Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 2 febbraio 2006

E i francesi scoprono gli «invisibili» del Beaubourg

ANNA MARIA MERLO

PARIGI – Dietro Beaubourg, a pochi passi dall’Hotel de ville, otto tende-igloo, della marca Quechua, con il simbolo dell’organizzazione Médecins du Monde, ospitano ormai da alcune settimane degli Sdf (senza domicilio fisso). L’associazione, con lo scopo di sensibilizzare i parigini al dramma dei senza tetto ha distribuito in un mese 250 tende tipo «canadese» nella capitale. Dietro Beaubourg, le persone che fanno la fila per entrare nella biblioteca del centre Pompidou guardano, tra indifferenza e stupore, le persone che hanno organizzato la loro esistenza dentro e attorno a queste tende di sopravvivenza. Per Médecins du Monde questo è un modo per mettere tutti, autorità e cittadini, di fronte alle proprie responsabilità. «In mancanza di un tetto, una tenda di tela – dice Graziella Robert responsabile per gli Sdf della ong – chiediamo la proibizione di rimettere in strada le persone che trovano un tetto nei centri di emergenza per una notte, più in generale chiediamo che il sistema venga rifondato». Per Graziella Robert «le tende sono come una valigetta di salvataggio, gli Sdf sono sempre più numerosi, ma sono diventati invisibili agli occhi dei parigini. Le tende hanno il vantaggio di essere visibili», di «rendere impossibile la politica dello struzzo», come riassume un consigliere comunale socialista.

La città di Parigi è passata da un mese al piano «gran freddo, livello 2», viste le temperature che vanno sotto zero. In città ci sono circa 4 mila posti letto per ospitare gli Sdf in emergenza – mentre alcuni calcolano che gli Sdf a Parigi siano intorno ai 9 mila – ma al mattino tutti devono andarsene e ricominciare a vagare nelle strade della capitale. Per trovare un posto è complicato, perché ci sono quattro centri di accoglienza sparsi nella città, divisi per ordine alfabetico, oltre ad alcuni centri associativi sparsi. Una parte di questi posti letto sono gestiti direttamente dal comune, altri dal Samu social e da varie associazioni. Esistono poi 15 centri di accoglienza diurni, per potersi lavare, cambiare, essere aiutati nelle pratiche burocratiche, prendere un caffè. Di recente è stato aperto un nuovo centro per sole donne che ha una capacità di 50 posti. Con il piano «grande freddo» sono state messe a disposizione degli Sdf delle palestre e ci sono anche 15 posti letto nella sede del municipio del IV arrondissement. Ma si tratta sempre di emergenza, non di un lavoro di fondo per sradicare la povertà crescente. Per di più, le reazioni non sono sempre gentili: nel IX arrondissement ci sono state proteste per una palestra aperta agli Sdf, le famiglie chiedono dove andranno i figli a fare sport. Persino il sindacato Cftc (dei lavoratori cristiani) ha protestato perché il sindaco Bertrand Delanoë ha deciso di aprire una mensa comunale agli Sdf, al di fuori delle ore normali dei pasti, denunciando «l’inquietudine del personale che va a pranzare in questa mensa per le condizioni di igiene. E’ possibile garantire che non c’è nessun rischio di presenza di malattie infettive e contagiose? Numerosi dipendenti comunali ci hanno già fatto sapere che non frequenteranno più questa struttura».

La povertà cresce in Francia di nuovo dal 2003, dopo decenni di calo (fatta eccezione per il `90, anno di piena recessione): ormai il 6,3% della popolazione è classificata come «povera». In un anno (gli ultimi dati sono del 2003), il numero dei poveri è cresciuto di 260 mila, cioè, come afferma Martin Hirsich, presidente di Emmaus France, «mille poveri in più per giorno lavorativo, nell’indifferenza generale». Un milione e 107 mila francesi vivono con l’Rmi, il reddito minimo di circa 400 euro al mese, una cifra che va moltiplicata perché ci sono famiglie con bambini che sopravvivono con questo assegno di povertà. Ma tra gli Sdf che ogni sera cercano un posto per dormire a Parigi non ci sono solo persone che prendono l’Rmi. Tra loro anche lavoratori poveri, che non riescono a far fronte al prezzo di una casa.

Secondo la Fondazione Abbé Pierre, in Francia oggi ci sono 9 milioni di persone che hanno difficoltà ad alloggiarsi: 150 mila sono Sdf, 934 mila vivono in domicili di fortuna, tipo caravan o baracche (nel solo Bois de Vincennes i baraccati sono aumentati dell’85% nell’ultimo anno), 625 mila abitano in edifici degradati, 2.187.000 senza comfort di base, 3.507.000 in alloggi sovrappopolati, 823 mila si fanno ospitare da un terzo, mentre ci sono 715 mila famiglie che hanno accumulato un ritardo di almeno due mesi nel pagamento dell’affitto (ci sono più di 100 mila espulsioni l’anno per mancato pagamento, anche se dal 15 dicembre al 15 marzo è in vigore la «tregua invernale»).

Il comune e le associazioni organizzano anche i pasti per gli Sdf. Intorno a queste zuppe popolari è tornata quest’anno una polemica, ormai ricorrente da tre anni a questa parte, da parte dell’estrema destra. A Parigi, ma anche a Strasburgo e a Nizza, Les Identitaires, un gruppo di estrema destra, continua ad organizzare, una volta la settimana, la distribuzione di «zuppe al lardo», con l’obiettivo di escludere i religiosi ebrei e musulmani. A Parigi la Prefettura ha proibito questa «zuppa razzista» il 29 dicembre scorso, però poi non ha rinnovato il decreto, a Strasburgo è stata invece messa fuori legge definitivamente, mentre a Nizza è ancora legale.