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Riammissioni dall’Italia alla Grecia – Dall’Italia 3 migranti al giorno

nel 2013 rimandati nel paese ellenico tre migranti al giorno Medici per i Diritti Umani

MEDU rende noti i dati 2013 e torna a chiedere al Governo italiano il
rispetto dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo e dei minori
non accompagnati.

Roma, 22 aprile 2014 – Medici per i Diritti Umani (MEDU) rende noti i
numeri dei migranti intercettati e riammessi in Grecia dai porti
adriatici italiani nel corso del 2013 (vedi tabella ). Secondo il
Ministero dell’Interno, nel corso dell’anno trascorso sono stati 1.317
i migranti irregolari rintracciati negli scali marittimi di Venezia,
Ancona, Bari e Brindisi (nel 2012 erano stati 1.809) di cui 1.091 sono
stati riconsegnati alla Grecia (1.606 nel 2012), 178 risultavano
minori e 117 hanno fatto richiesta di protezione internazionale. Le
riammissioni dei migranti avvengono in base ad un accordo bilaterale
messo più volte in questione da molte organizzazioni per la tutela dei
diritti umani sia per i suoi contenuti sia per le modalità con cui
viene applicato. La rotta adriatica dei migranti (vedi mappa) rimane
perciò un problema aperto sia per il carico di sofferenza umana e i
rischi concreti per coloro che la affrontano sia per le gravi
questioni riguardanti il rispetto dei diritti fondamentali che pone
all’Italia, alla Grecia e a tutta l’Unione europea (vedi il
video-reportage RIAMMESSI di Zalab).

Proseguono dunque in modo sistematico le riammissioni di migranti
verso la Grecia da parte delle autorità italiane dal momento che
nell’anno appena trascorso l’83 % degli stranieri intercettati ai
valichi di frontiera adriatici è stato rimandato nel paese ellenico.
Come documentato da MEDU nel recente rapporto PORTI INSICURI e da
altre organizzazioni internazionali indipendenti, la maggior parte
delle persone che vengono riammesse avrebbe tutti i requisiti per fare
richiesta d’asilo in Italia provenendo per la gran parte da paesi
sconvolti da drammatici conflitti interni come la Siria,
l’Afghanistan, la Somalia, il Sudan e l’Eritrea. Il respingimento in
Grecia significa, per queste persone, tornare a vivere in condizioni
inumane e degradanti in un paese piegato dalla crisi economica e da
una violenza xenofoba senza precedenti, dove le possibilità di
accoglienza e integrazione per i migranti sono ridotte al minimo e le
tutele per i richiedenti asilo si dimostrano ancora oggi gravemente
carenti.

Nel corso di un’approfondita indagine svolta in Grecia e in Italia nel
corso del 2013, MEDU ha raccolto oltre cento testimonianze dirette di
riammissioni sommarie di adulti e minori stranieri dai porti italiani
alla Grecia (leggi la scheda riassuntiva dei dati ). Nell’85% dei casi
i migranti riammessi hanno riferito di essere stati reimbarcati nel
giro di poche ore sulla stessa nave con cui erano arrivati. In otto
casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato
inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di
richiedere protezione internazionale o comunque di voler rimanere in
Italia per il timore di quanto sarebbe potuto loro accadere in caso di
ritorno. Questo aspetto appare particolarmente sconcertante, se si
pensa che, secondo i dati ufficiali, nel corso di tutto il 2013 appena
il 9% dei migranti intercettati ai valichi di frontiera adriatici ha
potuto fare richiesta di protezione internazionale. Tale dato appare
tra l’altro fortemente differenziato da un porto all’altro – come ad
evidenziare prassi disomogenee tra le varie autorità portuali – tanto
che a Bari i richiedenti asilo sono stati 65 (il 21%) mentre a
Brindisi otto (il 2%) e a Venezia addirittura solo due (l’1%). I casi
di riammissione di minori non accompagnati raccolti dagli operatori di
MEDU sono stati 26, dei quali 16 si sarebbero verificati nei primi
nove mesi del 2013. Solo in quattro casi sono state effettuate le
procedure per l’accertamento dell’età prima che venisse eseguita la
riammissione. In un caso su cinque i migranti hanno affermato di aver
subito qualche tipo di violenza, al momento della riammissione o
durante il viaggio di ritorno.

Sebbene l’Italia abbia il diritto di controllare l’accesso al proprio
territorio, le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare
devono in ogni caso rispettare i diritti fondamentali dei migranti,
dei richiedenti asilo e ovviamente di soggetti particolarmente
vulnerabili come i minori stranieri non accompagnati. Nel caso delle
riammissioni dai porti adriatici, le numerose e approfondite
testimonianze raccolte nel rapporto PORTI INSICURI dimostrano come
l’Italia violi sistematicamente alcuni principi basilari sanciti dal
diritto interno e internazionale quali il divieto di refoulement
diretto e indiretto, il divieto di esporre i migranti al rischio di
trattamenti inumani e degradanti, il divieto di espulsioni collettive.
Sembrano inoltre essere sistematicamente lesi i diritti al ricorso
effettivo, all’informazione, ai servizi di interpretariato e
orientamento legale, a procedure adeguate di accertamento della minore
età.

Sulla base di diciannove testimonianze raccolte da MEDU nel corso
dell’indagine (leggi le testimonianze ), i legali dell’Associazione
Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) hanno potuto presentare un
ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo,
denunciando numerose violazioni del diritto interno ed europeo .

Medici per i Diritti Umani torna a chiedere al Governo italiano la
cessazione immediata delle riammissioni sommarie verso la Grecia e la
garanzia di un reale accesso al territorio nazionale e alla protezione
per i migranti che giungono ai valichi di frontiera adriatici.