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Le seconde generazioni di immigrati ed il concetto di metissàge

Tesi di Federica Lombardo

L’analisi di questo lavoro punterà l’attenzione sugli aspetti socio-culturali che caratterizzano la seconda generazione di immigrati, perché i ragazzi stranieri emigranti rappresentano un elemento della fase di stabilizzazione dei cicli migratori che sta diventando parte integrante della società moderna.
E’ innanzitutto importante dare una definizione di seconda generazione di immigrazione e fare un riferimento al dibattito sorto nel tempo attorno a questa terminologia.
Innanzitutto se parliamo di seconda generazione di immigrazione facciamo riferimento ai figli degli immigrati, ragazzi nati in Italia, oppure arrivati nel Paese in tenera età o già in fase adolescenziale.
Oltremodo è parte della seconda generazione di immigrazione chi è figlio di coppie miste (lui immigrato lei no o viceversa), o chi può rientra nella sfera dei minorenni immigrati non accompagnati.
E’ facile notare quindi la vasta casistica attribuibile a questo aspetto del mondo dell’ dell’immigrazione.
La terminologia attinente a questo tema nasce negli Stati uniti agli inizi del Novecento, quando iniziano ad acquisire organicità gli studi sull’immigrazione proveniente dal continente europeo.
Successivamente questa terminologia è entrata in uso anche in Paesi europei come Francia, Gran Bretagna, Spagna e Italia e altri.
La definizione che abbiamo dato delle seconde generazioni di immigrazione ha chiaramente un’impronta generica, ed è la denominazione a cui nel tempo si fa riferimento. In realtà il dibattito è controverso: ogni studioso rileva il proprio punto di vista sull’argomento e di conseguenza sono numerose le sfumature di significato e le interpretazioni soggettive.

Una sorta di classificazione ‘decimale’ delle fasce di eta’ dei ragazzi figli di immigrati emerge con Rumbaut nel 1997. Lo studioso infatti, divide la seconda generazione in
· GENERAZIONE PROPRIAMENTE DETTA (i nati in Italia da genitori immigrati)
· GENERAZIONE 1,5 (figli giunti in Italia dopo la nascita),
· GENERAZIONE 1 (individui immigrati arrivati in Italia in maniera indipendente e non prima dei 15 anni).

I ragazzi delle seconde generazioni sono, a seconda del periodo storico a cui appartengono, sono esponenti della loro provenienza e la loro presenza funziona quasi da punto di riferimento “statistico” per gli studiosi.
Nel momento storico attuale negli Stati uniti ad esempio, vediamo che le seconde generazioni non sono rappresentate più da figli degli europei ma quelli degli ispanici o degli asiatici.
In Francia la seconda generazione è prevalentemente formata da figli dei maghrebini.
In Italia è un fenomeno ancora “in fieri”, in divenire: nei vari contesti cittadini esistono le diverse specificità ma non avendo ancora una visione uniforme di questo fenomeno sociale, si fa riferimento alle diverse realtà locali.
La terminologia attinente alle 2g è stata anche arricchita nel tempo dal concetto di “metissage”, la teoria degli elementi di ibridazione culturale, che provengono dall’educazione e dalla cultura di origine assorbita fin dalla nascita. Questi elementi vengono forniti dai processi di incontro tra differenti culture, che portano il giovane immigrato (o figlio di coppia mista) a ricercare una propria identità all’interno della società dove nascono o che li ospita, per stabilire un approccio con gli abitanti autoctoni della città.
Il dibattito quindi è vivo e quotidiano, per via di molti studiosi che cercano di affinare la definizione di “seconde generazioni” o semplicemente di arricchirla, creando diverse sfaccettature dell’argomento.
Al giorno d’oggi la questione delle cosiddette ‘2 g’ in molti Paesi non è piu’ percepita come un particolare aspetto della migrazione, rientra invece nella sfera di elementi che compongono la società moderna.
In Italia però è un fenomeno in evoluzione. Dagli inizi dell’osservazione sociologica, visto che solo recentemente i processi di stabilizzazione e regolarizzazione degli immigrati hanno iniziato ad aumentare e ad essere magg. visibili all’interno della società, i figli degli immigrati hanno trovato una loro definizione di status non solo dal punto di vista sociale, ma anche legale e amministrativo.
Si cerca quindi di dare attenzione alla questione perché i figli degli immigrati sono in aumento ( secondo le fonti Istat sono circa 400mila oggi e meno di un milione tra dodici anni) e perché rappresentano una delle fasi di evoluzione della società moderna. Inoltre questi ragazzi, ognuno con la propria storia, hanno in comune con chi nasce e vive sempre in una unica società, determinate caratteristiche ed aspirazioni e malesseri (che specificatamente sono poco più accentuati nei ragazzi della seconda generazione, per via del fatto che non appartengono pienamente alla cultura della società dove nascono, ma che allo stesso tempo vivono la fase adolescenziale nella identica maniera dei loro coetanei di nazionalità italiana e questo lo potremo rilevare anche nelle verifiche empiriche riportate in seguito).

A Genova abbiamo circa 30.700 immigrati (Dicembre 2004), e circa un terzo sono ecuadoriani.
A Genova secondo le stime di Paolo Arvati le seconde generazioni sono presenti in un numero pari quasi a 6.130 persone. L’ Ecuador registra la maggioranza di presenze sia a livello di comunità complessiva sia per quanto riguarda la seconda generazione.
Compiendo un lavoro di verifica empirica sul territorio, con il metodo delle interviste, ho potuto approfondire con il metodo qualitativo l’analisi della presenza delle 2g sul territorio genovese.
Per i ragazzi appena arrivati in Italia, c’e’ l’impatto con la lingua italiana, attutito dai corsi di grammatica, dalla scuola per chi la frequenta e dal seguire programmi di studio di ragazzi più piccoli.
La fascia di età nell’eta’ scolare va dagli zero ai circa 18 anni, e sia maschi che femmine presentano aspirazioni di studio e lavoro.
Appena arrivati quasi nessuno di loro ha avuto grossi traumi iniziali perché l’impatto è stato ammortizzato dal fatto che le famiglie risultano quasi sempre presenti e attente alle necessità dei figli.
La lingua è stata subito assorbita, così come la scuola diventa un elemento della vita quotidiana in quasi tutti i casi, a volte dal secondo giorno di arrivo in Italia.
Dal punto di vista scolastico le ragazze hanno aspirazioni diverse dai ragazzi, desiderano dare più spazio allo studio e alla formazione di tipo universitario: i ragazzi invece pensano più frequentemente alle scuole professionali per introdursi in tempi brevi nel mondo del lavoro.
L’integrazione a scuola è mediamente buona, tra studenti di diverse nazionalità non sono stati rilevati dagli intervistati casi di estrema difficoltà, se non in alcuni casi episodi di auto-isolamento dei ragazzi stranieri o di difficile rapporto con gli insegnanti (come viene verificato anche in altri studi compiuti dai sociologi).
La città e l’integrazione con i cittadini è vissuta in maniera controversa: in base all’età e agli anni di permanenza a Genova i ragazzi hanno riportato sensazioni diverse tra loro.
Più adulti sono i ragazzi , più è difficile per loro trovare un canale di apertura verso la città: l’emigrazione post adolescenziale è vissuta come un fatto negativo e si rifiuta anche in maniera quasi involontaria l’integrazione col nuovo Paese (episodio cibo).
E’ sicuramente molto più facile per un ragazzo da anni residente in Italia avere l’interesse di conoscere il posto dove sta vivendo, trovarsi amici italiani ed interessarsi a ciò che vuol dire cultura diversa dalla sua, con tutti i pro e i contro, come ad esempio sono le maggiori comodità di una società più ricca, e il rovescio della medaglia rappresentato da un maggiore individualismo e freddezza delle persone, che quasi tutti i ragazzi immigrati di seconda generazione hanno trovato nel contesto genovese.
E’ giusto anche ricordare che la tipologia di malessere riguarda la mancanza di comunicazione tra le persone: chi e’ stato intervistato a Genova ha potuto constare questo aspetto della costruzione dei rapporti sociali urbani. Il problema della comunicabilità e dell’individualismo viene percepito in maniera più sensibile non solo dagli adolescenti immigrati, ma anche dai ragazzi cittadini italiani e genovesi di nascita . Questo è quindi un elemento caratterizzante la fase di adolescenza di tutti i ragazzi, e se si può trarre la conclusione che in questo frangente specifico la 2g e i ragazzi autoctoni genovesi hanno questo elemento di interpretazione in comune tra loro.
Le aspirazioni per il futuro sono quelle legate in alcuni casi ad un possibile ritorno al proprio Paese di origine nello stabilirsi in Italia o in un altro Paese Europeo e in altri sistemarsi economicamente.
E’ interessante sapere che chi vuole tornare al proprio Paese non ha necessità di vivere propriamente a casa sua, ma in particolare nella sua “area geografica”, per capire e migliorare la società da cui è andato via grazie ai mezzi ed alle capacità acquisite in un altro Paese di cultura totalmente diversa.
Si profila quindi un quadro delle seconde generazioni di immigrazione molto eterogeneo e positivo nella maggioranza dei casi, dove la scuola e l’istruzione, anche senza aspirazioni di tipo universitario in alcuni casi, rimane un punto fisso per i ragazzi e per i genitori che portano i loro figli in Italia.

Sulla questione dell’integrazione si palesa il bisogno di compiere numerosi passi verso l’obiettivo di piena inclusione ed integrazione tra cittadini italiani ed emigrati, con la continuazione ed il completamento dei processi di metissàge in atto, per considerare attualmente la seconda generazione come uno tra gli elementi in evoluzione nella società e tenendo presente che i processi di integrazione, se avvengono correttamente, sono degli elementi molto importanti della seconda generazione nell’ambito della società moderna.