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Rapporto sulle violazioni dei diritti e la resistenza a Lesvos

Un rapporto del Legal Centre Lesvos, gennaio 2020

Photo credit: Massimo Sormonta, progetto SenzaConfini (Lesvos, dicembre 2019)

A. Rapporto sulla situazione a Lesvos a partire dal 15/1/2020

– Totale dei richiedenti asilo registrati e dei rifugiati a Lesvos: 21.268
– Popolazione registrata nel campo di Moria e nell’uliveto: 19.184
– Minori non accompagnati registrati: 1.049
– Totale dei detenuti: 88
– Totale degli arrivi a Lesvos dalla Turchia nel 2020: 1.015

Più di 19.000 persone vivono attualmente nel campo di Moria – il principale campo per rifugiati sull’isola – ma il campo non dispone di alcuna infrastruttura ufficiale, come alloggi, sicurezza, elettricità, fognature, scuole, assistenza sanitaria, ecc.

Mentre tecnicamente la maggior parte delle persone sarebbero autorizzate a lasciare questo campo, quest’ultimo è diventato una prigione a cielo aperto dato che devono passare gran parte delle loro giornate a fare lunghe file di ore per cibo, bagni, medici e l’ufficio per l’asilo. Le violenze sessuali e fisiche sono frequenti, e tre persone sono morte per la violenza e la disperazione nell’arco di tre settimane. Il 1° gennaio 2020 il governo greco ha adottato una nuova legge sull’asilo che prevede misure drastiche che limitano i diritti dei migranti.

Questa nuova legge estende i motivi per detenere i richiedenti asilo, aumenta gli ostacoli burocratici per fare ricorso e rimuove le protezioni preesistenti per gli individui vulnerabili che arrivano sull’isola greca. In particolare, a tutti gli individui che arrivano dalla Turchia è ora proibito lasciare l’isola finché la loro domanda di asilo non è esaminata, a meno che le restrizioni geografiche non siano revocate a discrezione delle autorità. Questi cambiamenti fondamentalmente porteranno all’aumento della popolazione di richiedenti asilo intrappolati a Lesvos e a un numero crescente di persone bloccate, in quanto la loro domanda d’asilo è stata rigetta e devono affrontare l’espulsione in Turchia. Qui non descriveremo nel dettaglio l’attuale condizione catastrofica per i migranti sull’isola, in quanto già descritta da altri.

B. Aggiornamenti legali

Dall’adozione della nuova legge sull’asilo in Grecia a gennaio 2020, la legge 4636/2019, è ancora da capire fino a che punto lo Stato greco avrà la capacità di attuare le varie disposizioni restrittive convertite in legge. Di seguito abbiamo documentato le violazioni verificatesi nelle prime settimane del 2020 e i problemi procedurali e pratici nell’attuazione della nuova legge.

1. Diritto al lavoro negato: in base all’articolo 53 della legge 4636/2019, i richiedenti asilo hanno diritto a lavorare sei (6) mesi dopo aver sottoposto la loro domanda di asilo, se non hanno ancora ricevuto una decisione di primo grado negativa. Secondo la legge sull’asilo precedentemente in vigore, la l. 4375/2016, i richiedenti asilo avevano il diritto di lavorare senza restrizioni. Tuttavia, uno dei primi atti adottati dopo che il partito Nuova Democrazia è andato al potere in Grecia è stato una decisione presa l’11 luglio 2019 dal Ministro per l’Impiego e gli affari sociali, Mr. Vroutsis, che interrompeva l’emissione di numeri di previdenza sociale (AMKA) per i richiedenti asilo (Numero di protocollo: Φ.80320/οικ.31355 /Δ18.2084).

Sebbene all’articolo 55 par. 2 la legge appena adottata permetta l’emissione per i richiedenti asilo di un “numero di assicurazione temporaneo e assistenza sanitaria per stranieri” (Π.Α.Α.Υ.Π.Α.), la decisione ministeriale congiunta che dovrebbe regolare tutto ciò non è stata ancora emanata e deve ancora entrare in vigore. Il possesso di un Π.Α.Α.Υ.Π.Α. o AMKA è un prerequisito per essere assunti in Grecia, quindi è praticamente impossibile per i richiedenti asilo che non hanno ancora ottenuto un AMKA lavorare e avere accesso all’assistenza sanitaria, nonostante abbiano il diritto a farlo.

2. L’accesso alla procedura di asilo di fatto negato: ai sensi dell’articolo 65 par. 7 della legge 4636/2019, c’è un termine di sette (7) giorni tra la registrazione semplice e la registrazione completa di una domanda d’asilo. Se il richiedente non si presenta davanti le autorità competenti entro 7 giorni, il caso viene archiviato con una decisione del capo dell’ufficio per l’asilo competente (articolo 65, parr. 7 e 5). Tuttavia, a causa del numero di richiedenti asilo che vivono attualmente a Lesvos, molti non riescono ad avere accesso all’ufficio per l’asilo nel giorno fissato per registrarsi poiché ci sono sempre centinaia di persone ad aspettare fuori – e l’ufficio per l’asilo è strettamente sorvegliato dalla compagnia di sicurezza privata G4S. Di conseguenza molte persone potrebbero mancare il termine massimo e vedersi negato il diritto a presentare una domanda d’asilo. Per questo motivo i loro casi di richiesta asilo sarebbero chiusi e potrebbero incorrere nella detenzione ed espulsione.

3. Rischio di rigetto della domanda d’asilo a causa dell’impossibilità di rinnovare la carta d’identità da richiedente asilo: in base all’articolo 70 par. 4(c) della legge 4636/2019, per le richieste d’asilo esaminate in base alla procedura di frontiera (la procedura applicata per tutti quelli che arrivano sulle isole greche dalla Turchia), il rinnovo della carta da richiedente asilo deve avvenire ogni 15 giorni. Con più di 20.000 richiedenti asilo attualmente presenti a Lesvos, è praticamente impossibile per loro avere accesso all’ufficio per rinnovare la loro carta da richiedente asilo che sta scadendo. Alcuni hanno raccontato di dover pagare (20 euro) ad altri richiedenti asilo che stanno “controllando” la fila solo per ottenere un posto in fila, dove devono aspettare tutta la notte in condizioni meteorologiche estreme. Dopo aver attuato la nuova legge per le prime settimane del 2020 e aver richiesto il rinnovo della carta per richiedenti asilo ogni 15 giorni, l’Ufficio regionale per l’asilo di Lesvos (RAO) si è reso conto che ciò è praticamente impossibile ed è tornato al sistema precedente che prevedeva il rinnovo ogni 30 giorni, come annunciato questa settimana dagli operatori legali tramite l’UNHCR. Nonostante ciò, rimane ancora estremamente difficile avere accesso all’ufficio per l’asilo, viste le richieste. Spesso è necessaria l’assistenza di un avvocato solo per fissare un appuntamento o riuscire ad entrare.

Le conseguenze per il mancato rinnovo della carta per richiedenti asilo in base alla nuova legislazione sono estremamente severe – secondo l’articolo 70 par. 6 della legge 4636/2019, i richiedenti asilo devono presentarsi all’ufficio per l’asilo entro un giorno dalla data di scadenza, altrimenti la carta per richiedenti asilo smette di essere valida ex officio. La loro richiesta d’asilo sarebbe così implicitamente ritirata ai sensi dell’articolo 81 par. 2 l. 4636/2019, e in base al par. 1 dell’articolo 81 questo ritiro implicito verrebbe considerato come una decisione definitiva nel merito della loro richiesta d’asilo anche nel caso in cui la richiesta d’asilo non fosse mai stata ascoltata (nel caso in cui il ritiro implicito sia antecedente all’intervista). Anche se questo può suonare come una differenza tecnica ed insignificante, ricevere una decisione definitiva nel merito significa che loro avrebbero bisogno di fare ricorso contro questo diniego presso il comitato d’appello piuttosto che richiedere semplicemente la prosecuzione del loro caso – che come descritto successivamente include ulteriori ostacoli che sono quasi insormontabili per molti richiedenti asilo.

4. Priorità delle richieste depositate nel 2020: la nuova legge sull’asilo consente una procedura di richiesta asilo accelerata secondo la procedura di frontiera – ad esempio per tutti coloro che arrivano a Lesvos dalla Turchia. Data la transizione di RAO ed EASO verso la nuova legislazione, questi hanno dato priorità alle procedure di richiesta asilo dei nuovi arrivi, a discapito delle migliaia di richiedenti asilo che sono arrivati a Lesvos e hanno fatto richiesta d’asilo nel 2018/2019. Coloro che sono arrivati nel 2020 sono registrati e hanno un appuntamento fissato per il colloquio con l’EASO entro pochi giorni dal loro arrivo. Questo significa che è estremamente difficile per queste persone avere accesso alle informative legali o all’assistenza legale prima del loro colloquio per l’asilo. Le persone arrivate l’anno scorso, tuttavia, stanno aspettando mesi per essere ascoltati e stanno vedendo i loro colloqui posticipati per sistemare la pianificazione dei colloqui dei nuovi arrivati. Siamo stati informati anche del fatto che l’EASO non solo sta dando la priorità ai nuovi arrivi per i colloqui, ma anche per il rilascio dei pareri sui casi dei nuovi arrivi, pertanto le decisioni in merito a coloro che sono stati sentiti nel 2019 saranno posticipate.

5.  Ritardo nel riconoscimento sulla vulnerabilità comporta il mantenimento delle restrizioni geografiche per gli arrivi antecedenti al 2020: in base alla normativa precedente in materia di asilo, il riconoscimento della vulnerabilità portava all’eliminazione delle restrizioni geografiche a Lesvos, in quanto gli individui “vulnerabili” erano sottoposti alla procedura di asilo regolare invece che alla procedura di frontiera. I gruppi vulnerabili, così come definiti dalla legge antecedente al 2020, includevano: minori non accompagnati; persone con una disabilità o affette da una malattia incurabile o grave; gli anziani; le donne incinte o che avevano partorito recentemente; i genitori single con bambini minori; vittime di tortura, stupro o altre forme di violenza o sfruttamento psicologico, fisico o sessuale; persone con disturbo da stress post-traumatico, in particolare sopravvissuti o familiari di vittime di naufragi; vittime di traffico di esseri umani.

Nel 2018, l’80% dei richiedenti asilo su Lesvos era stato dichiarato vulnerabile (o autorizzato al trasferimento in un altro Stato europeo sulla base del Regolamento Dublino III) e per questo poteva lasciare Lesvos prima dell’esame finale della domanda d’asilo. In base alla nuova legislazione, tuttavia, gli individui vulnerabili continuano ad avere la loro richiesta d’asilo esaminata in base alla procedura di frontiera, come specificato all’articolo 39 par. 6 della legge 4636/2019. Molte persone arrivate nel 2019, che avrebbero dovuto essere dichiarate vulnerabili attraverso lo screening medico obbligatorio delle Procedure di recezione e identificazione, previsto dall’articolo 9 par. 1c della legge 4375/2016, non sono state dichiarate tali nel 2019 a causa di ritardi e impossibilità di avere uno screening medico approfondito. Per esempio, solo nelle due settimane precedenti abbiamo incontrato persone sopravvissute a tortura, violenze sessuali e persone affette da patologie gravi che erano arrivate a Lesvos mesi fa, ma che non erano state dichiarate come vulnerabili a causa della mancanza di una valutazione medica approfondita.

Qualora fossero dichiarate vulnerabili nel 2020, lo Stato applicherebbe la nuova legge per queste persone, e continuerebbe a trattare le loro richieste d’asilo in base la procedura di frontiera piuttosto che eliminare le restrizioni geografiche e fare riferimento alla procedura di asilo regolare. Hanno quindi mancato l’opportunità di essere sollevati dalle restrizioni geografiche mentre aspettano il loro colloquio, per colpa dello Stato greco. Dovremmo inoltre segnalare che anche la nuova legislazione richiede uno screening medico ai sensi dell’articolo 39 par. 5 l. 4636/2019; tuttavia, questo non comporta le stesse conseguenze legali, dato che coloro che vengono dichiarati vulnerabili sulla base della nuova normativa non vengono rinviati dalla procedura di frontiera alla procedura regolare.

Questa settimana il Centro legale di Lesvos ha rappresentato una coppia dell’Afghanistan, nella quale la moglie è incinta (una categoria di vulnerabili). A fine 2019, la coppia è stata dichiarata vulnerabile e rinviata alla procedura regolare, tuttavia, quando nel 2020 gli è stata rilasciata la carta per richiedenti asilo, questa aveva restrizioni geografiche. Solo dopo l’intervento del Centro legale di Lesvos sono stati avvisati del fatto che si era trattato di un “errore”, che sarebbero stati rinviati alla procedura regolare e che le restrizioni geografiche sarebbero state rimosse al successivo rinnovo della loro carta per richiedenti asilo. Nel frattempo, per le prossime due settimane saranno confinati a Lesvos illegittimamente.

6. Ostacoli insormontabili per fare ricorso contro le decisioni negative: secondo la nuova normativa, i richiedenti asilo che ricevono una decisione negativa devono descrivere specificamente i motivi per i quali stanno facendo appello per far sì che il loro ricorso sia ritenuto ammissibile dai Comitati di appello, ai sensi degli articoli 92 e 93 della l. 4636/2019. Questo è praticamente impossibile senza un avvocato che valuti la decisione e stabilisca i motivi del ricorso. Sebbene lo Stato sia obbligato a fornire un avvocato per l’appello (articolo 71 par. 3), questo diritto è stato negato per più di due anni a Lesvos. Tuttavia, il RAO di Lesvos pare stia applicando la nuova disposizione della legge che richiede alle persone di fornire le motivazioni dell’appello per presentare il ricorso, ma continua a negare ai richiedenti un avvocato per determinare queste motivazioni per l’appello – ciò significa per molti essere praticamente impossibilitati a presentare un appello.

Altri non riescono fisicamente ad avere accesso all’ufficio per l’asilo per presentare il ricorso a causa delle centinaia di persone che cercano continuamente di accedere all’ufficio per l’asilo. Abbiamo documentato almeno un caso di una famiglia con due bambini piccoli, a cui era stata attribuita arbitrariamente una scadenza di cinque giorni per presentare il loro ricorso e che per di più non era in grado di entrare nell’ufficio per l’asilo nonostante ci provasse ogni giorno. Solo grazie all’intervento di un avvocato del Centro legale di Lesvos – che ha accompagnato la famiglia per diversi giorni – la famiglia è stata in grado di entrare all’ufficio per l’asilo per presentare il suo appello entro i termini stabiliti. Peraltro sarebbe praticamente impossibile accompagnare ogni richiedente asilo il cui caso è stato rigettato, e molti verosimilmente mancheranno i termini per la presentazione del loro ricorso se queste procedure non saranno cambiate immediatamente.

7. Diniego di un interprete per i richiedenti asilo detenuti che parlano lingue rare in ogni stadio della procedura: a novembre 2019, le domande di 28 richiedenti asilo sono state rigettate senza che alcun colloquio avesse avuto luogo perché non era stato possibile trovare alcun interprete che traducesse nella loro lingua. Il Centro legale di Lesvos e altri attori legali hanno rappresentato queste persone per l’appello e hanno denunciato questa pratica illegittima. Ora sembra che il RAO di Lesvos stia tentando una nuova pratica per rifiutare le domande di protezione dei richiedenti asilo detenuti. La settimana scorsa erano stati fissati per questa settimana i colloqui di diversi uomini provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana, che erano in stato di detenzione sin dal momento del loro arrivo (in base alla pratica di detenere arbitrariamente “i rifugiati di basso profilo” a seconda della loro nazionalità); i colloqui si sarebbero dovuti svolgere in francese o in inglese, a seconda che venissero da un’area del continente africano che era stata precedentemente colonizzata dalla Francia o dalla Gran Bretagna. Tutto ciò nonostante il fatto che questi avessero richiesto di svolgere il colloquio nella loro lingua madre, come è loro diritto ai sensi dell’articolo 77 par. 12 della l. 4636/2019.

Gli effetti duraturi della colonizzazione – che è anche un fattore determinante nella migrazione continua dall’Africa all’Europa – hanno continuato a tormentare queste persone, come se anche dopo essere riusciti ad arrivare in Europa, ci si aspettasse da loro di spiegare la loro idoneità all’asilo nella lingua del loro ex colonizzatore. Il chiaro tentativo di rigettare le domande dei richiedenti asilo detenuti senza tener conto della legge è una tendenza preoccupante, che si unisce alle disposizioni della nuove legge che permettono di estendere i motivi e allungare i tempi per la detenzione dei richiedenti asilo. Il Centro legale di Lesvos ha assunto la rappresentanza di uno di questi individui per difendere il diritto dei richiedenti asilo di essere sentiti in una lingua con cui possono comunicare facilmente e fluentemente.

8. Suicidi nel centro di detenzione di Moria conseguenti al fallimento da parte dello Stato greco nel fornire cure obbligatorie. Il 6 gennaio un trentunenne iraniano è stato trovato morto, impiccato in una cella all’interno del PRO.KE.K.A. (Centro di detenzione di pre-espulsione). Secondo le altre persone detenute con lui, l’uomo aveva passato solo un breve periodo con le altre persone prima di essere trasferito in isolamento per circa due settimane. Mentre era in isolamento, anche nelle ore in cui era portato fuori lui rimaneva da solo, come se si trovasse lì in un momento diverso rispetto alle altre persone. Per quello che hanno visto gli altri detenuti, per diversi giorni è stato chiuso in cella senza essere autorizzato ad uscire.

In questi giorni il cibo gli veniva servito attraverso la finestra della sua cella. Il suo stato mentale turbato era evidente per tutti gli altri detenuti e per la polizia. Piangeva durante la notte e colpiva la sua porta. In precedenza aveva anche minacciato di farsi del male. Gli altri detenuti non hanno mai visto nessuno visitarlo, o portarlo fuori dalla sua cella per ricevere supporto psicologico o una valutazione psichiatrica. L’assistenza medica nel PRO.KE.K.A è gestita da AEMY (un programma di assistenza sanitaria controllato dallo Stato greco). La sua equipe medica in teoria è composta da un operatore sociale e da uno psicologo. Tuttavia, l’operatore sociale ha lasciato il suo posto ad aprile 2019 e non è mai stato sostituito. Lo psicologo era in ferie tra il 19 dicembre ed il 3 gennaio. L’uomo è stato trovato morto il 6 gennaio e ciò significa che ci sono stati solo due giorni lavorativi in cui AEMY aveva personale in servizio durante le ultime tre settimane di vita dell’uomo, quando avrebbe potuto ricevere supporto psicologico. Questo è pericolosamente inadeguato in una prigione che attualmente detiene circa 100 persone. EODY è l’unica altra istituzione statale in grado di fare valutazioni sulla salute mentale, anche se ha pubblicamente dichiarato che non interverrà in assenza del personale di AEMY, nemmeno in caso di emergenza, e che in ogni caso non riesaminerà la salute mentale di qualcuno. Per maggiori dettagli, è possibile consultate la pubblicazione del Centro legale di Lesvos ( clicca qui ). È da segnalare il fatto che non c’è un servizio permanente di interpretariato all’interno del centro di detenzione.

C. Aggiornamenti dal Centro legale di Lesvos

Nonostante l’ambiente politico ostile a Lesvos, alcuni significativi successi confermano l’importanza del monitoraggio costante, dei ricorsi e del coordinamento con altri attori che si occupano della difesa dei diritti dei migranti a Lesvos.

– Il 25 novembre 2019 ci siamo uniti ad altri attori legali a Lesvos per rappresentare 28 uomini provenienti da alcuni Paesi africani, le cui domande d’asilo erano state rigettate ancor prima che si svolgessero i colloqui sulla richiesta. Queste persone – attraverso il progetto “pilota a lungo denunciato dalle Ong – erano detenuti arbitrariamente dal loro arrivo a Lesvos dalla Turchia, sulla base della loro nazionalità – dato che erano provenienti da paesi con “rifugiati di basso profilo”. Il RAO ha poi negato ulteriormente a queste persone i loro diritti nel novembre 2019, quando le loro domande d’asilo sono state rigettate a causa della mancanza di interpreti per svolgere i colloqui.

Nel caso dell’assistito dal Centro legale di Lesvos, era stato rigettato perché a quanto pare non si era potuto trovare un interprete portoghese! Abbiamo collaborato con altri attori legali sull’isola e con l’UNHCR per rappresentare queste persone nei loro ricorsi, impegnandoci in azioni congiunte per denunciare queste pratiche illegali. In seguito a questa iniziativa congiunta, il RAO di Lesvos ha proseguito la sua pratica illegale di detenzione arbitraria basata sulla nazionalità, e ha provato nuove tattiche per accelerare le procedure, i rigetti e da ultimo le espulsioni di queste persone (come descritto sopra); ma dalla nostra azione congiunta del novembre 2019 non ci sono state segnalazioni di rigetti di domande d’asilo fondati sulla mancanza di un interprete.

– In seguito al nostro ricorco vincente alla Corte europea dei diritti umani nel novembre 2019, che ha portato all’interruzione in extremis di un’espulsione programmata, la polizia sembra aver cambiato le sue politiche. Nel mese antecedente alla nostra presentazione, almeno sei persone erano state espulse in Turchia dopo aver presentato al tribunale amministrativo il ricorso e l’istanza per sospendere gli effetti dell’espulsione in attesa della risoluzione del loro appello. Nonostante il fatto che il tribunale amministrativo non si fosse ancora pronunciato sull’istanza di sospensiva, queste persone sono state forzatamente espulse in Turchia. Dalla nostra petizione all’ECHR, in cui abbiamo sollevato la questione della mancanza di un ricorso effettivo in Grecia, non sono stati riportati casi di espulsioni di individui che avevano presentato ricorsi amministrativi sulla loro richiesta d’asilo. I nostri sforzi nell’ottenere questo cambiamento non sono stati gli unici, in quanto l’azione di advocacy di altri attori legali e del Ombudsman’s Office con questo tipo di pratiche ha contribuito al cambiamento delle politiche.

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Dublin Successes in un clima sempre più ostile: dalla fine del 2017 c’è stato un aumento dei rifiuti di “prendere in carico” le richieste di ricongiungimento familiare inviate dall’Unità Dublino greca alla Germania, in base al Regolamento Dublino III, con una varietà di motivazioni usate per negare il ricongiungimento di famiglie che sono state spesso separate dalla guerra e dalla persecuzione. La procedura di ricongiungimento familiare sulla base dei Regolamenti di Dublino è una delle poche vie legali per proteggere l’unione familiare e permettere l’immigrazione legale di richiedenti asilo dalla Grecia ad altri Stati europei.

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Nel periodo tra ottobre e dicembre 2019 quattro famiglie che rappresentavamo hanno ottenuto l’approvazione della loro richiesta di ricongiungimento familiare sulla base del Regolamento Dublino III, permettendo ai nostri assistiti di riunirsi con i membri delle loro famiglie in Francia, Germania e Svezia.

– Il nostro successo più recente su Dublino riguardava il ricongiungimento di una famiglia con due figli minori che stavano vivendo in Germania. I due figli minori avevano lasciato l’Afghanistan 5 anni fa e da allora erano separati dalla loro famiglia. C’è la tendenza da parte dell’Unità Dublino tedesca a rigettare i casi in cui le famiglie prendono la difficile decisione di mandare al sicuro prima i figli minori quando la famiglia non è in grado di partire insieme. L’Unità Dublino tedesca ha rigettato questi casi sulla base del fatto che non è nel superiore interesse del bambino riunire bambini minori con genitori che hanno usato i trafficanti per mettere i figli al sicuro. Noi abbiamo costantemente sostenuto che quando la vita dei bambini è a rischio, i genitori non dovrebbero essere puniti per aver usato qualsiasi mezzo per ricercare la sicurezza dei loro bambini, quando le vie legali e sicure della migrazione sono negate a loro. In seguito all’azione di advocacy del Legal Centre Lesvos e dell’Unità Dublino greca, l’Unità Dublino tedesca ha acconsentito al ricongiungimento familiare.

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Una campagna solidale per la libertà di movimento
Dopo il viaggio conoscitivo a ottobre 2019 a Lesvos e sulla Balkan route, per documentare e raccontare la drammatica situazione sull'isola hotspot greca e conoscere attivisti/e e volontari/e che si adoperano a sostegno delle persone migranti, è iniziata una campagna solidale lungo la rotta balcanica e le "isole confino" del mar Egeo.
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