Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Parigi, Marina Nebbiolo

Francia – Lavoratrici Sans Papiers chiedono la regolarizzazione

Sulla scia degli scioperi dei sans-papiers che lavorano nei ristoranti, nelle imprese di pulizia, nei cantieri e nelle fabbriche e che dal 15 aprile hanno inaugurato un ciclo di lotte, le donne hanno cominciato aduscire dal cono d’ombra che contraddistingue la condizione di lavoro dei migranti privi di permesso di soggiorno. Algerine, marocchine, senegalesi, maliane, moldave, filippine… vogliono farsi avanti e ottenere la regolarizzazione. E’ difficile fare sciopero quando si è disperse e isolate ma con il sostegno e la solidarietà di collettivi, comitati e associazioni femministe, centinaia di donne migranti si sono organizzate e hanno moltiplicato le occasioni per denunciare pubblicamente la situazione intollerabile vissuta dalle lavoratrici sans-papiers.
Il 23 e il 29 maggio* in un centinaio hanno occupato l’Agenzia nazionale dei servizi alla persona (ANSP) e poi manifestato sulla scalinata dell’Opéra-Bastille, in pieno centro-città per dire ai parigini impegnati nello shopping del sabato pomeriggio che quelle donne sempre presenti,che vanno a cercare i loro figli all’uscita di scuola e che preparano la cena quando i genitori rientrano a casa tardi, che si occupano della casa e degli anziani, che vanno a fare la spesa e che si fanno carico della gestione e dell’organizzazione familiare, sono indispensabili ma invisibili perché “clandestine”.
Moltissime attendono da anni il “pezzo di carta” che permetterà loro di lavorare regolarmente senza aver paura e senza nascondersi e per questo hanno deciso di manifestarsi; lo scorso aprile, novanta lavoratrici sans-papiers appoggiate dalla CGT, sindacato confederato, hanno depositato le domande di regolarizzazione ma per ora nessuna di loro ha ottenuto i ‘papiers’. Le migranti che hanno lavorato in nero per anni hanno in mano il certificato che attesta l’attività in corso e la richiesta del datore di lavoro ma in prefettura l’ostacolo amministrativo si trasforma in incubo di fronte all’obbligo di presentare documenti come la denuncia dei redditi e le buste paga.

Il ministro dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale, Brice Hortefeux,ha intenzione di inserire nel Contratto di Accoglienza e di Integrazione(CAI) “un progetto che mira a favorire l’orientamento delle donne che arrivano nel quadro del ricongiungimento familiare verso un prestatario di servizi alla ricerca di personale”. Significa che saranno create agenzie e imprese di collocamento per le donne di servizio e le badanti senza tener conto della realtà che parla dell’80% di assunzione diretta quando si tratta di impiego familiare. Analogamente a quanto già avviene in Italia con la lotteria dei permessi di soggiorno che diventa una fabbrica di clandestinità, anche il governo francese non intende riconoscere il valore aggiunto che si fonda sulla conoscenza personale e la fiducia, la qualificazione soggettiva che nessun diploma permette di garantire e che rende secondario tutto ciò che le normative prefetturali vorrebbero imporre per sancire quantità e livelli di accesso al lavoro per le migranti ed i migranti. Questo programma risulta incompatibile con le esigenze dei destinatari stessi di questi servizi e mentre alcuni datori di lavoro esigono una regolarizzazione dei loro dipendenti moltissimi altri vivono all’ombra delle politiche sull’immigrazione e finiscono per abbassare ulteriormente o addirittura non versare del tutto le retribuzioni dovute. La maggior parte delle lavoratrici sans-papiers sono arrivate in Francia senza seguire la procedura di ricongiugimento familiale diventata eccessivamente restrittiva, entrano con un visto per motivi turistici, spesso si ritrovano in una dimensione di doppia dipendenza, senza diritti fuori e dentro casa.
La reazione del Ministro dell’immigrazione, il quale interpellato dai sindacati, dall’associazione Cimade e dalla Lega dei diritti umani ha dichiarato di escludere regolarizzazioni di massa e di rifiutare di istituire un osservatorio sul lavoro dei migranti sans-papiers non può che incitare le lavoratrici a nuove azioni di lotta.