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Bologna – Ancora disagi umilianti all’Ufficio Stranieri della Questura

Interviste alle persone in fila

Nella strada stretta è un continuo via vai di auto e pattuglie della polizia, le persone aspettano in piedi, stipate l’una dietro l’altra e controllate dagli agenti di polizia che le pressano indietro.

Solo pochi giorni fa una nota stampa ufficiale della Questura di Bologna comunicava dati rassicuranti sull’aumento dei permessi di soggiorno rilasciati, sulla diminuzione dei tempi di attesa dall’avvio della pratica al rilascio del documento richiesto, sulle nuove modalità facilitate di accesso all’Ufficio. Eppure i cittadini stranieri non notano differenze, ma anzi lamentano una procedura estenuante su cui la totale mancanza di informazioni chiare e complete gioca un ruolo fondamentale.

All’incapacità di gestire in maniera fluida e coerente il complesso meccanismo dei permessi di soggiorno previsto dalla legge Bossi-Fini, si aggiungono ora le novità introdotte dal decreto attuativo della legge, che fissa adempimenti nuovi per i cittadini stranieri e istituisce un nuovo soggetto, lo Sportello Unico, che a Bologna però non è ancora operativo.
Il cittadino straniero è dunque costretto ad accessi ripetuti all’Ufficio di Via Agresti, ed ogni volta perde più di mezza giornata per consegnare un certificato, per ottenere un timbro oppure per ricevere una informazione sbrigativa ed incomprensibile.

[Ascolta ] l’intervista ad una cittadina straniera in fila

Ma che le modifiche introdotte dalla Legge Bossi Fini al T.U. sull’Immigrazione abbiano ingolfato gli Uffici Stranieri delle Questure non è certo una novità. La differenza nel caso Bologna è che dopo oltre due anni dall’applicazione della nuova legge non sono stati introdotti miglioramenti sostanziali, ed anzi si è rifiutata la collaborazione con gli enti locali o altri soggetti.
Al contrario, numerose città italiane da oltre un anno hanno risposto al collasso delle Questure scegliendo percorsi sperimentali di collaborazione tra Prefettura, Questura ed Enti locali, hanno avviato servizi di mediazione tra il cittadino straniero e le Forze dell’Ordine, a cui ancora si affida in Italia la materia del soggiorno dei cittadini immigrati.
Dirigente dopo dirigente, l’Ufficio Stranieri della Questura di Bologna continua invece a richiedere sforzi sovrumani ed umilianti ai cittadini stranieri, che per i ritardi e le lungaggini delle pratiche si vedono spesso consegnare permessi di soggiorno la cui validità residua è addirittura di 20 giorni.

Le donne italiane e migranti di Carovana hanno rappresentato questi continui disagi con un’iniziativa che si è svolta martedì 28 giugno in via Agresti e che ha visto le donne dell’associazione mettersi in fila insieme ai migranti per sottolineare le condizioni disumane e umilianti di accesso ad un servizio.

[Ascolta ] l’intervista ad una donna del gruppo Carovana.

Il gruppo Carovana, insieme all’associazione Orlando, ha “sollecitato la Questura, la Provincia d il Comune a studiare gli esempi di altre esperienze, per trovare soluzioni possibili per Bologna. Gli incontri avuti e l’interesse dimostrato non hanno cambiato nulla.” L’iniziativa ha voluto contrastare l’idea che non si possa fare niente e che si debba tollerare “questa quotidiana umiliazione che gli organi preposti impongono a chi chiede i documenti” e si è posta anche come atto di pressione sulle istituzioni.