa isontina che ha in carico la gestione dei servizi interni del centro per immigrati di Gradisca) aggredito e ferito (quattro punti di sutura per ricucire ferite lacero-contuse a entrambe le orecchie) da un immigrato tunisino ospite del Cpt, ma a far discutere sarà probabilmente anche l’epilogo della vicenda.
Con il 34enne operatore ancora in malattia (una seconda visita sanitaria ha riscontrato infatti la necessità di prolungare al paziente lo stato di riposo dopo gli iniziali sei giorni di prognosi indicati dal pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia, dove lo stesso era stato immediatamente trasportato a seguito dell’aggressione), infatti, l’immigrato clandestino tunisino reo dell’aggressione è attualmente libero di circolare sul territorio italiano.
Stando a quanto si è potuto apprendere, infatti, cinque giorni fa il tunisino avrebbe lasciato il Centro di permanenza temporanea per immigrati di via Udine avendo ottenuto il permesso di soggiorno temporaneo per motivi di salute, in quanto riconosciuto mentalmente instabile a seguito dell’esame psichiatrico a cui era stato sottoposto dopo l’episodio. Una vicenda giuridicamente plausibile, ma che fa riflettere alla luce della particolare situazione del protagonista, trasferito al Cpt di Gradisca direttamente dal circuito carcerario, dove era entrato a seguito, sempre stando a quanto si è potuto apprendere, di due denunce per aggressione, entrambe nei confronti di cittadini italiani. Non solo: a sporgere querela per lesioni personali nei confronti del tunisino non sarebbe stato il solo operatore rimasto ferito lo scorso 18 ottobre, ma anche altri cinque suoi colleghi.
Ieri, intanto, nuove tensioni al Cpt, dove, verso le 20, una trentina di immigrati sono saliti sul tetto. Ma operatori e forze dell’ordine li hanno convinti a rientrare quasi subito.
(ma.ce.)


«L’impatto dell’immigrazione è insostenibile per Gradisca»
Dossier Caritas e Migrantes: il sindaco Tommasini sollecita aiuti per una vera politica dell’accoglienza

Gradisca. «La città sta vivendo un momento particolare proprio in collegamento col fenomeno dell’immigrazione, sta provando a crescere in quest’ottica, ma al momento non si può non parlare di problema serio. Un problema per noi sorto con l’avvento del Cpt, un’apertura sempre e categoricamente osteggiata da questa amministrazione. Una contrarietà che invece di una risposta concreta ci ha recentemente portato in regalo un centro di prima accoglienza».
Pensieri e parole del sindaco Franco Tommasini, che oltre al Cpa (ricavato sezionando l’originario Cpt in due aree) ha ricordato la prossima apertura del «Centro di identificazione per richiedenti asilo (Cid). Per una città di appena 6.700 abitanti è un impatto insostenibile».
Nel corso della presentazione del dossier 2007 sull’immigrazione redatto da Caritas e Fondazione Migrantes, svoltasi ieri a palazzo Torriani (in contemporanea nazionale con altre 20 città, tra cui Roma, dove ad assistervi è stato il ministro Amato), Tommasini non ha usato giri di parole per esprimere non solo la forte preoccupazione per il radicale e improvviso mutamento delle abituali dinamiche sociali cittadine provocato dall’entrata a pieno regime del Cpt di via Udine e dall’apertura del Cpa, ma anche e soprattutto la delusione per come Gradisca è stata abbandonata al suo destino.
«Per fare accoglienza seriamente servono aiuti, risorse economiche adeguate e strutture, mentre noi al momento non siamo pronti per sopportare questo impatto. Il centro di via Udine ha creato e sta creando sempre più problemi e preoccupazioni. Come Comune abbiamo subito attinto a una nostra grande risorsa sociale come le associazioni cittadine, che con orgoglio ricordo che sono ben 59, e queste si sono subito attivate proprio in funzione dell’accoglienza e di agevolare l’integrazione degli ospiti del Cpa, che come sappiamo sono liberi di circolare sul nostro territorio dalle 8 alle 20. È ormai palese, tuttavia, che è impossibile l’integrazione, visto che la permanenza di queste persone è temporanea. I problemi sono tanti e tanto è l’aiuto, anche economico, di cui necessita Gradisca per far fronte a questa nuova realtà, ma è proprio qui che sono sorti i problemi. Non dimentichiamo, poi, la questione dei minori, che se intercettati sul nostro comune sono a carico del Comune: regolamento che, come ovvio, comporta per Gradisca un impegno improponibile, vista l’evidente mancanza di strutture adeguate. Non posso nemmeno nascondere, infine, che la libera circolazione degli immigrati del Cpa sta creando problemi nuovi, sconosciuti per Gradisca, e una serie preoccupante di problemi nel nostro contesto sociale e mi auguro che le mie parole non siano fraintese. Problemi che abbiamo già denunciato alla Prefettura. Quello che Gradisca chiede è un aiuto concreto, le promesse non bastano più di fronte a questa nuova realtà».
Marco Ceci