Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Reggio Emilia: 1° Maggio dei Lavoratori Irregolari

Oltre mille migranti a Reggio Emilia per chiedere una "sanatoria subito"

In occasione della “festa dei lavoratori” , il Comitato Lavoratori Irregolari, nato lo scorso 25 marzo, ha dato appuntamento agli invisibili e ai senza documenti, alla stazione di Reggio Emilia, per manifestare lungo le strade della città nella quale vivono e lavorano.
“Qui vogliamo vivere e non solo sopravvivere” dicono i partecipanti al corteo, in una città che troppo spesso è impegnata a studiare modalità e strategie di controllo invece di ascoltare la voce di chi è costretto a vivere ai margini, di chi è costretto al lavoro nero perchè non ha un permesso di soggiorno, di chi non viene pagato e di chi, in cambio del salario, riceve spesso botte.

Il corteo ha mostrato una fotografia sgradita, quella dell’Europa di Shenghen, dell’Europa dei confini cimitero, dell’Europa dei CPT, dell’Europa dello sfruttamento della manodopera clandestina, ma ci ha mostrato anche la fotografia dei movimenti, fatta di tanti e volti e di tante culture che con grande coraggio hanno riempito le strade per emergere dall’invisibilità rivendicando cittadinanza piena e una satoria immediata.
“Il primo passo – secondo gli organizzatori – può essere solo quello di una regolarizzazione estesa che il il nuovo disegno di legge Amato-Ferrero non prende in considerazione.

Le voci della piazza non lasciano dubbi e sono una continua rivendicazione dell’essere, a tutti gli effetti, parte integrante della società, non solo come lavoratori, ma anche e soprattutto come cittadini, come esseri umani: “Stiamo parlando noi clandestini. Siamo stanchi. Oggi è il nostro giorno di libertà. Oggi dobbiamo alzarci e camminare nel nostro mondo; abbiamo bisogno di essere liberi. La libertà è nostra. Siamo venuti a Reggio Emilia a lavorare, non a vendere droga. Abbiamo bisogno di lavorare e prima di questo per lavorare ci serve il permesso di soggiorno. Dobbiamo essere parte della società italiana. Siamo stanchi del controllo. Siamo stanchi di dover vendere droga. Siamo stanchi di dover lavorare in nero e dobbiamo affermarlo e oggi deve essere la fine del lavoro nero. Così chiediamo di essere regolarizzati nella società italiana, regolarizzateci per la nostra libertà”.

La giornata del primo maggio è stata un grande passo coraggioso e determinato del Comitato Lavoratori Irregolari che ha denunciato le politiche sicuritarie che vedono i migranti oggetto di controlli negli appartamenti, di retate, di speculazione sulla loro pelle. A tutto questo il corteo a chiesto di mettere fine.
“Basta controlli, basta retate, basta speculazioni, il lavoro nero non può essere sconfitto con le espulsioni dei lavoratori clandestini ma dando la possibilità di regolarizzarsi e poter vivere una vita degna, diritto di ogni essere umano”.

La realtà di Reggio Emilia ha visto, negli ultimi 15 anni, i ceti politici e le associazioni di categoria puntare sull’edilizia trasformandola nel volano trainante dell’economia locale. Le politiche urbanistiche cittadine si sono adeguate a questa tendenza permettendo uno sviluppo abnorme di questo settore. Tutto ciò ha aperto forti contraddizioni sul terreno del diritto alla casa dando sponda ad affari e speculazioni.

L’altra faccia della medaglia riguarda chi le case le costruisce, manodopera clandestina a basso prezzo, in nero e costretta a vivere alla mercè dei caporali e sotto continua minaccia delle retate della polizia, in casolari abbandonati o, nei casi più fortunati, stipati in appartamenti dormitorio pagando caro il posto letto.

E’ evidente che questo circuito ad alto profitto non funzionerebbe senza questi nuovi cittadini invisibili, veri e propri schiavi nell’economia contemporanea.
La giornata del 1° maggio ha segnato l’inizio di un percorso di lotta autorganizzata dagli stessi irregolari per rivendicare l’estensione dei diritti di cittadinanza a tutte e tutti.

Ascolta gli interventi della piazza

Ascolta l’intervista al Comitato Lavoratori Irregolari

Vedi il video della manifestazione a cura di Global Project Reggio Emilia