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da "Città Meticcia" - ottobre/novembre 2007

Ravenna – Nuovi poteri ai comuni per i rinnovi dei permessi: anche Ravenna sarà “sperimentale”

L'assessore Farabegoli: "E ora separiamo l'immigrazione dalle politiche sociali"

In un recente incontro a Roma, il sindaco di Ancona Sturani, “capofila” del progetto, ha spiegato come si voglia dar vita a una procedura che salti di fatto il passaggio da Poste Italiane, facendo entrare in scena i Comuni in una sorta di “Front office avanzato”. Nove le città (tra cui Ravenna) interessate da questa sperimentazione, che dovrebbe ricevere l’avallo del ministro Amato prima della fine dell’anno.
Insomma, le cosiddette “buone prassi” che avevano ridotto a poche settimana le attese per i migranti residenti nel comune di Ravenna potrebbero ben presto tornare realtà, almeno per chi deve chiedere il rinnovo del documento di soggiorno, ma l’obiettivo è poi quello di estendere la metodologia anche al rilascio. Un passo avanti, dunque, verso quel decentramento di poteri in materia auspicato anche dalla proposta di legge Amato-Ferrero. L’annuncio è venuto dall’assessore Ilario Farabegoli, reduce dall’incontro a Roma con i colleghi delle altre otto città interessate, che spiega: «Ciò che vogliamo proporre è una metodologia di lavoro all’avanguardia che abbiamo sviluppato in questi anni».
«E’ un risultato – dice ancora l’assessore – cui siamo giunti grazie alla presa in carico diretta dell’ufficio informazioni per gli immigrati da parte del Comune, una scelta che deve segnare anche lo sviluppo futuro delle politiche sull’immigrazione, che credo debbano essere sempre più separate dalle politiche sociali». Un orientamento politico, questo, che potrebbe significare importanti cambiamenti nella gestione di servizi che concernono, per esempio, le vittime della tratta e l’accoglienza dei richiedenti asilo, oggi affidati dal Comune al Consorzio per i servizi sociali. «Credo che – spiega ancora Farabegoli – nel momento in cui si vuole creare un’azienda di servizi alla persona, bisognerà distinguere esattamente quali sono questi servizi e quali invece concernono l’immigrazione. Una distinzione che serve anche ad avere un approccio meno assistenzialista verso gli immigrati e di maggiore responsabilizzazione. Del resto, proprio a Ravenna abbiamo visto come il loro coinvolgimento diretto possa produrre risultati importanti: penso per esempio a tutto il comparto della mediazione culturale».
Insomma, mentre a Roma, malgrado l’elevato numero di ministri ancora non esiste una delega all’immigrazione, che in pratica viene spartita tra il Welfare e gli Interni (cioé tra poliche sociali e politiche sicuritarie), il Comune di Ravenna guarda avanti e propone una concezione nuova del tema. «Sono convinto che l’Amministrazione debba essere l’interlocutore diretto dei cittadini immigrati e non possa delegare queste funzioni a soggetti terzi. è indispensabile per evitare che chi arriva dall’estero si senta escluso dalla comunità e tenda quindi a costruirsi uno “steccato”, cercando rifugio nella propria comunità di origine, dando vita a una città nella città. L’esternalizzazione dei servizi crea ghettizzazione, è un’esperienza che abbiamo vissuto e risolto, per esempio a Lido Adriano. Ma i ghetti non hanno nulla a che fare con le concentrazioni abitative in quanto tali, nascono dalla sensazione di esclusione».
Sperimentazione Anci sui rinnovi (e in futuro rilascio) dei permessi, mediazione culturale e, in previsione, gestione dei progetti oggi delegati al Consorzio, un bel pacchetto di risorse e di funzioni. Con fondi che arrivano da una pluralità di soggetti. Potrebbe diventare un’Istituzione a gestirli? Uno strumento indirizzato direttamente dal Comune, ma allo stesso tempo più autonomo di un assessorato nei suoi bilanci? «Be’ – dice Farabegoli – credo che ragionare sull’opportunità di un’Istituzione potrebbe essere interessante, il tutto per valorizzare quegli aspetti delle nostre politiche sull’immigrazione che hanno raggiunto livelli di eccellenza e promuoverne altri. Ad esempio, un centro contro la discriminazione e il razzismo, in grado di agire contro eventuali privati, ma anche contro gli enti pubblici».

Federica Angelini