Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Sul dibattito intorno al decreto flussi sollevato dalla Caritas del Veneto

Ma il nodo centrale è quello della regolarizzazione permanente

Hanno fatto scalpore le dichiarazioni della Caritas del Veneto sull’auspicato blocco dell’imminente procedura di assunzione di lavoratori stranieri provenienti dall’estero, il cosiddetto decreto flussi.
Le operazioni di invio, previste per il 31 gennaio 2011, sono in fase di elaborazione, mentre le associazioni di categoria stanno iniziando la raccolta delle istanze senza però poter contare su indicazioni precise da parte del Ministero dell’Interno.

Le dichiarazioni del responsabile della Caritas, Don Pistolato, utilizzate per affermare ovviamente altro rispetto all’intento delle dichiarazioni stesse, ci permettono però di riprendere una discussione vera su quello che sta accadendo.

Intanto chiarendo una questione ormai banale: dire decreto flussi vuol dire solo imparte “ingressi di lavoratori dall’estero” trattandosi di un meccanismo utilizzato in gran parte da migranti già presenti irregolarmente in Italia per regolarizzare la loro posizione. Parte delle quote, è doveroso dirlo, sono destinate a persone effettivamente residenti all’estero, ma spesso proprio perchè non esiste altro modo per ricongiungersi ai fratelli, ai figli maggiorenni, ai genitori (troppe le restrizioni sui ricongiungimenti).

Perchè allora un decreto flussi in questo momento? Perchè da Caserta a Brescia, passando per le centinaia di città che sono state attraversate da mobilitazioni, il nodo della regolarizzazione è stato posto come tema centrale intorno a cui affermare la necessità, non tanto di una sanatoria estemporanea per garantire il permesso di soggionro, ma invece un permanente spazio di regolarizzazione, che parla il linguaggio della dignità per chi un permesso non ha, ma anche dei diritti e della cittadinanza piena per chi pur avendo il permesso è costretto al ricatto ed alla continua compressione dei diritti.

E’ intorno a questa contraddizione che il governo si è visto costretto all’emanazione di un nuovo decreto per le assunzioni dall’estero. Intorno alla necessità di dare uno sfogo ad una camera di compressione che rischia di esplodere accumulando progressivamente irregolarità.
Ovviamente la risposta di questo esecutivo non poteva che essere posticcia, approssimativa, deformante rispetto ad una realtà che rivendicava qualcosa di ben diverso da una sanatoria mascherata da ingresso dall’estero, con quote ristrette, problemi ridicoli e procedure macchinose oltre che paradossali.

E’ in questo scenario però, quello dell’impossibilità di regolarizzarsi, della minaccia della detenzione prima e dell’espulsione poi che il decreto rappresenta una speranza per chi non ha un permesso di soggiorno. Dentro a questo scenario di restrizioni e sordità, che le politiche degli ultimi 15 anni sull’immigrazione hanno evidenziato, la possibilità di accesso ad un permesso di soggiorno rappresenta un varco (anche se illusorio) per molti.

Insomma, la discussione intorno all’opportunità o meno di nuovi ingressi sollevata dalla Caritas di Venezia e ripresa dalla Cgil di Treviso, assolutamente assurda se pensiamo alla finzione rappresentata dal decreto flussi, con distinzioni e “distorsioni” fa emergere ancora una volta la necessità di una regolarizzazione permanente, di una battaglia che metta al centro dell’azione dei movimenti questa istanza come elemento intorno al quale affermare la conquista dei diritti dei migranti (anche quelli con il permesso di soggiorno).

Non un decreto flussi ma un processo di conquista della dignità: è di questo che abbiamo bisogno.

Lo strascico di discussioni sulla guerra tra poveri, sui lavori che ormai accettano anche gli italiani, sulle difficoltà del volontariato di far fronte all’enorme bisogno determinato da una espansione della fascia di povertà nel nostro paese, non può che collocarsi dentro ad una battaglia per affermare vecchi e nuovi diritti.

Non c’è lavoro? Ma la ricchezza esiste. Fare della scarsità il leit motiv della discussione può solo essere utile a chi vuole affermare nuove divisioni.

Qui si tratta di capire come insieme costruire e ricostruire lo spazio perchè i diritti e la dignità (anche di una vita economicamente dignitosa) siano per tutti.

La Caritas: «Basta stranieri si rischia guerra fra poveri»

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Venezia – Comunicato della rete veneziana tuttidirittiumanipertutti sulle polemiche innescate dalle parole di Don Dino Pistolato