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da Il Manifesto del 20 marzo 2005

Lampedusa, migranti inseguiti e deportati in Libia

PALERMO Inseguiti lungo la pista, acciuffati e sbattuti a forza su un aereo che li ha portati in Libia, e non a Crotone come era stato loro detto. E’ difficile millantare rispetto delle regole e della dignità umana quando accadono episodi come quello che ha avuto come testimoni, ieri, una ventina di attivisti della Rete antirazzista siciliana. Che stavolta hanno filmato e diffuso le immagini della deportazione di un’altra novantina di extracomunitari da Lampedusa, dove pian piano il cpt si sta svuotando, mentre i rimpatri vanno avanti. Al ministro Pisanu la parola deportazione però non piace: ha tenuto a chiarirlo ancora ieri da Milano, dove si è incontrato col presidente della regione Formigoni per parlare di sicurezza e della necessità di arginare, in funzione anti-criminalità, l’immigrazione clandestina. «La parola deportazione è una infamia – ha detto il ministro – Noi accompagniamo gli immigrati clandestini alla frontiera. Tra l’altro proprio noi ogni anno salviamo migliaia di vite umane grazie alla sola azione delle capitanerie di porto». Ieri però a Lampedusa è andato in scena «uno spettacolo disumano», ha raccontato Carmen Cordaro, responsabile immigrazione dell’Arci Sicilia. Con altri esponenti dell’associazione, della Cgil, del centro sociale Zetalab di Palermo e di Emergency, era arrivata ieri mattina nell’isola per verificare le modalità di questo «accompagnamento alle frontiere» di una parte dell’oltre migliaio di immigrati giunti nell’isola delle Pelagie negli ultimi giorni. E si trovava all’aeroporto quando è arrivato il gruppetto da rimpatriare, con un velivolo della Air Adriatic pronto in pista e un cordone di agenti a scortare gli immigrati. Gli attivisti della Rete hanno tentato di avvicinarli, uno di loro in arabo ha urlato che quell’aereo li avrebbe portati in Libia e non a Crotone, cercando anche di spiegare in modo concitato quali fossero i loro diritti. «A quel punto – racconta ancora Cordaro – alcuni di loro hanno tentato di scappare lungo la pista, correndo mentre gli agenti li inseguivano. Poi sono stati presi, e portati a forza sull’aereo». Gli antirazzisti non sono riusciti ovviamente a intervenire, né a sapere se qualcuno sia riuscito a far perdere le tracce; hanno visto però che un uomo è stato portato giù dal velivolo in barella: «segno che probabilmente anche sull’aereo ci sono stati momenti di tensione, forse una colluttazione, ma nessuno ci ha voluto dire niente», afferma Pietro Milazzo della Cgil. Il blitz, ammette, è servito solo a ritardare la ripresa del ponte aereo che era stato interrotto il giorno prima. Ma anche a riprendere immagini che sono difficili da smentire, e sulle quali il governo avrebbe molto da spiegare. L’aereo sarebbe dovuto decollare in mattinata, ha preso il volo invece solo dopo le 16. Mentre sarebbe saltato un secondo viaggio in programma, che probabilmente sarà effettuato oggi. Nessuna possibilità per gli immigrati di avviare le procedure per la richiesta di asilo. Nessuna possibilità di chiarire la loro nazionalità, accusano quanti sull’isola in questi giorni stanno assistendo ai rimpatri forzati, frutto dell’accordo tra il governo Berlusconi e Gheddafi.

Una «deportazione di massa – insiste Filippo Miraglia dell’Arci – che si sta svolgendo nell’indifferenza generale». Miraglia afferma di non capire come mai «neanche le forze politiche dell’opposizione si stiano indignando». E comunica di star valutando con gli altri la possibilità di fare «una denuncia penale alla magistratura su questi fatti, perchè la situazione è davvero molto grave e siamo di fronte alla totale mancanza di rispetto delle leggi, delle convenzioni internazionali e dei diritti umani». Infatti «la legge Bossi-Fini prevede, per l’espulsione di un immigrato, la convalida del giudice di pace, che presuppone l’identificazione del cittadino straniero. Ma a Lampedusa non li stanno nemmeno identificando», assicura. In serata a Lampedusa era attesa una delegazione di parlamentari che cercheranno di verificare anche loro cosa sta succedendo.

PATRIZIA ABBATE