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Padova – Le nostre vite contano. In piazza per Oussama Ben Rebha e contro il razzismo istituzionale

Manifestazione sabato 28 gennaio alle 14 con partenza dal piazzale della stazione

Mancano due giorni alla manifestazione che si terrà sabato 28 gennaio a Padova per chiedere «Giustizia e verità per Oussama Ben Rebha e per tutte le vittime del razzismo istituzionale», un corteo promosso dai familiari del ragazzo morto nel fiume Brenta e dal Coordinamento Antirazzista italiano. L’appuntamento è alle 14 al piazzale della stazione FS e l’obiettivo dichiarato della giornata è stato ribadito questa mattina durante la conferenza stampa che si è svolta simbolicamente proprio lungo l’argine del fiume.

«Vogliamo rompere il muro di silenzio e sostenere la famiglia di Oussama Ben Rebha» hanno spiegato Mariam Rechchad e Mackda Ghebremariam Tesfaù, attiviste del Coordinamento Antirazzista italiano, un’esperienza nata questa estate da soggetti razzializzati a seguito dell’omicidio di Alika Ogochukwu per far emergere nel dibattito nazionale le voci e le rivendicazioni delle persone che subiscono razzismo strutturale e quotidiano. «Vogliamo riprenderci le nostre strade per indicare quel razzismo istituzionale che uccide ogni giorno in molti modi, anche sottili e meno conosciuti».

«Il crescente clima di razzismo non ci può lasciare indifferenti – sottolinea il CAI nel comunicato stampa distribuito ai giornalisti presenti -. Il caso di Oussama cittadino tunisino sprovvisto di titolo di soggiorno, morto annegato nel Brenta in seguito ad un inseguimento da parte delle forze dell’ordine, ci racconta di un Paese dove l’ingiustizia, la marginalità sociale e il razzismo istituzionale producono morte. La stessa che ha trovato a 27 anni Issaka Coulibaly, richiedente asilo a cui è stato negato il permesso di soggiorno, morto di freddo in un edificio abbandonato a Milano. La stessa sorte toccata anche a Queen, cittadina del Ghana, e Ibrahim, cittadino del Gambia, entrambi di 32 anni, morti mentre cercavano di scaldarsi con un braciere all’interno di una baracca nel ghetto di Borgo Mezzanone, dove attualmente vivono segregate più di 1.500 persone nelle stesse condizioni».

Il tema di fondo è la condizione di discriminazione che «abbiamo visto anche davanti gli uffici immigrazione di Milano quando, lunedì 23 gennaio, la polizia in assetto antisommossa ha ricorso all’utilizzo di lacrimogeni per disperdere i richiedenti asilo in fila dalla notte precedente, moltissimi dei quali dormono per strada». Non si può chiudere gli occhi neppure «davanti ai 26 tentativi di suicidio avvenuti tra ottobre e novembre, nel Cpr di Torino, una galera dove si sconta una pena afflittiva per il proprio status giuridico. In una di queste carceri amministrative sarebbe dovuto finire anche Oussama Ben Rebha, che è stato rincorso e braccato come un animale dalla polizia».

Alla manifestazione hanno aderito anche numerose realtà nazionali1 e territoriali che quotidianamente nel Nord-Est svolgono un lavoro di cooperazione sociale, solidarietà e battaglia sull’allargamento dei diritti, tra cui Open Your Borders di Padova, l’Assemblea Antirazzista di Trento, Caminantes Odv di Treviso, il Collettivo Rotte Balcaniche Alto-Vicentino: «Nella nostra attività – hanno scritto – siamo costantemente in contatto con persone migranti e con background migratorio che ci testimoniano quanto sia violenta e discriminatoria la pratica di profilazione razziale operata dalle forze di polizia nei loro confronti. Sappiamo bene che il regime di frontiera non si materializza solo sui confini esterni dell’Unione europea o tra gli Stati membri, ma che questo sistema di controllo è ben presente all’interno di ogni città, anche nelle nostre. Gli obiettivi non sono poi così differenti: identificare, disciplinare e gerarchizzare. Oppure rinchiudere in qualche lager detentivo, e nel momento in cui non si è più funzionali al profitto privato, nemmeno a quello della detenzione amministrativa, provare ad espellere. Quanto successo a Oussama non è quindi una fatalità ma la conseguenza di politiche razziste e securitarie che in questi anni sono state alimentate indistintamente dai governi di qualsiasi colore politico».

Ha aderito anche l’ADL Cobas che pone l’accento sugli effetti concreti del razzismo istituzionale e del ricatto del permesso di soggiorno legato al lavoro sulla vita delle persone, una violenza che produce clandestinità e lavoro iper-sfruttato: «Solo a Padova i tempi per il rilascio del permesso di soggiorno vanno dai 6 a 8 mesi, i richiedenti asilo che si presentano in Questura per fare domanda sono costretti ad aspettare anche 9 mesi soltanto per formalizzare la richiesta, e devono attendere oltre un anno per ottenere il permesso di soggiorno».

«Come pensano le istituzioni sia possibile nel frattempo per queste famiglie sopravvivere? Quali sono le opzioni che hanno per guadagnarsi la vita? Dove vanno ad abitare? Chi affitta loro una casa? Dove vanno se hanno bisogno di cure mediche?» domanda il sindacato di base che ricorda la tragica morte di Tshret Secu, un lavoratore investito da un’auto mentre stava rincasando alle 4 di mattina in bicicletta dopo il turno al magazzino di Aspiag/Despar di Monselice.

«Anche Secu – conclude l’ADL – ha dovuto accettare qualsiasi condizione di lavoro, dovendosi spostare in bici a qualsiasi ora del giorno o della notte e con qualsiasi condizioni climatica, per poter avere un permesso di soggiorno. La violenza non è l’eccezione, ma la regola, quando in questione ci sono le vite dei migranti e delle migranti. Violenza è impedire una vita degna. Violenza è obbligare alle code infinite in Questura senza risposta. Violenza è non affittare le case agli stranieri. Violenza è costringere all’invisibilità sociale e politica».

L’appello

  1. Elenco completo: Spazio Catai Padova, Non Una Di Meno – Padova, Open Your Borders Padova, Potere Al Popolo, Adl Cobas, Movimento Migranti e Rifugiati Napoli, Cantiere Milano, Spazio Di Mutuo Soccorso Milano, Laboratorio Autogestito Paratod@S, La Casa Del Mondo – Adjebadia, Arbegnouc Urban, Sinistra Progetto Comune, Il Grande Colibrì, Love My Way, Inmenteltaca Aps, Questa è Roma, Ex Opg Je So Pazzo – Napoli, Collettivo Rotte Balcaniche Altovicentino, Non Una Di Meno – Reggio Emilia, Associazione Nosotras Onlus di Firenze, Assemblea Antirazzista Trento, Casa Dei Diritti Dei Popoli – Toscana, Movimentiamoci Vicenza, Casa dei Diritti dei Popoli – Firenze, Collettivo Ujamaa Torino, Rete 21 Marzo, Giovani Palestinesi, Rifondazione Comunista Padova, Black Lives Matter Bergamo, Asd Quadrato Meticcio Padova, Forlì Città Aperta, Non Una Di Meno Venezia, Mediterranea Saving Humans, Caminantes Odv – Treviso (in aggiornamento)

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