Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

di Roberto Malini

Programmi di aiuto ai Rom: si tratta quasi sempre di forme di persecuzione razziale mascherate

La città di Livorno continua a rappresentare un esempio gravissimo di intolleranza verso i Rom e Sinti, punta di un iceberg di pregiudizio che ha sollevato pesanti critiche da parte del Consiglio d’Europa, di Amnesty International e delle principali organizzazioni che tutelano i Diritti Umani. Union Gypsy, Union Romani ed altre associazioni per la salvaguardia dei diritti dei nomadi hanno già manifestato il loro disappunto riguardo alla politica persecutoria adottata nel nostro Paese ed hanno stigmatizzato le molteplici violazioni commesse dalle autorità nei confronti dei genitori dei bimbi assassinati nel rogo di Livorno. Come previsto – e pubblicato – con largo anticipo dagli attivisti del Gruppo EveryOne, Victor Lacatus e Menji Clopotar, dopo aver subito la durezza del carcere, la tortura della separazione dalla mogli, la crudeltà del divieto di piangere sulle tombe dei loro bambini e infinite pressioni (senza che fosse consentita la perizia di una psicoterapeuta del Comitato Etico, volta ad evitarle), hanno scelto l’unica via concessa loro per riacquistare la libertà: patteggiare e riconoscere il “reato” loro ascritto ovvero “abbandono di minori seguito da morte”. Laconicamente l’avvocato Callaioli ha dichiarato a La Nazione: “Era l’unico modo di farli uscire”.
Newsweek, nelle edicole di tutto il mondo questa settimana, ha descritto molto efficacemente il programma di oppressione e annientamento che l’Italia sta conducendo contro i nomadi e la campagna di disinformazione e istigazione all’odio razziale che i media – in sussiego a una classe politica che ha abbandonato da tempo la via del rispetto delle minoranze – stanno portando avanti. Grazie a questa rete di complicità nell’intolleranza, le istituzioni italiane sprecano termini che servono solo a coprire la persecuzione: programmi di integrazione, percorsi di legalità, aiuti ai minori nomadi. Le istituzioni italiane, in realtà, sono state giudicate incapaci di perseguire una politica che rispetti i diritti di Rom e Sinti e i progetti in corso, locali o nazionali che siano, nascondono nuove violazioni.
La Vice Segretario del Consiglio d’Europa Maud de Boer-Buquicchio, dopo la morte dei bimbi Rom nel Rogo di Livorno, ha indicato ancora una volta l’unico programma che il nostro Paese dovrebbe seguire, senza inventarsi niente: “Invito le autorità italiane, sia a livello locale, sia nazionale, in coordinamento tra loro, a compiere i passi necessari verso l’integrazione dei Rom adottando piani d’azione globali, incluso campagne di informazione pubbliche per combattere la discriminazione e i pregiudizi profondamente radicati contro i Rom. Vi è un grande bisogno che la gente comprenda chi sono i Rom, e, soprattutto, che cosa non sono. In particolare, l’Italia può imparare molto dall Campagna di sensibilizzazione del Consiglio d’Europa “Dosta!” (“Basta!”) promossa in cinque paesi dei Balcani Occidentali nel 2006 e che sarà estesa in almeno altri sette Stati membri (fra cui proprio l’Italia, ndr) nel 2008″. Si torna alla scuola elementare, in fatto di Diritti Umani, altro che riempirsi la bocca con programmi, percorsi e sostegni falsi come chi li promuove!