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Venezia – Dopo le proteste contro il nuovo campo per i Sinti, sfrattata la sede della Lega

Reagisce la città anti-razzista: fuori i razzisti da Venezia

Sono cittadini italiani, nati e cresciuti nella città di Venezia i Sinti che vivono nel campo di via Vallenari.
L’amministrazione comunale veneziana, da anni impegnata nella ricerca di una soluzione dignitosa per la situazione precaria del campo, ha dato il via ai lavori per la costruzione di una nuova area abitativa.
Si tratta di un villaggio in cui roulotte e piccoli prefabbricati diventeranno i nuovi alloggi per le famiglie allargate che da tempo aspetano una soluzione adeguata alle loro esigenze abitative.

La protesta, strumentalmente scatenata da un gruppo di residenti “interessati” e dai partiti dell’attuale maggioranza di governo, con in testa il carroccio, contesta la legittimità di questa nuova sistemazione.
“Vengono prima i veneziani” dicono i contestatori, che hanno bloccato in queste ore i lavori di costruzione, dimenticando che i Sinti del campo di via vallenari sono veneziani da generazioni.
“Allora chi gli ha dato la cittadinaza?” ribattono ancora gli esponenti della Lega Nord. Dalle loro parole emerge ciò che spesso esigenze di “governo” celano dietro la retorica dell’integrazione: chi è di una diversa etnia, anche se nato e cresciuto in Italia, non potrebbe, secondo loro, avere la cittadinanza italiana.
Eppure in via Vallenari si lavora, si raccoglie il ferro, si svolgono lavori di cura domestica.

“Paroni a casa nostra”, mai questo slogan è stato così beffardo per i militanti del carroccio. Venezia è da generazioni la casa dei Sinti di Favaro Veneto, così come è casa di quei cittadini veneziati che stamane, indignati per le strumentalizzazioni e l’intolleranza dell’iniziativa leghista, hanno sfrattato proprio la sede del parttito.
“Vediamo cosa si prova a vivere per strada, senza un posto in cui stare”, commentavano gli attivisti dei centri sociali Morion e Rivolta mentre mettevano in strada i mobili degli uffici.

Venezia non vuole i razzisti, vadano a vivere da un’altra parte, questo il messaggio chiaro e determinato lanciato questa mattina. “Siamo stanchi, come cittadini veneziani, che questi gruppuscoli razzisti si approprino dei simboli della nostra città, una città aperta ed accogliente” dicono gli attivisti sventolando il vessillo con il leone di San Marco.
Una schiaffo a quanti vorrebbero disegnare i territori del nord est con le geometrie dell’esclusione e della xenofobia.