Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Il pds per residenza elettiva

La cosa francamente appare ridicola perché non si può qualificare come lavoratore disoccupato una persona che non potrà più lavorare in vita sua. Si precisa che è addirittura vietata l’iscrizione alle liste di collocamento se la persona interessata è inabile al lavoro, ovvero non è fisicamente in condizione di lavorare.
Esempio pratico – Se si presenta all’iscrizione alle liste una persona che ha un braccio ingessato, il funzionario preposto dovrebbe rifiutarsi di procedere alla stessa. Nonostante ciò la persona di cui al quesito ha ottenuto nel 2001 – grazie ad un escamotage – il rinnovo del pds per il motivo sopra citato.
Successivamente ha ottenuto nel 2002 un pds per un motivo più valido cioè “per residenza elettiva” (si veda il Decreto del Ministero degli Affari Esteri del 12 luglio 2000) che viene rilasciato alle persone che non svolgono nessuna attività economica, ma che dimostrano di avere sufficienti mezzi economici per mantenersi autonomamente.
Si precisa però che nel 2003, secondo la questura la persona interessata non sarebbe stata più in possesso dei requisiti per ottenere altro tipo di permesso, e, quindi, avrebbe dovuto tornare al paese d’origine anche se in Italia ha un decoroso reddito che gli permette di vivere senza lavorare (tra l’altro il fatto di ritornare al proprio paese non farebbe venire meno il diritto di percepire la pensione, ma questo non riguarda la questura) .
La situazione come appena delineata appare sostanzialmente inverosimile perchè in questo caso si dovrebbero applicare pacificamente le disposizioni di cui all’art. 5 comma 5 e 9 del T.U., cui non è stata apportata modifica alcuna dalla legge Bossi Fini. Quindi nemmeno i politici hanno voluto mettere mano a questa norma, considerandola accettabile.
In base a questa norma – come abbiamo già detto nel momento in cui il lavoratore si è trovato invalido e titolare di una pensione, ha avuto ragione a chiedere un pds per residenza elettiva, avendone i requisiti e non potendo svolgere nessun tipo di lavoro.
Tutto ciò senza che vi sia necessità alcuna per l’interessato di tornare al suo paese e, quindi, richiedere un visto, perché nel momento in cui richiede un pds è sufficiente verificare se vi sono i requisiti per poter ottenere il rinnovo dello stesso per un motivo diverso da quello precedente. Quindi ancora una volta la risposta della questura – prima di buon senso e poi in riferimento alla legge – avrebbe dovuto essere il pacifico rinnovo del pds per residenza elettiva, senza rivolgere al soggetto nessun invito a ritornare nel proprio paese.

Anche in questo caso è evidente che si rende necessario fare un ricorso al Giudice amministrativo.