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Pacchetto sicurezza – Anche i deputati del PdL contro la segnalazione degli irregolari

La partita della Lega trova un nuovo ostacolo. No alle segnalazioni ed all'invisibilità dei minori anche dentro la maggioranza

“Ti chiediamo di non porre la fiducia sul disegno di legge 2180. In esso sono contenute norme a nostro giudizio inaccettabili e che necessitano di indispensabili correzioni. Siamo certi che ne converrai anche tu, quando potrai renderti conto di come questo dettato legislativo vada contro i più elementari diritti umani e in particolare dell’infanzia e della maternità”.

Comincia così la lettera inviata da centosettanta parlamentari del Popolo delle Libertà al Premier perchè il disegno di legge 733 già approvato al Senato (2180 nella numerazione alla Camera) venga modificato per la parte in cui si prevedono la cancellazione del divieto di segnalazione degli stranieri irregolari che si recano presso le strutture sanitarie e per quella che, introducendo l’obbligo di esibizione del permesso di soggiorno per tutti gli atti di stato civile, renderebbe impossibile la registrazione delle nascite per i genitori sprovvisti del titolo di soggiorno.
La risposta arriva da Cicchitto, da Gasparri e da Umberto Bossi: “nessun passo indietro” – anche se da più parti arriva la disponiblità a ridiscutere il punto che sopprime il testo dell’art 35 del Testo unico sull’immigrazione.
Con buona probabilità, come annunciato dal Ministro Maroni già nelle scorse settimane, una nuova formulazine dell’emendamento potrebbe rinviare la questione alla competenza delle Regioni, che sulla materia già hanno poteri discrezionali.
Il rischio è comunque che ci si ritrovi davanti ad una situazione legislativa a macchia di leopardo, con conseguente dirottamento degli irregolari verso quele regioni più propense a garantire in ogni caso assistenza.

Cosa sta accadendo?
Che una norma così aberrante andasse oltre le strategie politiche e la conseguente compattezza e linearità dello schieramento della maggioranza si era capito fin dalle prime battute. Prima il Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, poi l’ex Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu ed ancora il Presidente della camera Gianfranco Fini, avevano espresso la loro contrarietà ad un provvedimento di questo tipo. Si tratti di convinzioni fondate sull’etica e la morale o di semplici paure in termini di ritorsioni elettorali – quando troppo si spinge sempre si rischia – poco importa.
Ciò che invece risulta chiaro è come dentro la crisi, che non è un fattore di indici di borsa o di tassi di interesse, piuttosto un paradigma globale che sta segnando nelle viscere la nostra società, nulla sia scontato.
Ma facciamo un pò di ordine.

Da dove arriva il pacchetto sicurezza?
Era il maggio del 2008 quando il Governo in carica da poco presentava il cosiddetto pacchetto sicurezza, un blocco di misure tutte caratterizzate dal tema dell’allarme, della paura, dello stato di eccezione, della produzione normativa d’urgenza:
un decreto legge operativo fin da subito, che conteneva, tra le altre cose, l’aggravente di reato per gli stranieri in posizione irregolare;
tre decreti legislativi che intervenivano restrittivamente sul diritto alla ricongiunzione familiare, il diritto d’asilo e la libera circolazione dei cittadini comunitari, i primi due entrati in vigore il 5 novembre 2008, il terzo ritirato dopo la bacchettate della Commissione Europea;
– ed in fine, un disegno di legge più articolato (quello oggi al vaglio della Camera) contenete profonde modifiche alla legge Bossi Fini e restrizioni a pioggia sulla vita dei migranti.

In generale, un nuovo quadro normativo, un dispositivo di controllo sulla vita, una serie di provvedimenti marcatamente segnati da un carattere neo-razzista che nulla hanno a che vedere con la produzione di sicurezza.

E’ utile ricordare, anche per interpretare lucidamente la discussione di oggi, come nella prima versione del pacchetto, il reato di ingresso e soggiorno irregolare, che doveva entrare immediatamente in vigore perchè previsto nel decreto legge e doveva inoltre essere sanzionato con il carcere, dopo una lungo dibattito che coinvolse anche esponenti della maggioranza (ricordate tutta la questione sul lavoro buono ed utile delle badanti?) fu opportunamente depennato e rinviato alla discussione nel disegno di legge, con una modifica non di poco conto, la sanzione prevista è ora un’ammenda che varia tra i 5mila ed i 10mila euro.

Oggi non sappiamo se la cancellazione del divieto di segnalazione diventerà norma, o se gli interventi innumerevoli che lo hanno bocciato e contestato saranno sufficienti a modificare l’esito delle votazioni, possiamo però registrare come, anche su un terreno così scivoloso e carico di contraddizioni come quello dell’immigrazione, dell’immigrazione clandestina tra l’altro, gli spazi, le possibilità, non siano chiuse. Il rischio altrimenti è quello di sentirsi impotenti.

Cosa ci racconta tutto questo?
In primo luogo ci dice che non è possibile immaginare lo spazio della politica, della rappresentanza politica e di tutte le sue contraddizioni, guardandolo solo attraverso gli occhi del dibattito pubblico politico (quello della terza camera per intenderci) come se la comunicazione fosse semplicemente l’informazione di ciò che uno fa ed uno pensa e non un terreno forte di produzione di senso. Mostrare i muscoli, gridare all’allarme, è fino in fondo una pratica della politica e come abbiamo visto, con la morte di Joy, la ragazza nigeriana che per paura dell’espulsione non ha curato la tubercolosi di cui era affetta, è in grado di materializzare i suoi effetti ancor prima dell’approvazione delle norme.
In secondo luogo tutto ciò ci racconta come sempre, nel bene e nel male, i desideri di controllo e restrizione debbano fare i conti con la realtà, con il soggetto imprevedibile su cui modellano la loro azione: l’essere umano, la società.
Se da un lato infatti il terreno del razzismo trova facili spazi dentro lo scenario di contraddizioni e tensioni che vivono nel nostro mondo, dall’altro non è scontato – vedi Lampedusa dove per difendere il proprio futuro gli abitanti hanno saputo allearsi ed essere solidali con i migranti nella battaglia contro il Cie – che le risposte non possano anche presentarsi con segno positivo, come passi in avanti della nostra società.

Ma c’è qualcosa in più. La segnalazione da parte dei medici, per esempio, come la moratoria sui flussi che la Lega Nord continua ad invocare, come se invece non vi fosse un problema per circa un milione di irregolari già presenti in questo paese, hanno radici nella crisi globale che sta plasmando ogni ambito della nostra vita. Non a caso gli emendamenti in questione sono stati presentati proprio nei mesi in cui il dibattito sulla crisi è cominciato ad entrare nel vivo.

La lettera inviata dai parlamentari del PdL al premier per chiedere la modifica delle norme più aberranti contenute nell’ultimo pezzo del pacchetto sicurezza ci parla allora, con ancor più evidenza, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, del ruolo che la Lega Nord ricopre all’interno dello scenario della politica, che è poi anche quello della normazione.

La Lega, il partito del popolo, quello del territorio, ha abbandonato da tempo l’uno e l’altro davanti all’impossibilità di reggere, nella crisi, il ruolo centrale che ricopre (non stiamo parlando del partito delle ronde, la Lega è il partito-stato che ha in mano il Ministero dell’Interno) all’interno del governo più centralista e decisionista – alla faccia dell’autonomia dei popoli e dei territori – degli ultimi decenni. Niente soldi agli enti locali, grandi opere e monopoli, piccoli imprenditori e medie imprese strette dalla morsa di una crisi a cui nessuno riesce a dare risposte.
I migranti allora, la paura ed il pericolo, non sono altro, per il Carroccio, che la carta utile per rilegittimare il suo consenso: il razzismo viaggia ad alta velocità nella crisi, basta cavalcarlo, è rischioso ma paga.
La Lega è quindi in crisi? Tutt’altro, la Lega Nord è nella crisi, la interpreta e si modifica per affrontarla ed il suo ruolo per il momento sembra giocarlo benissimo.

L’immigrazione è il terreno sul quale il termometro di civiltà, libertà ed apertura di questo paese, registra le temperature più negative.
Ma niente è scontato.
Non saranno probabilmente sufficienti la mobilitazione di tutto il mondo della sanità e forse neppure la lettera firmata dai deputati della maggiornaza per bloccare il provvedimento. Sicuramente, questo è evidente soprattuto dopo le parole del Presidente della camera Fini, l’esito della votazione non è scontato. Fiducia o meno, la vicenda ci ritorna almeno la convinzione che non tutto sia sempre già scritto.
L’ipotesi più in voga, quella che vedrà probabilmente una riformulazione dell’articolo che, pur cancellando il divieto di segnalazione, esplicitamente richiamerà le regioni a regolare eventualmente la materia si presenta come un rischio per la situazione complessiva della sanità pubblica in questo paese, ma anche come un grande terreno di possibilità, di mobilitazione territoriale per rimettere in gioco, a partire dalle realtà locali, l’ambizione ad una società diversa.
La rappresentanza politica fa i conti con i sondaggi, non con la libertà o i diritti.
Ma è possibile, sempre possibile, cambiare di segno ciò che abbiamo davanti, a patto di saper comprendere ed interpretare la partita.
Dentro ad una crisi che non trova risposte, che stravolge fino alle viscere il corpo sociale, in questo scenario di conflitti e strappi in cui le soluzioni morbide hanno lasciato spazio alle drastiche recisioni, è sempre più impossibile pensare a risposte in termini di mediazione e concertazione. Essere dentro la realtà, vuol dire agirla. Fino in fondo prendere parte.
I medici non hanno avuto dubbi. Se il pacchetto sicurezza passerà (anche le altre norme sono razziste ed ingiuste) toccherà a tutti scegliere da che parte stare.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Vedi anche:
Pacchetto sicurezza – Il medioevo della modernità. Non approvate il provvedimento

Il testo della lettera dei parlamentari del Pdl
Ti chiediamo di non porre la fiducia sul disegno di legge 2180. In esso sono contenute norme a nostro giudizio inaccettabili e che necessitano di indispensabili correzioni. Siamo certi che ne converrai anche tu, quando potrai renderti conto di come questo dettato legislativo vada contro i più elementari diritti umani e in particolare dell’infanzia e della maternità.

Si sostiene che questo ddl non obblighi il medico a denunciare l’immigrato clandestino che si presenti per essere curato ai posti di pronto soccorso, in ospedale, o nei centri di vaccinazione. Non è così. Anzi l’obbligo di denuncia potrà riguardare anche gli insegnanti e chiunque eserciti incarichi pubblici.

Infatti l’introduzione in sede penale del reato di clandestinità, come previsto dal ddl sicurezza, impone a medici e insegnanti l’obbligo di denuncia, così che il loro comportamento non ricada sotto i rigori degli articoli 361 e 362 del Codice penale, trattanti il reato di omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio.

Sarebbe una vera e propria trappola per bambini, da attirare con l’obbligo dell’istruzione, così da individuarli e colpirli proprio con la mano del medico o dell’educatore. Il risultato sarebbe l’esclusione da qualsiasi rapporto educativo e da qualsiasi cura medica soprattutto di bambini e donne in gravidanza, con conseguente rischio sanitario non solo per loro ma per tutti noi, e un regresso spaventoso in fatto di civiltà del nostro Paese.

Tutto questo va contro la nostra e crediamo la tua coscienza. Porre la fiducia mantenendo queste gravissime disposizioni sarebbe un errore imperdonabile. Ti chiediamo di dare la possibilità a noi parlamentari di rimettere mano a queste norme offensive per i valori che anche tu professi.