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da Il Messaggero del 14 giugno 2004

Immigrati, intervengono i Comuni di Corrado Giustignani

Altro che rinnovo in 20 giorni, come prevede il Testo unico delle leggi sull’immigrazione. A Roma per il permesso di soggiorno ci vogliono da otto mesi a un anno, a Milano 6-8 mesi. Gli immigrati si mettono in fila all’alba, e debbono andare in Questura tre volte: la prima, per ottenere l’elenco dei documenti e un appuntamento, la seconda per consegnarli, la terza per ritirare il permesso. Nell’attesa, rischia di saltare il ritorno a casa per le ferie estive e persino natalizie.

Il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, per sveltire i tempi, ha proposto di passare le competenze del rinnovo gradualmente ai comuni.«Le elezioni sono passate: parliamone seriamente» ammonisce Fabio Sturani, sindaco di Ancona e presidente della Commmissione immigrazione dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia.
Siete d’accordo, dunque, con la proposta del ministro?
«Certo. La persona immigrata è un cittadino, e ha già una quantità di rapporti con il comune. Anagrafe, asili nido, edilizia pubblica, licenze commerciali. E poi il ministero dell’Interno ha già delegato con successo altri compiti ai comuni, che hanno mostrato di essere all’altezza».
Quali?

« Ges tiamo con 150 comuni, ad esempio, i centri di prima accoglienza dei richiedenti asilo – con circa 2200 posti letto – pero il periodo che va fino all’ottenimento dello status di rifugiato. Anche in questo caso dovrà essere prevista una convenzione tra il ministero e noi».
Avete già avuto contatti con il Viminale?
«Sì. Prima sembrava che il ministero volesse servirsi di Poste Italiane, azienda alla quale aveva già affidato la regolarizzazione. Poi si è rivolto a noi. Ma, se non era una trovata preelettorale, è necessario che si passi ai fatti, aprendo un vero e proprio tavolo di trattative».
Quanti soldi chiedete?
«Non abbiamo potuto ancora quantificare le risorse umane e finanziarie di cui avremo bisogno, ma è ovvio che la convenzione le dovrà prevedere. Con i problemi che abbiamo, come potremmo attivarci gratis?
Giusto che il comune rilasci un permesso di soggiorno?

«Il rinnovo, precisiamo. Il primo permesso rimarrebbe di competenza delle questure. Perché non dovremmo arrivare a questo? L’immigrato vive nel territorio comunale. Piuttosto, ci vorrà una stretta collaborazione con le banche dati del ministero dell’Interno e c’è il problema delle impronte digitali, previste dalla Bossi-Fini. In una prima fase, i comuni potrebbero curare la predisposizione delle domande, collaborando con la questura, come sta brillantemente avvenendo ad esempio a Brescia e a Genova».
Se per l’espatrio valesse la semplice ricevuta della domanda di rinnovo, sarebbero salve le vacanze di migliaia di immigrati «E’ una proposta che Pisanu deve accogliere. Oltretutto c’è un precedente, nel 1998. La Bossi-Fini già complica la vita in molti modi agli stranieri. Nei ricongiungimenti familiari, ad esempio. Tenerli imprigionati in Italia per ragioni burocratiche sembra davvero troppo».