Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

tratto da peacereporter.net

Stati Uniti – La protesta corre in rete

Quello che non è riuscito a fare la guerra in Iraq, l’ha fatto la legge Sensenbrenner: creare un movimento di protesta di giovani e lavoratori, indipendentemente dal colore politico. Le centinaia di migliaia di ispanici scesi nelle strade tutti insieme hanno sorpreso gli Stati Uniti, che all’improvviso si sono resi conto della forza dei latinos. E non solo in California e Texas, i due Stati storicamente più ispanici: manifestazioni imponenti si sono viste in tutte le grandi città, anche quelle del nord. Fili conduttori della protesta: le frequenze delle radio ispaniche e i blog.

A Dallas e a Houston, migliaia di studenti delle superiori hanno manifestato per giorni davanti ai palazzi delle autorità locali (ininfluenti per quanto riguarda l’immigrazione), disertando le aule ed esibendo bandiere messicane o di altri Stati centroamericani. Il passaparola ha funzionato alla grande grazie a Myspace.com, la comunità online più in voga negli Usa con i suoi 60 milioni di utenti. “Tutti gli studenti latinos non devono andare a scuola lunedì!”, era uno dei messaggi che si leggeva sul sito. “Perché? Per dimostrare che gli Usa non sono niente senza i latinos! Vogliamo fermare la legge HR4437 prima che sia approvata”. Le manifestazioni, anche le più grandi, sono state assolutamente pacifiche. Ma c’è anche chi, sempre su Myspace, promette di scatenare l’inferno: “Non ci potete calmare o zittire. Se passate la HR4437, giuro che ci ribelleremo. Saremo umili e poveri, ma non esiteremo a scatenare una guerra civile”.

Dato che in Texas gli ispanici nelle scuole pubbliche sono la metà degli studenti, non sembrano avvertimenti trascurabili. Ma non sembrano preoccupare gli analisti, che anzi vedono in questo risveglio collettivo la nascita di una consapevolezza nuova. “Questi giovani mi ricordano le rivolte universitarie degli anni Sessanta”, dice José Angel Gutierrez, un professore di scienze politiche all’Università del Texas. “Cercano di difendere il loro futuro. Magari non conoscono tutti i fatti, ma hanno intenzioni buone. E’ un vero movimento sociale”. Sul web corre la protesta dei più giovani; anche se figli di clandestini, il fatto di essere nati negli Usa li rende cittadini americani dalla nascita. Per gli immigrati adulti, meno pratici col computer, il tam tam contro la stretta del Congresso prende forma sulle radio per latinos, in continua espansione. Le tante trasmissioni con telefonate da casa non parlano d’altro.

Tanta passione comincia ad allarmare gli americani, specie nelle zone di confine. Il leader del movimento dei Minutemen, volontari che aiutano la polizia di frontiera contro i clandestini, sostiene di aver arruolato 340 persone in soli tre giorni: “Queste proteste si stanno ritorcendo contro di loro: milioni di americani sono furenti”, dice. Ma a una degenerazione violenta della protesta, dall’una e dall’altra parte, al momento non ci crede nessuno. Per fermare gli Stati Uniti, non occorre una rivolta ispanica come nelle banlieues francesi. Basterebbe incrociare le braccia. E per dare l’idea che non può essere un muro contro muro, basta vedere a chi appartiene dallo scorso luglio Myspace.com, la voce della protesta. Il più che conservatore, nonché proprietario di Fox News, Rupert Murdoch.