Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

La segretaria nazionale di Opera Nomadi contro la schedatura dei bambini Rom.

Comunicato stampa del 01 luglio 2008.

La segretaria nazionale dell’Opera Nomadi Nazionale e presidente dell’Opera Nomadi di Padova si dissocia dal comportamento del Presidente Nazionale e del Lazio, Massimo Converso che interviene nella schedatura dei Rom e dei Sinti di Roma. La proposta presentata dall’Opera Nomadi al Ministro Ferrero ormai due anni fa, non era un censimento/schedatura ma un’indagine conoscitiva qualitativa e quantitativa, mantenendo l’anonimato, dei Rom e dei Sinti presenti nel territorio, per permettere di conoscere soprattutto il numero dei bambini che evadevano l’obbligo scolastico e, in base a questo, poter avviare progetti di integrazione e scolarizzazione. La schedatura e il rilevamento delle impronte digitali su base etnica degli adulti va contro l’art. 3 della Costituzione Italiana e quella dei minori di 18 anni va contro anche la Convenzione Internazionale dei diritti del Fanciullo ratificata dall’Italia nel 1991.

Il rilevamento delle impronte è un atto di violenza e di criminalità istituzionalizzata perpetrata nei confronti degli adulti e bambini che ci riporta al fascismo. Il governo si sta accanendo contro i Rom e i Sinti pretendendo di schedare anche gli stanziali ormai italiani dal 1400. Allarghi allora la schedatura a tutti i bambini gagè perché molti di essi, presenti nel territorio italiano, sono in pericolo e a rischio di devianza (per esempio i figli dei camorristi e i figli dei mafiosi).
Per anni in tutto il territorio italiano, nessun governo (tranne il breve periodo del governo Prodi) si è mai occupato dei piccoli Rom e Sinti, erano bambini invisibili senza nessun diritto soprattutto quello che riguarda la salute e l’istruzione. Ora ci si accanisce contro di loro con misure repressive senza impegnare risorse economiche e finanziarie per progetti di scolarizzazione e per favorire le famiglie ad abitare in condizioni dignitose, ad uscire dai campi nomadi e avere accesso alle risorse, superando la logica assistenziale a cui da sempre sono stati abituati, con sperperi enormi di denaro pubblico, dato anche alle associazioni, da parte delle Amministrazioni locali, per la gestione dei mega ghetti/campi nomadi che non hanno mai permesso e che non permetteranno mai a queste persone un percorso autonomo e che non li aiutano a divenire cittadinanza attiva con i diritti e i doveri che ciò comporta.
Non c’è mai stata la volontà politica di puntare sull’accoglienza di una popolazione che rappresenta lo 0,3 % di quella totale e si preferisce la repressione. Un disegno politico che si ripropone per distogliere la popolazione maggioritaria dal disagio quotidiano provocato da problematiche ben più gravi, facendo diventare i Rom e i Sinti il capro espiatorio del malessere diffuso.

Sappiamo tutti che nessuno nasce con il pregiudizio (viene trasmesso da padre in figlio), alla cui base sta soprattutto la mancanza di conoscenza; non si riduce solo col buon senso ma, se ci fosse la volontà politica, con messaggi istituzionali forti che permettano alla società maggioritaria una conoscenza più approfondita di queste persone. E, sempre se ci fosse la volontà politica, sarebbe necessaria una riconciliazione nazionale che chiuda le ostilità, che avvii processi e iniziative, che permetta che venga riconosciuta la ricchezza derivante dal dialogo e dallo scambio fra i diversi orizzonti culturali per una ridefinizione degli stessi. Ma ciò non avviene e pensiamo non avverrà mai se continua questa politica.

Riguardo i fatti di Verona, ribadiamo, come è già stato da noi dichiarato nell’Audizione presso la Commissione dell’Infanzia della Camera dei Deputati, la condanna contro chiunque sfrutti i deboli: bambini e donne. Chi agisce in questo modo è un delinquente che va perseguito sia esso Rom/Sinto o gagè e i bambini devono essere salvati da situazioni criminali di questo tipo.

Prof.ssa Renata Paolucci
segretario nazionale
Pres Opera Nomadi di Padova