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da Il Secolo XIX dell'1 novembre 2003

La Cassazione: condanne ai clandestini che non hanno documenti

Roma. Le Sezioni unite penali della Cassazione, presiedute dal primo presidente Nicola Marvulli, hanno deciso di adottare la linea dura con i clandestini che non esibiscono i documenti alle forze dell’ordine che li richiedono.
Gli immigrati che entrano clandestinamente nel nostro territorio dovranno, dunque, comunque presentare un documento di identità. La mancata esibizione dell’identificazione, infatti, d’ora in avanti dovrà essere considerata reato. Le Sezioni unite penali della Cassazione dirimono così la dibattuta questione sugli stranieri clandestini che aveva diviso le varie sezioni della Suprema Corte che di volta in volta si sono occupate della questione.

Accogliendo le richieste del sostituto procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, le sezioni unite di Piazza Cavour hanno respinto il riscorso presentato da un clandestino, Mustapha M., che, forte di precedenti assoluzioni di immigrati che non avevano presentato il documento d’identità, si è rivolto alla cassazione per vedersi annullato la condanna. Le Sezioni Unite, bocciando il ricorso, nell’informazione provvisoria, hanno spiegato che integra reato “la mancata esibizione, su richiesta degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza, di un documento d’identificazione da parte dello straniero clandestinamente entrato nel territorio dello Stato”.

La mancata dell’esibizione dell’identità, per le Sezioni Unite, non rappresenta un “giustificato motivo”.
In particolare, con questa decisione, la Suprema Corte ha stabilito che integra reato la mancata esibizione dei documenti – punito dalla legge Turco-Napolitano all’art. 6, terzo comma – la condotta dello straniero clandestinamente entrato nel territorio dello Stato che non esibisce a richiesta degli ufficiali e degli agenti di pubblica sicurezza, un documento d’identificazione.