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Decreto Flussi 2006 – Quindici badanti ucraine espulse mentre tentavano di rientare nel loro Paese

La situazione è sempre più drammatica.

La gestione delle 530mila domande procede molto a rilento.
Per quanto riguarda il primo dei due decreti flussi del 2006 (le prime 170 mila domande presentate il 14 marzo), ha detto Marchione, attualmente ne sono state esaminate circa 90mila, mentre solo poche centinaia hanno raggiunto la conclusione. Secondo i dati forniti, circa il 20% delle domande esaminate è risultato non valido oppure è intervenuta la rinuncia all’assunzione da parte del datore di lavoro soprattutto a causa dei tempi lunghi dell’iter della pratica.
Nella provincia di Reggio Emilia sono oltre cinquemila i migranti che hanno chiesto la regolarizzazione sulla base del decreto flussi e che al momento non l’anno ottenuta. Molti sono clandestini che già vivono e lavorano in Italia. Hanno in mano un pezzo di carta: la ricevuta della consegna della domanda per regolarizzare la loro presenza in Italia. Ma non vale nulla, se fermati per strada dalle forze dell’ordine vanno incontro all’espulsione.

Fra i migranti cresce sempre più la preoccupazione sull’esito della domanda. E la speranza che venga accettata, e poter quindi regolarizzare la presenza in Italia, si sta trasformando in paura. Questo perchè l’iter comporta che il migrante sia al paese di origine. Ciò significa dover ritornare per avere il visto d’ingresso e tutti i rischi che questo comporta.

Le donne ucraine che frequentano Caffè Babele hanno raccontato un episodio che le ha molto spaventate. Una loro connazionale ha assistito all’espulsione di 15 donne ucraine che stavano rientrando nel paese di origine dall’aeroporto di Verona per ritirare il visto di ingresso in quanto avevano ottenuto il nulla osta all’assunzione nell’ambito delle quote del decreto flussi 2006. Molte delle donne che frequentano Caffè Babele vivono e lavorano come assistenti familiari a Reggio Emilia e provincia. Tante di queste speravano di potersi regolarizzare con il decreto flussi. Ma affermano che questa speranza sta svanendo.

“Come faremo a ritornare in Ucraina? Dovremmo affidarci forse a qualche organizzazione criminale? Abbiamo paura. Se ci scoprono non potremmo più tornare in Italia e allora perderemmo il lavoro e come faremo a mantenere i nostri figli? Ma perchè se tutti sanno che siamo già qui ci chiedono di fare viaggi clandestini per tornare a casa? Perchè non è possibile regolarizzarci direttamnete in Italia? Non ci rimangono molte scelte e stiamo pensando che forse non andremo a casa a prendere il visto d’ingresso. E’ veramente troppo pericoloso. Ci costringono a continuare a vivere nella clandestinità. Abbiamo troppa paura, non sappiamo cosa fare”.


Già da tempo il Progetto Melting Pot Europa ha lanciato una campagna per la modifica del decreto flussi, le stesse donne di Caffè Babele hanno scritto una lettera ai ministri per sostenere direttamente la campagna.