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Lampedusa – I migranti resistono al rimpatrio. Intanto il premier proclama lo Stato di emergenza con la deroga all’ordinamento giuridico

Una nave con 800 migranti è intanto diretta a Catania. Destinazione sconosciuta. Per un centinaio forse pronte un volo per la Tunisia

Sono fuori dall’areoporto di Lampedusa e, dopo la sommossa di ieri, si rifiutano di essere imbarcati sull’aereo che dovrebbe riportarli in Tunisia spegnendo il loro sogno europeo per cui sono stati disposti a rischiare la vita in mare. Sono circa 15 i migranti tunisini che, circondati dai cordoni della Polizia in assetto anti-sommossa, ma anche da un numero considerevole di telecamere e macchine fotografiche sufficiente per il momento a scongiurare azioni di forza, stanno resistendo alla deportazione.

“Vi portiamo a Milano” gli avevano detto gli agenti, ma dopo aver appreso la vera destinazione del volo hanno scelto di resistere passivamente all’imbarco.

Una attivista di Askavusa intanto è stata liberata dopo essere stata trattenuta, probabilmente all’interno del Commissariato dell’Aeroporto, per essersi avvicinata ai migranti destinati al rimpatrio.

Nello stesso momento una nava carica di altri 800 migranti sta per approdare a Catania. Secondo le news d’agenzia circa un centinaio di loro dovrebbe essere successivamente rimpatriato mentre i restanti 700 dovrebbero essere “distribuiti” tra ii vari CIE sulla penisola. Impossibile quanto importante conoscere la loro destinazione. Secondo il decreto per la concessione della protezione temporanea infatti sono esclusi dalla possibilità di ottenere un permesso per motivi umanitari. Difficilmente potranno essere detenuti nei CIE (ufficiali), ancora al collasso nonostante il rilascio di alcuni tra i tunisini trattenuti, avvenuto dopo la concessione dei permessi.

Intanto il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato un decreto che proclama lo Stato di emergenza e prevede «l’ineludibile esigenza di assicurare l’urgente attivazione, in coordinamento con il ministero degli Affari esteri, di interventi in deroga all’ordinamento giuridico» istituendo un vero e proprio stato di eccezione e dando il via alla sospensione delle garanzie previste dello Stato di diritto per i migranti approdati sulle nostre coste: respingimenti, rimpatri collettivi, senza notifiche e diritto di difesa sembrano essere l’obiettivo del decreto.