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Quando da immigrato regolare la burocrazia ti trasforma in “clandestino”. Un caso di Vicenza

In questo caso è chiaro che, rifiutando il pds per turismo, è stata impedita la possibilità di conversione in motivi familiari. E questo solo perchè l’interessata non si è fatta passare i soldi fuori dalla porta, mentre onestamente li ha mostrati il marito. Il poliziotto evidentemente ha ignorato che, secondo le norme del diritto italiano di famiglia, in caso di matrimonio si presume la comunione dei beni, quindi non vi è differenza tra le disponibilità economiche del marito e quelle della moglie. E se anche la moglie non ha soldi propri i soldi del marito sono come se fossero suoi.
Questo è stato totalmente ignorato, sulla base di questa motivazione che non è per niente compatibile con il rispetto dell’ordinamento italiano sulla famiglia, e si è rifiutato un pds per turismo pure a fronte di un regolare visto d’ingresso. Questo è un caso emblematico di come anche osservando tutte le norme di legge vi siano dei problemi che per la verità non sono previsti da alcune legge dello stato.

Cosa fare?
Purtroppo la nostra risposta non sarà di particolare conforto perché volendo impugnare un provvedimento del genere e tentare di ottenere il riconoscimento di quanto abbiamo detto, l’unica possibilità è quella del ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), entro i 60 giorni dalla notifica del provvedimento, il che comporta come minimo costi notevoli (circa 500 Euro solo di spese vive, poi bisogna pagare il lavoro dell’avvocato).

Oggi questa persona incredibilmente si trova in una situazione di irregolarità e quindi ogni giorno è a rischio di espulsione immediata. Solo proponendo il ricorso e ottenendo l’ordinanza di sospensione si può ripristinare una situazione di legalità. Nel frattempo si rischia di essere trattati come semplici “clandestini” anche se si è voluta osservare la legge in TUTTI i suoi minimi particolari.