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Matrimonio – Ci sono pericoli se uno degli sposi non ha il pds?

Lo scorso anno si è verificato un caso nella provincia di Treviso in cui, proprio in occasione della celebrazione delle nozze in Comune, la questura era stata avvertita per tempo – verosimilmente da qualcuno del Comune – e aveva sottoposto ad espulsione il futuro sposo, subito prima della celebrazione delle stesse.
Infatti, una volta che il matrimonio è stato perfezionato con un/a cittadino/a italiano/a scatta il divieto di espulsione previsto dall’art. 19 lett. c) del T.U. sull’Immigrazione (D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286) e il relativo diritto ad un soggiorno anche per motivi di lavoro. L’interessata potrebbe pertanto sistemare definitivamente la propria posizione di soggiorno – nonostante l’espulsione applicata nei suoi confronti – a seguito del perfezionamento del matrimonio con il cittadino italiano (ovviamente sempre che si tratti di un matrimonio effettivo e non simulato).
Non possiamo escludere in assoluto che qualcuno voglia o possa segnalare la posizione irregolare di soggiorno dell’interessata per impedire le nozze e provocare, invece, l’esecuzione del provvedimento di espulsione. Dobbiamo però dire che (anche se non abbiamo un osservatorio capillare su queste situazioni nel territorio) è alquanto improbabile che possa temere una segnalazione proprio mentre si avvia a celebrare le nozze. Se la persona direttamente interessata ha una comprensibile paura di presentarsi in Comune, il futuro marito potrebbe assumere informazioni preliminari per capire qual è l’orientamento dell’Ufficio e del competente funzionario.
Ricordiamo a tal riguardo che la presenza irregolare sul territorio italiano non è reato e, quindi, non c’è l’obbligo del Pubblico Ufficiale di segnalare un fatto che costituisce solo una semplice violazione amministrativa.
A fronte dell’entrata in vigore del cosiddetto decreto salva espulsioni (241/04) – che ha introdotto sanzioni penali pesanti per chi non ottempera alla diffida a lasciare il territorio nazionale -, possiamo considerare l’ipotesi di un reato costituito dalla inottemperanza al provvedimento di espulsione, anche se in realtà il reato previsto dalla legge è riferito soltanto alla inottemperanza alla diffida a lasciare il territorio nazionale entro 5 giorni nel caso in cui l’espulsione non sia stata eseguita con la forza attraverso il trattenimento in un CPT e successivo accompagnamento alla frontiera.

Non sappiamo in questo momento se il caso che ci è stato esposto rientri in questa ipotesi di reato o meno. Certo è che il funzionario di stato civile nel momento in cui si vede richiedere semplicemente le pubblicazioni di matrimonio da parte di persone munite dei documenti per celebrarlo, non dovrebbe avere sotto ai propri occhi una situazione che rappresenta una evidente “notizia di reato”, quindi non dovrebbe automaticamente sentirsi obbligato a denunciare alla questura una situazione che potrebbe corrispondere ad una semplice irregolarità dal punto di vista amministrativo e non ad un vero e proprio reato.
L’atteggiamento verso gli stranieri purtroppo sta via via peggiorando e anche vicende come quella verificatasi nella provincia di Treviso all’inizio evidenziate, rischiano di divulgarsi nel territorio come abitudini sempre più acquisite da parte degli operatori del settore. E’ dunque chiaro che se tempo fa avremmo potuto rassicurare e tranquillizzare la signora che ci scrive, oggi sentiamo l’obbligo di essere più prudenti a tale riguardo.