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Verona – I rom Rumeni hanno vinto

Intervista a Roberto Malesani del Coordinamento Migranti di VR

Dopo tre giorni di occupazione i cittadini rom rumeni, che si trovavano nella chiesa di San Tommaso a Verona, hanno ottenuto una grandissima vittoria: sono riusciti a far riesaminare la propria posizione dalla questura, e 45 su 52 hanno avuto un permesso di soggiorno. Abbiamo intervistato Roberto Malesani del coordinamento migranti di Verona che, assieme al csoa La Chimica, ha seguito fin dall’inizio questa vicenda.

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Domanda: Dopo questo enorme risultato, vuoi ricostruire la vicenda, ossia ripercorrere le motivazioni che hanno portato questi cittadini ad occupare la chiesa, le tappe che hanno caratterizzato la protesta e, soprattutto, i risultati ottenuti?

Risposta: Lunedì sera i cittadini rom messi di fronte all’esclusione dal campo rom, progettato dal Comune, dopo due anni di progetto di inserimento, esclusi sulla base di una presunta loro irregolarità, cioè non conformità delle loro posizioni personali alla legge Bossi-Fini, hanno deciso di ribellarsi: preso contatto con i rappresentanti del centro sociale La Chimica di Verona hanno posto l’alternativa addirittura minacciando autolesionismo e, comunque, azioni violente se non venivano inseriti. Hanno deciso allora autonomamente di occupare la chiesa di San Tommaso, che è nel cuore di Verona ed è gestita da un parroco che, già in precedenza, aveva dimostrato una certa disponibilità e sensibilità rispetto ai problemi sociali, soprattutto delle culture diverse.
è nata quindi questa occupazione, rivendicando come atto di ribellione assoluto la resistenza alle pratiche ingiuste del Comune, che prima li ha illusi e poi li ha scaricati, e contro le logiche di deportazione della Bossi Fini, perché la questura aveva già preparato 50 decreti di espulsione per questi rom che occupavano la chiesa.
All’inizio si pensava addirittura ad uno sgombero violento; poi, l’intervento de La Chimica e del Coordinamento Migranti ha dato avvio ad una resistenza che ha assunto presto la forma della mediazione, che è consistita sostanzialmente nel riesame delle pratiche, che fino ad adesso erano state gestite dal Comune di Verona attraverso associazioni di riferimento del privato sociale cattolico (che hanno preso circa 2.000.000 di euro per gestire questo progetto, ma poi hanno abbandonato i rom nel momento del bisogno e non hanno fatto il loro dovere di analizzare le posizioni singole).
Dopo una revisione da parte nostra delle pratiche e la sollecitazione della questura che si facesse carico di una revisione autonoma, incrociando i dati si è scoperto, alla fine, che quarantacinque cittadini rom su cinquantadue, occupanti la chiesa, avevano diritto ad un permesso di soggiorno a vario titolo. L’accordo cui si è arrivati ieri sera, dopo anche momenti di tensione, ha portato ad un tavolo di lavoro che ha sancito, da una parte, la concessione di quaranta cinque permessi di soggiorno, che sono stati già concessi oggi – in questo momento i rom sono in questura per le pratiche – dall’altra parte, con l’iniziativa dei rom di sgomberare la chiesa, senza alcuno sgombero coatto, come iniziativa autonoma inserita alla fine di questo accordo, si è giunti allo sblocco della questione.

D:Quali sono le riflessioni che avete fatto dopo questa importantissima vittoria, soprattutto alla luce dell’avvio di un nuovo anno politico?

R: La valutazione che viene fatta è che non solo quaranta cinque vite umane, quaranta cinque vite e corpi sono stati salvati dall’espulsione e dalla deportazione, ma anche che, ancora una volta, la ribellione autogestita, autorganizzata contro la violenza della Bossi Fini ha ottenuto il suo effetto, come già successo precedentemente sia a Verona, sia in altre città d’Italia. Il dato importante, di cui le amministrazioni locali e il governo centrale non vogliono rendersi conto, è che gli immigrati non sono più disposti a farsi violentare dalla legge Bossi Fini, ma reagiscono con iniziative di tutti i tipi, che c’è un movimento autorganizzato dei migranti di cui vanno considerate le istanze prima di accedere a qualsiasi politica che li riguardi, che il colonialismo culturale e politico, che le amministrazioni spesso hanno nei loro confronti, va definitivamente abbandonato e che tutte queste lotte portano a dei risultati perché, ripeto, fino a poche ore prima della soluzione, il Comune parlava di cinquanta clandestini e poi è stato accertato che questi clandestini erano solo cinque persone, quarantacinque hanno ottenuto il permesso di soggiorno e verranno inseriti nel progetto di recupero del campo rom. Per le persone che sono rimaste escluse, il Coordinamenti Migranti si è fatto carico della loro tutela legale e non è detto che nelle prossime settimane non si possa ottenere un permesso di soggiorno.
È stata una vittoria completa della ribellione dei migranti, sostenuti dalle associazioni La Chimica e il Coordinamento Migranti, che hanno sostenuto in prima persona l’impatto con la questura e la mediazione conseguente. D’ora in poi, quindi, la strada è quella della ribellione e della continua contestazione delle logiche autoritarie e violente della legge Bossi Fini.