Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 15 luglio 2007

Con Air France voli in manette

di Anna Maria Merlo

La direzione di Air France comincia ad avere dubbi, anche se, per il momento, non intende modificare le procedure. I dubbi sono filtrati anche nell’ultima assemblea degli azionisti della compagnia aerea francese, giovedì, al Carrousel du Louvre, dove si è discussa la richiesta – presentata il 5 luglio dai rappresentanti dei dipendenti – che Air France si pronunci sull’opportunità di mettere fine alle espulsioni degli immigrati illegali per via aerea. Marcel Zadikian, della Cgt, trae qualche speranza per il futuro da quella discussione: «La questione delle espulsoni è stata dibattuta a più riprese nel corso dell’assemblea ». Meno ottimista Ali Bouzara, della Cfdt: «La maggioranza degli azionisti è ostile alla nostra richiesta».
Nell’assemblea un azionista ha addirittura suggerito di far viaggiare «questi energumeni nel bagagliaio, assieme ai cani» e certo il suo intervento estremista è stato accolto molto male dalla maggior parte degli azionisti presenti. Jean-Cyril Spinetta, presidente di Air France, ci ha tenuto a spiegare che le decisioni di espulsione sono «prese con procedure di legalità incontestablii e non vede in nome di cosa la compagnia «possa rifiutare di eseguirle». Ma ha aggiunto che «ci sono delle eccezioni, quando stimiamo che la sicurezza dei beni e delle persone sia a rischio»: in questo caso il comandante di bordo puo’ rifiutare di trasportare l’immigrato clandestino. In conclusione, Spinetta si augura che lo stato trovi un altro sistema per espellere i clandestini, evitando di ricorrere ai voli Air France.
Di fronte al Carrousel du Louvre a premere sull’assemblea si è svolta una manifestazione di protesta contro le espulsioni per via aerea, organizzata da varie associazioni, tra cui il Resf (Rete educazione senza frontiere). Le associazioni di difesa degli immigrati denunciano l’aumento delle espulsioni e i troppi casi di violenza che le accompagnano. I dati della Prefettura di polizia confermano involontariamente questa denuncia: nei primi cinque mesi di quest’anno, circa 6 mila clandestini sono stati espulsi utilizzando Air France (la compagnia ha il quasi monopolio dei voli dalla Francia verso l’Africa). 2223 espulsioni sono avvenute con la presenza a bordo di una scora di polizia. Ci sono stati 280 casi di rifiuto, ma solo 7 su decisione del pilota. Per il resto, è l’immigrato che si dibatte, spesso suscitando le proteste degli altri passeggeri, e la polizia annulla la partenza.
Il ministro dell’immigrazone e dell’identità nazionale, Brice Hortefeux, sostiene che «solo il 4,6% delle espulsioni sono problematiche», e la Prefettura assicura che la scorta è composta da poliziotti «volontari», addestrati in modo «specifico» e scelti per il loro sangue freddo e controllo dei nervi.
Il pilota Jean-Paul Maurel, che milita per la cessazione delle espulsioni via Air France, racconta tutta un’altra storia. «Quando mi avvertono che sul volo ci sarà questo tipo di passeggero, io mi reco sempre nel furgone di polizia prima dell’imbarco. Saluto tutti – i poliziotti e la persona in via di espulsione – e chiedo a quest’ultima se è d’accordo per fare il viaggio. Se non è così e vedo che esiste un rischio che le cose non vadano liscie, rifiuto l’imbarco. E’ un mio diritto e un mio dovere, il codice di aviazione civile lo dice con chiarezza: il pilota è il solo che comanda a bordo». Il perché delle sue precauzioni? Spiega Maurel: «Non voglio mettermi a discutere della legalità delle espulsioni, ma trovo estremamente scioccante, come cittadino e padre di famiglia, vedere che viene imbarcata gente che ha ricevuto delle botte, con le manette e a volte persino in stato di incoscienza ».
Il pilota insiste anche sui rischi: « Ci sono questioni tecniche di sicurezza. Come comandante di bordo, nella fase di decollo ho altro da fare che controllare se i passeggeri gridano, si dibattono. Puo’ essere molto pericoloso. Inoltre, in un aereo tutti i passeggeri devono essere liberi nei movimenti, in caso di evacuazione di emergenza a volte c’è un solo minuto di tempo. Come si fa se qualcuno è legato al sedile?».
Air France accetta questo ruolo ingrato, «ma i piloti che rifiutano non ricevono sanzoni dalla gerarchia». Mentre è già successo che sia la Prefettura di polizia a «felicitarsi» con i comandanti di bordo che non pongono intralci alle espulsioni. Nei sindacati dei piloti c’è ci parla di «minacce» ricevute dai poliziotti. «Capita che dei piloti conosciuti come ‘reticenti’ vengano sostituiti all’ultimo momento con altri considerati ‘sicuri’», conferma Maurel. Ma la situazione si sta aggravando: «I problemi a bordo si moltiplicano, i passeggeri, le hostess e gli steward sono sconvolti, a volte alcuni protestano e si ritrovano incriminati».
Molte storie parlano di «ingranaggio infernale». Il pilota Ali Bouzara spiega: «Il personale non sopporta più le scene di violenza, soprattuto quando ci sono dei bambini». Per un altro pilota, Philippe Decrulle, della Cfdt, «bisogna spiegare agli azonisti che fare utili non è tutto. Queste espulsioni minano l’immagine della compagnia e hanno un’incidenza commerciale». Air France, la prima volta nel ’98, poi di nuovo nel maggio scorso, ha sospeso il trasporto di clandestini in via di espulsione verso il Mali, perché si erano verificati incidenti a ripetizione, che avevano coinvolto gli altri passeggeri. Nel ’98, i voli erano stati ripresi dopo che il governo aveva introdotto la scorta a bordo.
Il fenomeno rischia di aumentare, a causa della nuova legge sull’immigrazione e dell’obiettuvo, posto da Nicolas Sarkozy, di portare al 50% la quota di immigrati per ragioni di lavoro: oggi in Francia meno di un permesso di soggiorno su 16 è attribuito per ragioni economiche, poiché la grande maggioranza emigra per ricongiungmenti familiari. E, contraddicendo la Costituzione e le convenzioni internazionali, il ministro Brice Hortefeux afferma che «il diritto di vivere in famiglia non è incondizionato».