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da Il Manifesto del 30 novembre 2005

Francia, giro di vite sull’immigrazione

ANNA MARIA MERLO
PARIGI

Mentre il paese vive ancora in stato d’emergenza, a pochi giorni dalla fine delle violenze in banlieue, la mano di ferro del governo si abbatte sull’immigrazione e, contemporaneamente, aumenta l’arsenale repressivo per lottare contro il terrorismo, nel giorno in cui viene approvata dall’assemblea la legge revisionista sul «ruolo positivo» della colonizzazione francese, in particolare in nord Africa. Ieri, il primo ministro Dominique de Villepin ha presentato una serie di nuove norme repressive per limitare l’immigrazione, precisando che queste norme non si inscrivono in «una logica post-sommossa»: i tempi per chiedere un ricongiungimento familiare passano da un anno di residenza a due anni; la repressione della poligamia viene rafforzata; chi vuole sposare un francese all’estero dovrà sottoporsi all’approvazione del console di Francia, se restano dei dubbi, la procura della repubblica potrà fare ricorso e, se non sono state rispettate le condizioni legali, il procuratore potrà opporsi alla trascrizione del matrimonio in Francia, che comunque non verrà effettuata prima di otto mesi; i tempi di acquisizione della nazionalità francese per un congiunto di un francese passano da due a quattro anni (da tre a cinque se la coppia non vive in Francia); gli studenti stranieri che vogliono studiare in Francia verranno «scelti» con più cura, per avere i migliori; chi vuole naturalizzarsi francese sarà sottoposto a un «controllo più severo» delle sue conoscenze della lingua. Inoltre, per ottenere l’asilo politico i tempi si restringono, con l’obbligo di presentare un ricorso in quindici giorni (e non più un mese), in perfetto francese. Per chi non avesse ben capito il senso delle nuove norme di Villepin, il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, nella gara intrapresa a chi è più a destra, ha tradotto: «La Francia non vuole più prendere quelli che nessuno vuole nel mondo». Secondo Sos Racisme, «dopo la poligamia e il rap, adesso tocca ai matrimoni misti: ma fino a dove vogliono spingersi?». Villepin ha spiegato che «la nazionalità deve essere sempre meno un diritto acquisito».

Contemporaneamente, ieri l’Assemblea ha votato il progetto di legge anti-terrorismo di Sarkozy. Il Ps si è astenuto, non ha votato contro perché «non bisogna intralciare» l’azione del governo su questo fronte delicato. Così aumenta la video-sorveglianza, che sarà effettiva nei trasporti pubblici, nelle stazioni e dintorni e nei diversi luoghi di accoglienza del pubblico; i dati sui collegamenti telefonici e Internet verranno conservati più a lungo; i controlli di identità sui treni transfrontalieri verranno moltiplicati (malgrado Schengen); ci sarà una sorveglianza automatica sugli spostamenti delle automobili; il fermo di polizia passa da quattro a sei giorni (il Ps aveva chiesto l’intervento del giudice delle libertà dopo il prolungamento del fermo, ma l’emendamento è stato respinto); i prefetti potranno proibire gli stadi agli hooligans; non ci sarà nessuna commissione di controllo parlamentare sui servizi segreti (emendamento Ps, respinto). E non basta: in prospettiva, Sarkozy sta preparando la riesumazione della «legge contro i casseurs» dell’8 giugno ’70, per lottare «contro le violenze di gruppo»: arma brandita dopo il `68, poi abrogata dai socialisti nell’81, permette arresti arbitrari, in base alla sola presenza sul luogo, in caso di violenze, con pene dai tre mesi ai due anni di carcere.

E tanto per non lasciare nulla indietro, è in preparazione anche una legge più repressiva sull’uso di droghe dolci e l’abrogazione del decreto del `45, già rimaneggiato in senso negativo più volte, che impediva di mettere in carcere i minorenni (adesso i minori di 13 anni). Per Sarkozy è questo il miglior modo per combattere il Fronte nazionale, poiché finora «compiacenza e codardia» gli hanno permesso di crescere. L’estrema destra applaude, convinta che i francesi continueranno a preferire «l’originale alla copia». Sarkozy e Villepin fanno a gara per sedurre l’opinione pubblica: «E’ un movimento di fondo – spiegano all’istituto di sondaggi LH2 Opinion – dalla metà degli anni `80 il sentimento xenofobo si sviluppa in Francia e il desiderio d’ordine è palese. Con la crisi delle banlieues, dove vivono molti stranieri, questi due elementi si sono uniti ».