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Quesito sul rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno: il caso di Ravenna

Rispetto al rilascio e al rinnovo del permesso di soggiorno di qualsiasi tipo la Questura di Ravenna chiede sempre la documentazione attestante la disponibilità di un alloggio. Fin qui nessuna novità perché si tratta di una prassi prevista dalla legge (richiesta di documentazione del domicilio dichiarato dal lavoratore), che però non prevede al riguardo altre particolari condizioni per quel che riguarda il rinnovo del permesso, nel senso che non si preoccupa di specificare (né il T.U. né il Regolamento di attuazione) quale altra documentazione debba essere fornita alla questura per dimostrare il domicilio. La legge si limita a richiedere che lo straniero indichi il domicilio e da questa obbligazione si è ricavata, nella prassi interpretativa, la richiesta di documentare l’esistenza del domicilio. Sappiamo bene che in molti casi chi affitta appartamenti a immigrati intesta il contratto ad una persona soltanto anche se ci sono più persone. In questo caso il problema è che solo una persona, che abita nell’alloggio, ha la possibilità di documentare un vero e proprio contratto di affitto a suo nome. In questi casi colui che condivide l’alloggio ottiene (dall’intestatario del contratto di affitto) una dichiarazione di ospitalità corredata da fotocopie del contratto di affitto registrato e fotocopia del documento di identità del titolare del contratto di affitto.

Questa segnalazione riguarda una richiesta che fino d’ora non era mai stata fatta da nessuna questura. La Questura di Ravenna chiede che venga presentato o l’atto di proprietà o il contratto di affitto intestato al richiedente. Se questi requisiti non ci sono, oltre alla dichiarazione di ospitalità si richiede anche il consenso del proprietario dell’alloggio.

Non viene considerata quindi sufficiente la semplice dichiarazione di ospitalità, sia pure accompagnata dai documenti sopra elencati. I casi in cui un cittadino immigrato si fa ospitare da amici o parenti sono quasi la norma e la richiesta della Questura di Ravenna sta ostacolando pericolosamente i rinnovi di permessi di soggiorno producendo anche alcune revoche.

Il Testo Unico sull’immigrazione in merito ai rinnovi non parla di documentazione relativa all’alloggio. Nella parte modificata dalla legge Bossi Fini si prevede che la condizione per il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro sia il rinnovo del contratto di soggiorno e quando questo viene rinnovato si debba verificare la disponibilità di un alloggio ma questa disponibilità non necessariamente deve corrispondere alla proprietà di un immobile o all’essere direttamente intestatario di un contratto di affitto.

La prassi della Questura di Ravenna non sembra dunque legittima perchè non è conforme al testo della norma.

Cosa fare? Laddove non si riuscisse a convincere la Questura di Ravenna ad applicare una prassi corrispondente alla normativa, l’unica possibilità è fare un ricorso presso il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) contro il provvedimento di diniego del rinnovo o di revoca del permesso di soggiorno.

Probabilmente saranno numerosi i casi di questo tipo, in cui la questura, prima di fare un provvedimento scritto di rifiuto, magari rinvia lo straniero (che si presenta con i documenti per il rinnovo) ad un altro appuntamento lontano nel tempo, per fargli procurare documenti che non sarà mai in grado di portare. Sarà molto probabile (come dimostra l’esperienza) che i proprietari degli alloggi non avranno né voglia né interesse, non essendo peraltro obbligati, a dimostrare il consenso all’ospitalità presso l’alloggio affittato ad un’altra persona.

Le regole generali in materia di contratti di locazione dicono chiaramente che quando una persona prende in affitto una casa a nome proprio e paga regolarmente l’affitto può ospitare chi vuole. Se non sussistono violazioni del contratto di affitto non si vede per quale motivo, con quale competenza o potere, la questura possa intromettersi in affari privati sollevando dubbi sulla ospitalità.

Suggeriamo in questi casi un comportamento di cautela. Abbiamo detto che la questura può rimandare ad altro appuntamento lo straniero ed intanto il tempo passa. Il cittadino immigrato per non ritrovarsi in una condizione irregolare deve pretendere dalla questura quantomeno un documento scritto (su carta intestata) da cui risulti che è stato invitato a ripresentarsi. Si tratta di un documento che dimostra che la pratica del rinnovo è in corso. Questo è molto importante perché se lo straniero viene fermato dalla polizia dopo la scadenza dei 60 giorni di tempo per il rinnovo, può essere colpito da un provvedimento di espulsione perché clandestino.