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Padova – Dalla manifestazione contro il protocollo delle Poste

Piccola cronaca di un pomeriggio diverso

Migranti e italiani in protesta di fronte alle poste centrali hanno colorato un grigio sabato pomeriggio padovano.
Aderenti all’Associazione Difesa Lavoratori o all’Associazione Razzismo Stop, liberi cittadini, migranti comunitari, migranti africani e asiatici tutti insieme per chiedere le stesse cose nel contesto di una giornata che ha visto iniziative parallele e contemporanee anche in molte altre città italiane e a Parigi.

A partire dalla rivendicazione di un sistema di rinnovo dei permessi di soggiorno finalmente trasparente, semplice e che non speculi economicamente sui bisogni primari dei migranti, la manifestazione ha toccato tutti i temi connessi alla tutela dei loro diritti.
Chi c’era ha denunciato le politiche migratorie di un governo di centro-sinistra che invece di abrogare la legge Bossi-Fini ha esteso la detenzione amministrativa ai cittadini comunitari, che invece di garantire forme di regolarizzazione permanente ha proposto un decreto che nulla cambiarebbe (anche qualora venisse approvato) rispetto alle logiche di sfruttamento che regolano la presenza dei migranti in Italia, che strumentalizzando lo spauracchio della sicurezza promuove politiche e pratiche razziste e discriminatorie.

Tra la curiosità di molti passanti che si sono fermati ad ascoltare e l’indifferenza di troppi altri impegnati nel loro spensierato sabato pomeriggio di shopping, dopo due ore di permanenza di fronte le poste il presidio si è mosso per incrociare il corteo della Cgil indetto per lo stesso giorno ma con parole d’ordine molto diverse. Separati da un cordone di polizia che sembrava chiamato a difendere il corteo più ‘istituzionale’, i migranti dei sindacati di base, all’urlo di ‘sanatoria per tutti’, hanno rimproverato agli altri, quelli che sfilavano a pochi metri da loro con le bandiere della Cgil e di Rifondazione comunista, di marciare insieme a chi ha pesanti responsabilità nella stipula del protocollo con le poste e più in generale nel mantenimento di un approccio violento e repressivo all’immigrazione, e di dimenticare, loro sindacalizzati, loro regolari, i problemi di chi si vede negato anche l’accesso a un permesso di soggiorno o di chi viene detenuto nei centri di permanenza temporanea.

E, del resto, sembra ormai tristemente comprovato fino a che punto rimanga comunque precaria anche la condizione di chi possiede un titolo valido per risiedere sul territorio dello Stato e quanto, in ogni caso, il fatto di possedere un regolare permesso di soggiorno rappresenti sempre meno una condizione sufficiente per potersi ritenere al riparo dall’arbitrarietà delle espulsioni e degli imprigionamenti.

‘Siamo noi i clandestini, tutti noi’, urlavano italiani e migranti davanti alle poste, uniti dalla stessa battaglia di civiltà.

Leggi il comunicato dell’Adl Cobas, Associazione Razzismo Stop di padova