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da Il Manifesto del 20 marzo 2004

Trieste, manifestazione al Cpt: arrivano le condanne di Matteo Moder

Luca Casarini, leader dei Disobbedienti, e l’assessore regionale dei Verdi Alessandro Metz, sono stati condannati ieri dal Tribunale di Trieste a un anno di reclusione per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale in riferimento agli scontri accaduti all’ingresso del Porto Vecchio di Trieste, il 24 ottobre 1998, durante la manifestazione per la chiusura del centro di permanenza temporanea, che era stato inaugurato solo alcuni mesi prima dall’allora ministro dell’interno, Giorgio Napolitano. Il tribunale ha condannato altre nove persone a pene che vanno da uno a sei medi di reclusione, mentre altri dieci manifestanti sono stati assolti.

Il centro, realizzato in una palazzina del Porto Vecchio che poteva ospitare solo 8-9 persone, era arrivato a contenerne anche una trentina in condizioni di igiene e vivibilità terribili che avevano suscitato l’indignazione di associazioni, enti, istituzioni, partiti, sindacati, con interrogazioni parlamentari e richieste di chiusura di quello che veniva definito un lager. Il 24 ottobre si svolse una pacifica manifestazione, organizzata dal senatore dell’Ulivo Fulvio Camerini, dallo scrittore Luis Sepúlveda, dalle Tute bianche, dal Prc, dalla Cgil e da altre associazioni, proprio per mostrare alla stampa e ai cittadini come vivessero gli immigrati rinchiusi nel centro. Tra gli organizzatori e la questura di Trieste fu concordato che una delegazione di una cinquantina di persone (tra cui 30 tute bianche guidate da Casarini e Metz) sarebbero entrate nell’area del Porto Vecchio, ma, non appena lo fecero, la celere di Padova – come ha testimoniato anche l’allora vicequestore di Trieste – li caricò senza motivo. Nei tafferugli ci furono decine di feriti e contusi, tra manifestanti e forze dell’ordine. Il Cpt fu chiuso due settimane dopo dal ministro Jervolino.

Commenta Casarini: «E’ una molto grave anche per l’esito di quella manifestazione, che ci diede ragione, perché si concluse con la chiusura di quel vero e proprio lager che era il Cpt del Porto Vecchio di Trieste. Quella manifestazione fu l’unica in Italia a portare alla chiusura di un Cpt e credo si sia voluto colpire anche questo aspetto della vicenda». Sandro Metz ha definito la sentenza «più politica che altro, anche perché evidentemente si vuole affermare il principio che non ci si può opporre a questi centri di detenzione per immigrati. Mi resta l’orgoglio per aver contribuito a chiudere assieme a molti altri un lager e se questo è il prezzo da pagare – ha concluso – sono pronto a scontarlo anche per non far mai aprire il centro di Gradisca (Gorizia) sul quale si è pronunciato negativamente anche il presidente della regione Riccardo Illy». Metz ha ricordato che lui e Casarini sono indagati anche per la chiusura del centro di via Mattei a Bologna. Una dura condanna della sentenza di Trieste è venuta anche da Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale dei giovani comunisti.